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La Salernitana rovina la festa al Napoli: è stata la mano di Dia

La Salernitana con un gol di Dia nel finale della partita, che pareggia quello messo a segno da Olivera al 17' della ripresa, beffa il Napoli e costringe a rinviare, almeno di quattro giorni, i festeggiamenti scudetto che erano stati preparati dall'intera città e dalla squadra.

Il Corriere Redazione

30 Aprile 2023 - 20:54

La Salernitana rovina la festa al Napoli: è stata la mano di Dia

Lo scudetto che a cinque minuti dalla fine era già cucito sul petto degli azzurri resta lì a un passo, e con ogni probabilità verrà matematicamente aggiudicato giovedì in occasione della trasferta infrasettimanale di Udine, ma per i tifosi - pronti a fare le ore piccole in città per una notte di festa - il pari di oggi ha un sapore amaro. Non mancano gli sfottò sui social: il più virale il meme con il titolo "E' stata la mano di Dia", ha il sapore della beffa per il tifoso cineasta Paolo Sorrentino.

La festa appena cominciata è già finita. Anzi, rimandata. La Salernitana con un gol di Dia nel finale della partita, che pareggia quello messo a segno da Olivera al 17' della ripresa, beffa il Napoli e costringe a rinviare, almeno di quattro giorni, i festeggiamenti scudetto che erano stati preparati dall'intera città e dalla squadra. Per il Napoli ora la conquista del titolo potrà avvenire giovedì quando la squadra di Spalletti sarà impegnata a Udine. La festa, preannunciata e organizzata con largo anticipo, sembra essere diventata reale al 17' della ripresa. Olivera salta al centro dell'area di rigore e devia di testa in rete un traversone dalla bandierina di Raspadori. Il Napoli, grazie anche alla sconfitta della Lazio con l'Inter, si cuce in quel momento lo scudetto tricolore sulla maglia. Ma nel calcio non c'è mai nulla di scontato. Paulo Sousa, che fino a quel momento aveva impostato una partita esclusivamente di contenimento, fa gli opportuni cambi e decide di giocarsela a viso aperto. Al 39' Dia si libera sul lato sinistro del fronte d'attacco e con un tiro ad effetto manda il pallone in fondo alla rete, per l'1-1 che sarà poi definitiva. Sul 'Maradona', già pronto per far partire i festeggiamenti che erano stati organizzati all'interno dello stadio prima di sfociare nelle strade della città, cala il gelo. Il tempo rimanente non basta al Napoli per riacciuffare il successo. La parrtita si conclude con un pareggio che rinvia l'appuntamento con il tricolore per gli azzurri e allontana la Salernitana dalla zona retrocessione. La partita è vissuta tutta nell'attesa di un gol che tarda ad arrivare non tanto per demerito del Napoli, quanto per l'atteggiamento tattico della Salernitana. I granata hanno bisogno almeno di un punto che sarebbe fondamentale in chiave salvezza e Paulo Sousa non fa complimenti. Schiera infatti la squadra con un 5-4-1 che nei momenti di pressione più intensa da parte del Napoli si trasforma in un 6-3-1 perchè Coulibaly, il calciatore fisicamente più attrezzato della Salernitana, retrocede di qualche metro fino ad allinearsi ai tre centrali difensivi. In queste condizioni tattiche il Napoli non trova spazi e per quanto faccia pazientemente girare il pallone da una parte all'altra del campo, sperando di trovare tempi e modi per una imbucata risolutiva, i pericoli per la porta di Ochoa arrivano nella prima frazione di gioco soltanto con una conclusione di testa di Osimhen e da un tiro dalla distanza di Anguissa. L'attaccante nigeriano è troppo isolato in mezzo a un nugolo di avversari, mentre Kvaraskhelia viene sistematicamente chiuso da Mazzocchi e Daniliuc in una morsa ferrea, con Pirola e Bradaric che sul lato opposto riservano lo stesso trattamento a Lozano. Nella ripresa non cambia il tema tattico. Il gol per il Napoli sembra poter arrivare solo con una conclusione dalla distanza o da un'azione da calcio da fermo. E infatti è proprio da calcio d'angolo che parte la parabola che Olivera devia in rete. Poi c'è la reazione della Salernitana e il gol di Dia che gela lo stadio e rimanda di qualche giorno la festa del Napoli e della città.

LA MANO DI DIA

Le 16 e 39 di una domenica di festa annunciata. Trombette e fuochi d'artificio tacciono di colpo e tutta Napoli, dal Maradona alle periferie, si zittisce in un silenzio irreale per qualche minuto. E' l'ora in cui Boulaye Dia, con un sinistro a giro di rara precisione, ha appena messo nel sacco il pallone dell'1-1 della Salernitana che trasforma la festa annunciata in una delusione collettiva. Lo scudetto che a cinque minuti dalla fine era già cucito sul petto degli azzurri resta lì a un passo, e con ogni probabilità verrà matematicamente aggiudicato giovedì in occasione della trasferta infrasettimanale di Udine, ma per i tifosi - pronti a fare le ore piccole in città per una notte di festa - il pari di oggi ha un sapore amaro. La delusione per l'urlo strozzato in gola c'è e si avverte forte non solo allo stadio ma anche per le strade e nelle case, dove in tanti si sono riuniti per vedere assieme la partita. Niente festa tra le proprie mura: per celebrare il terzo scudetto della sua storia, i tifosi del Napoli dovranno attendere Udine e per molti non è la stessa cosa. E pensare che il coro Napoli campione - come testimonia un video riproposto da Corriere Tv - era stato intonato finanche nel corso di una funzione religiosa tenutasi in mattinata nella chiesa di San Vitale, poco lontano dallo stadio, sotto la direzione del parroco. E invece, ammainate le bandiere, in tanti hanno imboccato la via di casa rinunciando agli iniziali programmi di festa. Delusione anche tra i tanti turisti che avevano scelto questo week end e il ponte del primo maggio per fare visita al capoluogo partenopeo e godersi così lo spettacolo del trionfo rovinato quando il finale all'insegna dell'happy end sembrava già scritto. Musi lunghi e qualche recriminazione nei discorsi che si fanno tra chi transita sul lungomare di via Caracciolo. "Abbiamo fatto tanto per gufare la Lazio - sbotta un giovane - e poi non siamo capaci di battere la Salernitana". Eppure c'è chi, in omaggio al proverbiale buonumore partenopeo, non perde l'ironia neanche oggi: "Ho vissuto i primi due scudetti del Napoli - spiega Vincenzo Re, un veterano del tifo azzurro originario della Torretta - e mai avrei immaginato di essere ancora vivo per vederne un terzo. Ecco perché l'amarezza c'è ma sono contento lo stesso. L'appuntamento è solo rinviato, basta un punto a Udine. E pazienza per le sei batterie di fuochi artificiali che avevo allestito per illuminare a festa la Riviera di Chiaia. Brilleranno giovedì. Forza Napoli". Fuochi a cui qualcuno non ha voluto rinunciare. Come quei tifosi reduci dallo stadio che hanno fatto esplodere alcuni petardi a piazza Sannazaro, all'uscita della Galleria Laziale all'interno della quale sono stati accesi anche alcuni fumogeni rendendo irrespirabile l'aria. Delusione anche a piazza Plebiscito dove in migliaia si erano radunati sin dalla mattina per festeggiare lo scudetto. Ore di cori, di festa, di bandiere sventolate (con qualche malumore per la mancata installazione di un maxischermo), poi la doccia gelata del pareggio e la conseguente delusione. In serata c'erano ancora 3/400 persone a sventolare le loro bandiere malgrado la beffa. Festa rinviata anche per la console Usa Tracy Roberts Pounds ritratta con la maglia degli azzurri a srotolare personalmente la coreografia che ha ricoperto il quartier generale statunitense di piazza della Repubblica. Da rivedere al volo anche la speciale organizzazione preparata per garantire la festa in sicurezza, con l'impiego di oltre 2000 agenti per contenere un flusso di persone valutato in svariate centinaia di migliaia. Non mancano gli sfottò sui social: il più virale il meme con il titolo "E' stata la mano di Dia", ha il sapore della beffa per il tifoso cineasta Paolo Sorrentino. (ANSA). 

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