Le dichiarazioni del premier

Serie A, Conte frena: l'Italia deve aspettare. La Germania torna in campo

Il ritorno in campo, con sei partite, della Bundesliga dopo lo stop forzato per l'emergenza coronavirus è di certo un segnale confortante per le altre leghe europee ancora impegnate nella costruzione dello scenario per la ripartenza.

Attilio Celeghini, Torino

16 Maggio 2020 - 21:37

Serie A, Conte frena: l'Italia deve aspettare. La Germania torna in campo

La parola d'ordine resta prudenza, come ha suggerito il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa a Palazzo Chigi: "Il ministro Spadafora è molto responsabile, come tutto il governo. Bisogna che si realizzino le condizioni della ripresa del campionato, ma non solo di calcio. Bisogna che ci siano condizioni di massima sicurezza. Per avere una data bisogna avere qualche garanzia in più che in questo momento non c'è".

La Germania c'è. L'Italia deve ancora aspettare. Il ritorno in campo, con sei partite, della Bundesliga dopo lo stop forzato per l'emergenza coronavirus è di certo un segnale confortante per le altre leghe europee ancora impegnate nella costruzione dello scenario per la ripartenza. Un'aria di ottimismo si continua a respirare intorno alla Serie A, che si avvicina a piccoli e timidi passi al traguardo della sospirata fase 2. Ma i dubbi permangono e ritardano l'accordo decisivo. La parola d'ordine resta prudenza, come ha suggerito il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa a Palazzo Chigi: "Il ministro Spadafora è molto responsabile, come tutto il governo. Bisogna che si realizzino le condizioni della ripresa del campionato, ma non solo di calcio. Bisogna che ci siano condizioni di massima sicurezza. Per avere una data bisogna avere qualche garanzia in più che in questo momento non c'è". Ieri dalle parole di Spadafora era arrivato un cauto segnale di apertura da parte del governo: "Vediamo con l'evoluzione che ci sarà nei prossimi dieci giorni quando dal 18 ci sarà la vera riapertura. Se la curva del contagio lo consente massima disponibilità a rivedere la norma sulla quarantena (di squadra, ndr). No all'ostruzionismo". Come ormai è noto, tutto ruota intorno al famigerato protocollo e ai non pochi nodi da sciogliere che non convincono club e calciatori. I principali riguardano la quarantena di squadra in caso di positività di un giocatore e il ritiro precampionato in strutture isolate, visto che per motivi logistici non tutti i club sono attrezzati. E, aspetto non meno secondario, il tema della responsabilità dei medici sociali. Tanta carne al fuoco e il serio rischio che il filo del dialogo possa spezzarsi al primo refolo di vento. Resta comunque fiducioso Umberto Calcagno, numero due dell'Assocalciatori: "Ci sono ancora dei nodi da sciogliere, ma mi pare che le dichiarazioni del ministro e quelle del presidente Figc Gravina lascino spiraglio per una soluzione", ha detto ai microfoni di Radio Rai1. Sulla questione della quarantena "ci aspettiamo delle risposte da parte delle autorità ministeriali, va trovata una soluzione e credo che tutti si stiano impegnando in questo senso", ha proseguito. "Ci sono responsabilità tecniche e responsabilità politiche. Ci siamo sempre affidati alle indicazioni del Comitato Scientifico perché è giusto seguire le direttive di chi ci sta sopra. Da parte nostra abbiamo l'obbligo di farci trovare pronti: oggi - ha sottolineato Calcagno - il nostro mondo ha ritrovato compattezza nella volontà di ripartire, dobbiamo trovare insieme le soluzioni adeguate sperando che la curva epidemiologica migliori e che i protocolli possano essere diversi tra due settimane. Dobbiamo assumerci qualche responsabilità e vedere cosa succede fra 15 giorni". E' ottimista, sulla possibilità che la prossima settimana si possa arrivare al protocollo definitivo, Francesco Braconaro, della commissione medica della Figc, parlando ai microfoni di Radio Punto Nuovo: "C'è la volontà di tutti, anche del ministro che ha fatto delle aperture. E' chiaro che va cauto, la sua imposizione lo impone. Alla luce di ciò che sta accadendo nel Paese, con questa curva epidemiologica, i dati sono buoni. Questo non vuol dire mollare, non è finito nulla, dobbiamo stare attenti". Per Braconaro, "i medici hanno mostrato disappunto non perché non volessero responsabilità, ma perché non vogliono accollarsi responsabilità su un fenomeno sconosciuto e grosso come questo. D'altro canto - ha aggiunto - dal momento in cui saranno determinate delle linee guida, saranno seguite quelle". Sono, comunque, giorni decisivi per il possibile semaforo verde: "C'è un tavolo aperto di lavoro - ha dichiarato ancora - perché ci confrontiamo con il Cts e cerchiamo di ottimizzare quello che potrebbe essere il comportamento di fronte ad un giocatore positivo, che tuteli il gruppo squadra, ma che non determini di nuovo la chiusura del campionato". E proprio sul tema caldo della quarantena, l'auspicio di Braconaro è quello di arrivare a una forma "ridotta, con controlli diagnostici e sierologici più diffusi all'interno del gruppo. Una soluzione si trova. Una quarantena di 15 giorni, con una partita ogni 3 giorni, un gruppo di tante persone. La probabilità che ci sia un positivo asintomatico è alta", ha sottolineato. "Dobbiamo essere pronti a mettere in atto tutto ciò che si può fare per ridurre il contagio e trovare insieme una soluzione. In questo modo avremo tutti delle idee chiare e delle linee guida da seguire". Chi tifa, ovviamente, per la ripartenza è il presidente dell'Uefa, Aleksander Ceferin che ha chiarito sull'irritazione mostrata dall'organo di governo del calcio europeo nei confronti dell'Italia e il rischio che le incertezze della Serie A condizionino lo sviluppo delle coppe. "Assoluta priorità alla salute pubblica, ci mancherebbe, ma come tutti gli altri settori anche noi abbiamo il dovere di ripartire rispettando gli impegni ci siamo assunti", ha dichiarato in un'intervista al 'Corriere dello Sport'. "Le competizioni nazionali e quelle europee sono fisiologicamente collegate e noi vogliamo in Europa club che abbiano vinto i campionati e le coppe nazionali, qualificandosi sulla base dei risultati. È l'essenza dello sport, non solo del calcio". Quindi un avviso ai litiganti: "Io non ho alcuna competenza in materia, ma vedo che in alcuni Paesi, come la Germania, le soluzioni adottate sono più mirate e funzionali al prosieguo dell'attività, non alla sua improvvisa interruzione". 

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