L'esordio di campionato

Niente emozioni tra Genoa e Lecce: finisce 0 a 0

C’è un pareggio che racconta più degli episodi, uno 0-0 che somiglia a una fotografia sgranata di fine agosto: contorni ancora da mettere a fuoco, gambe che girano a regime alternato, idee buone ma ancora da rifinire.

Il Corriere Redazione

23 Agosto 2025 - 21:55

genoa-lecce, pari a reti bianche: il ferraris applaude la memoria, le difese chiudono la saracinesca

Davanti a oltre 32mila spettatori, Genoa e Lecce si dividono la posta senza graffiare. Pochi sussulti, molte letture tattiche, un dato che pesa: quasi nulla nello specchio.

C’è un pareggio che racconta più degli episodi, uno 0-0 che somiglia a una fotografia sgranata di fine agosto: contorni ancora da mettere a fuoco, gambe che girano a regime alternato, idee buone ma ancora da rifinire. È la prima di campionato al Ferraris, davanti a oltre 32mila spettatori, e Genoa e Lecce si dividono la posta senza graffiare. Pochi sussulti, molte letture tattiche, un dato che pesa: quasi nulla nello specchio. È questa la storia di una sera che ha unito memoria e pragmatismo, applausi e sbadigli. Era lecito chiedersi: chi romperà per primo l’equilibrio? La risposta, dopo 90 minuti, è rimasta sospesa nell’aria di Genova.

UN AVVIO COL FRENO A MANO TIRATO
Il match imbocca presto una direzione chiara: aggressività controllata, linee corte, densità centrale. Il Lecce pigia sull’acceleratore in avvio, cercando subito la porta con Tete Morente: la sua conclusione, sporcata da Vasquez, finisce in angolo. È un segnale. Il Genoa inizialmente subisce, fatica a uscire pulito, poi cresce nel palleggio senza però trasformare il possesso in pericolo concreto. Un canovaccio prudente, come nelle partite in cui gli allenatori cercano prima di tutto di non scoprirsi.

# LA MEMORIA PRIMA DEL FISCHIO
Prima della tattica, la commozione. Il Ferraris ha ricordato Sidio Corradi, ex attaccante degli anni ’70 scomparso nella notte: minuto di silenzio intenso, punteggiato da un applauso che ha abbracciato la sua storia. Poi l’omaggio dell’ad della Lega Calcio, De Siervo, alla nipote di Luigi Ferraris: proprio il 23 agosto 1915 il giocatore del Genoa cadde in missione durante la prima guerra mondiale. Alla nipote Laura, in tribuna, una maglia celebrativa. La memoria come bussola: prima del risultato, l’identità.

# LE SCELTE INIZIALI E L’INERZIA DEL PRIMO TEMPO
Vieira conferma l’undici visto in Coppa Italia, con Colombo a fare la prima punta di riferimento. Dall’altra parte, Di Francesco risponde con Camarda titolare nel tridente insieme a Morente e Banda: un fronte d’attacco leggero, dinamico, con la richiesta implicita di aggredire gli spazi a campo aperto. La gara, però, resta incanalata in una prudenza quasi metodica. Al 18’ la prima traiettoria davvero interessante del Genoa: Stanciu vede il corridoio, apre d’esterno e libera Martin sulla corsia opposta. Uscita bassa di Falcone, perfetta nei tempi, a sventare. È il portiere giallorosso a mettere la firma sulla solidità ospite. Intanto Vieira rimescola le carte sulla trequarti: accentra Gronbaek, sposta Stanciu a sinistra e lascia a Carboni l’ampiezza a destra. Micro-aggiustamenti che danno più linee di passaggio tra le linee, senza però sfondare la diga salentina.

## IL COPIONE TATTICO: AGGRESSIVITÀ SALENTINA E CORREZIONI ROSSOBLÙ
Il Lecce accumula calci d’angolo ma non li converte in occasioni pulite. Quello che manca è la qualità dell’ultimo passaggio e il riempimento dell’area: Gallo affonda bene in contropiede al 34’, arriva sul fondo e crossa, ma nessuno è pronto all’appuntamento. L’equilibrio resta inchiodato finché, al 42’, il Genoa confeziona la più nitida palla-gol della prima frazione: Gronbaek si libera di due avversari con un’accelerazione in verticale, serve in area Frendrup che di prima appoggia a rimorchio per Carboni. L’argentino apre il piatto verso il palo lontano, ma Falcone si allunga e devia in angolo. Parata da manuale, gesto tecnico e lettura.

### IL FOTOGRAMMA AL 42’: LA MANO DI FALCONE
Un’uscita a coprire il lato cieco, tempo d’intervento e spinta di gambe: Falcone tiene lo 0-0 con una giocata da portiere “che porta punti”. È il dettaglio che, a fine serata, fa la differenza tra un punto e zero.

# RIPRESA PIATTA, CAMBI E UNICO SUSSULTO
Si riparte con le stesse formazioni e, soprattutto, con lo stesso copione. Il ritmo sale a strappi, il pallone viaggia orizzontalmente più che in verticale. Di Francesco prova a cambiare l’inerzia con la girandola di cambi: Sottil e Dramé per rivitalizzare corsie e uno contro uno. Ma l’effetto è relativo. Nel Genoa, più avanti, tocca a Messias, Ekhator, Ellertsson e Vitinha: innesti pensati per aumentare fantasia e profondità, ma la partita resta vischiosa, bloccata.

## FALCONE SENTINELLA, MARTIN IN ACCELERAZIONE
Al 19’ della ripresa, il sussulto che sveglia il Ferraris: Martin sgasa sulla sinistra, strappa il raddoppio, entra in area e sceglie la soluzione diretta. Ancora Falcone, con mani forti, devia in angolo. È l’unica vera fiammata di un secondo tempo in cui le difese hanno letto in anticipo quasi tutto. Poco dopo, dalla Nord volano due fumogeni mentre il gioco è fermo: entra in scena il pragmatismo dei Vigili del fuoco, breve stop e si riparte. Paradossalmente, è una delle emozioni più nette della serata.

# NUMERI, DETTAGLI E CIÒ CHE RESTA
Le cifre, talvolta, raccontano più delle sensazioni: lo 0-0 è sostenuto da statistiche eloquenti. Il Lecce chiude con zero tiri in porta, il Genoa con due conclusioni nello specchio. Dato asciutto, ma rivelatore. Significa che le linee difensive hanno funzionato, che la riaggressione dopo palla persa è stata tempestiva e che le squadre hanno spesso preferito consolidare il possesso anziché prendersi il rischio della giocata verticale. In altre parole: le difese hanno dettato il ritmo, gli attacchi hanno accettato il compromesso.

## IL BILANCIO DEI SINGOLI: GENEROSITÀ E QUALCHE LAMPO
- Falcone: decisivo nelle due occasioni chiave, gestione dell’area impeccabile. - Martin: strappi e profondità, l’unico a rompere la monotonia con una progressione da esterno puro. - Gronbaek: il più ispirato tra le linee, capace di crearsi il varco e accendere la giocata al 42’. - Stanciu: piedi buoni e visione, alterna l’inventiva in apertura alla necessità di aiutare la costruzione. - Carboni: timing e scelta di tiro corretti sull’azione più limpida, trova però sulla sua strada un Falcone in serata. - Frendrup: lavoro oscuro, tempi di pressione e pulizia nel breve. Sul fronte Lecce, dinamismo del tridente iniziale con Camarda, Morente e Banda, ma poca concretezza in area. Gallo spinge quando può, manca il famoso “terzo uomo” al momento della rifinitura.

# LE CHIAVI INVISIBILI: PERCHÉ NON SI È SBLOCCATA
Il centro del campo è stato la zona di verità. Vieira, accentando Gronbaek e spostando Stanciu a sinistra, ha provato a disordinare le marcature preventive di Di Francesco, senza però ottenere linee di passaggio lineari alle spalle della prima pressione. Il Lecce, dal canto suo, ha portato tanti uomini in zona palla nei primi 20 minuti, vincendo qualche duello e guadagnando corner; poi l’intensità è calata, e senza precisione sulle palle inattive lo spartito si è appiattito. Quando mancano i tempi di riempimento dell’area, il pallone finisce a scorrere orizzontale come una corrente che non trova lo sfogo a valle.

# FUTURO PROSSIMO: AGGIUSTARE MIRA E TEMPI DI GIOCO
Per il Genoa, la traccia è chiara: la squadra sa salire in blocco, pulisce linee di passaggio e trova ampiezza con Martin, ma deve aumentare volume e qualità delle conclusioni. Dentro l’area serve un attimo di coraggio in più, la scelta che sposta il baricentro dall’estetica alla sostanza. Per il Lecce, utile la conferma di una fase difensiva compatta e di un portiere già in forma. L’asticella si muove su due assi: palla inattiva e rifinitura in transizione. Con quelle coordinate, lo 0-0 di Genova può diventare un mattone su cui costruire.

## PUBBLICO, SIMBOLI E IDENTITÀ
Oltre 32mila presenze al Ferraris non sono un dettaglio, ma un indizio di quanto la piazza senta la squadra. La Gradinata Nord colora, canta, si ferma quando serve – come per i fumogeni – e poi riparte, perché la partita è anche rito collettivo. La memoria di Sidio Corradi e l’omaggio a Luigi Ferraris, nel giorno in cui cadeva l’anniversario del 23 agosto 1915, tengono insieme la storia e il presente. La partita non sarà passata agli annali per le emozioni, ma ha ricordato a tutti una verità semplice: il calcio è un patrimonio di comunità prima ancora che un risultato.

## LA DOMANDA CHE RESTA
Chi romperà per primo il guscio dell’inerzia nelle prossime settimane? A volte basta un dettaglio: un inserimento coi tempi giusti, una palla inattiva disegnata al millimetro, una parata che diventa assist alla fiducia. Intanto lo 0-0 di Genova resta lì, appeso tra robustezza difensiva e occasioni mancate, come un punto di partenza da cui entrambi – Genoa e Lecce – possono provare a rallentare la trama e accelerare nel momento che conta.

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