Tra fiction e realtà

70 anni fa l'addio a Evita, il mito temuto oltre la morte che diventa il fulcro di una serie tv

Settant'anni fa moriva la giovane Eva Perón, "Evita" per gli argentini, conosciuta come la "portabandiera degli umili" e diventata un incubo per i militari golpisti che tre anni dopo la sua morte profanarono il suo corpo non facendola riposare in pace: ne parla nel suo romanzo metà realtà e metà fiction lo scrittore Tomas Eloy Martinez, da cui è stata tratta la serie che andrà in onda in tv dal 26 Luglio

Rita Blasotta

25 Luglio 2022 - 23:03

Eva Perón

La nuova serie in onda su Disney+

Aveva solo trentatré anni quando l'attrice Evita morì di cancro. La meravigliosa bellezza che portava con sé fu imbalsamata per poi essere violentemente profanata tramite un'operazione segreta condotta da Carlos Moore Koenig dopo il colpo di stato al governo di Peron: da qui ne consegue "La maledizione di Evita" che perseguita i golpisti. La serie tratta dal romanzo che porta alla luce il mito è girata a Buenos Aires e sarà disponibile su Disney Plus 

La storia su cui si basa la nuova serie di Disney+, a sua volta tratta dal romanzo di Tomas Eloy Martinez, è quella di "Evita", ovvero Eva Perón. Dopo essere morta di cancro il 26 Luglio 1952 all'età di 33 anni, il presidente Juan Domingo Jean dispose di fare l'impossibile per conservare la bellezza che caratterizzava la donna, ex attrice tanto amata dalla gente e in particolare dalla fascia operaia che lei chiamava "descamisados". Fu il medico spagnolo Pedro Ara Sarria, noto per le sue conoscenze all'avanguardia nelle tecniche di imbalsamazione, ad essere scelto per prendersi cura del corpo e tramite l'utilizzo di formaldeide, paraffina e cloruro di zinco in un laboratorio costruito presso il sindacato Confederazione generale del lavoro (Cgt) a Buenos Aires, dopo 40 mesi riuscì nell'intento previsto: le smorfie di dolore che avevano segnato il volto della giovane nel momento del decesso scomparvero, recuperando dolcezza e spendore. Nel romanzo da cui è stata ispirata la serie, Tomas Eloy Martinez racconta che "tutto il corpo esalava un morbido aroma di mandorle e lavanda. Il colonnello (Peron) non riusciva a distogliere lo sguardo dalle foto che ritraevano una creatura di una bellezza che faceva dimenticare tutte le altre gioie dell'universo". L'idea era che il corpo riposasse "eternamente" nella sede della Cgt, che sarebbe dovuto diventare un mausoleo, dove i poveri e i suoi "descamisados" potessero renderle omaggio per sempre. Ma un colpo di stato nel 1955 pose fine al governo di Peron. A questo punto per i militari golpisti il cadavere di Eva era diventato "un nemico delle forze armate", come ha ricordato il giornalista Marcelo Larraquy. Fu così che il 22 Novembre 1955 il Servizio di intelligence dell'esercito (Sie) condusse un operazione segreta, guidata da Carlos Moore Koenig. Un gruppo speciale arrivò nella sede della Cgt, strappo' il rosario dalle mani di Eva, chiuse la bara e la porto' via, ma non prima di aver tagliato un dito e un lobo dal corpo. Il feretro fu depositato in una caserma di Buenos Aires. Come ha scritto lo storico Felipe Pigna sul portale di El Historiador, Moori Koening "aveva una passione malata per il cadavere" tanto da "porre il corpo in posizione verticale nel suo ufficio, maneggiandolo, lesionandolo e mostrandolo ai suoi amici come trofeo". Quando queste atrocità vennero alla luce, Moori Koenig fu allontanato e il suo assistente, il maggiore Eduardo Arandia, portò la bara nella soffitta di casa sua. Una mattina, sospettando che qualcuno vi fosse entrato, sparò con la sua pistola uccidendo la moglie incinta. La 'maledizione di Evita', sottolinea Pigna, "perseguitò i golpisti". Prevalse allora l'idea dell'esercito di dargli una sepoltura cristiana fuori dall'Argentina e fu messa a punto una 'Operazione di trasferimento'. Francisco Rotger, un sarcerdote che aveva una relazione personale con Papa Pio XII, agì da tramite, e il 23 aprile 1957 la salma lascio' Buenos Aires alla volta di Genova nella stiva del transatlantico Conte Biancamano. Il feretro fu collocato il 14 Maggio nella tomba 41 del settore 86 del Cimitero Maggiore a Milano, sotto il falso nome di Maria Maggi de Magistris. Per 16 anni i resti rimasero nascosti fin quando, il 3 settembre 1971, furono restituiti a Peron, al tempo in esilio in Spagna, che certificò  presso un notaio 35 danni e lacerazioni sul corpo della donna. Oggi il corpo di Evita si trova nel cimitero della Recoleta a Buenos Aires, in una tomba di famiglia sempre ricolma di fiori.

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