Il caso politico
12 Agosto 2024 - 22:18
Negli ultimi giorni, è emersa l'ipotesi di prorogare le concessioni fino al 31 dicembre 2027 nelle Regioni in cui le spiagge libere sono inferiori al 25%, e fino al 31 dicembre 2029 in quelle in cui la quota è superiore al 25%. Questa proposta potrebbe rappresentare un compromesso tra le esigenze dei balneari e le richieste dell'Antitrust, ma resta da vedere se sarà accettata da tutte le parti coinvolte.
L'Antitrust torna a farsi sentire con forza contro le proroghe delle concessioni balneari, un tema che da anni agita le acque della politica italiana. In pieno agosto, a tre giorni dal primo sciopero degli ombrelloni, l'Autorità ha lanciato un richiamo deciso rivolto all'Anci e alla Conferenza Stato-Regioni, con l'obiettivo di porre fine alle violazioni della concorrenza e agli effetti distorsivi dei rinnovi automatici. Ma cosa c'è dietro questa battaglia che vede coinvolti governo, enti locali e associazioni dei balneari?
UN RICHIAMO FORTE E CHIARO
L'Antitrust non è nuova a interventi su questo fronte. Già in passato aveva espresso pareri motivati ai singoli Comuni e si era rivolta direttamente al Parlamento. Ora, però, il tono è cambiato: l'Autorità chiede con urgenza l'avvio delle procedure di gara per assegnare i nuovi bandi entro la fine dell'anno. La risorsa demaniale, ovvero le spiagge libere, è scarsa, e in alcuni casi addirittura inesistente per i nuovi potenziali entranti nel mercato. Questo è uno dei punti fermi su cui si basa l'Antitrust, supportato anche dalle conclusioni del Consiglio di Stato.
LA DIRETTIVA BOLKESTEIN E LA LEGGE ITALIANA
Un altro nodo cruciale è il conflitto tra la normativa europea e quella nazionale. La direttiva Bolkestein, che impone la liberalizzazione dei servizi, deve prevalere sulle norme del decreto Milleproroghe, che hanno disposto la proroga delle concessioni fino alla fine del 2024, e in casi eccezionali al 2025. Ma cosa si intende per "casi eccezionali"? Secondo l'Antitrust, le motivazioni addotte dagli enti locali per giustificare le proroghe sono spesso infondate. La legge italiana prevede che la proroga sia possibile solo in circostanze specifiche che impediscono la conclusione della procedura selettiva. Tuttavia, in nessuno dei casi esaminati dall'Autorità, le amministrazioni concedenti avevano avviato una procedura selettiva.
LE POSIZIONI DEI SINDACATI DEI BALNEARI
Non tutti sono d'accordo con l'Antitrust. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, sostiene che l'Autorità fa riferimento a una proroga automatica generalizzata, che è chiaramente improponibile. Capacchione si dice favorevole a una proroga differenziata e ritiene che il governo stia andando proprio in questa direzione. Anche Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, critica l'Antitrust, accusandola di adottare "due pesi e due misure" e chiedendo un dialogo con la Commissione Ue per ottenere una riforma che manca da 15 anni.
LE IPOTESI SUL TAVOLO
Negli ultimi giorni, è emersa l'ipotesi di prorogare le concessioni fino al 31 dicembre 2027 nelle Regioni in cui le spiagge libere sono inferiori al 25%, e fino al 31 dicembre 2029 in quelle in cui la quota è superiore al 25%. Questa proposta potrebbe rappresentare un compromesso tra le esigenze dei balneari e le richieste dell'Antitrust, ma resta da vedere se sarà accettata da tutte le parti coinvolte.
UN FUTURO INCERTO
La questione delle concessioni balneari è un nodo complesso che richiede soluzioni equilibrate e condivise. Da un lato, c'è la necessità di rispettare la normativa europea e garantire la concorrenza; dall'altro, ci sono le legittime preoccupazioni dei balneari, che chiedono certezze per il loro futuro. Il governo è chiamato a trovare un compromesso che tenga conto di entrambe le esigenze, ma il tempo stringe e le pressioni sono forti. Riuscirà l'Italia a risolvere questo annoso problema senza incorrere in ulteriori procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea? La partita è ancora aperta, e il futuro delle nostre spiagge dipende dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi.
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