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Tirata d'orecchie di Berlusconi a Mattarella: «Se fossi stato Presidente della Repubblica, sarei andato a parlare con Putin»

«La crisi Ucraina? Ho pensato che se io fossi stato Presidente della Repubblica, sarei potuto andare a Mosca, e ripetere con Putin quello che ho fatto nel 2008». Così Silvio Berlusconi, alla stampa, a a margine del suo voto a Milano per i referendum.

Il Corriere Redazione

12 Giugno 2022 - 11:02

Tirata d'orecchie di Berlusconi a Mattarella: «Se fossi stato Presidente della Repubblica, sarei andato a parlare con Putin»

Un ammonimento, quello del leader di Forza Italia, che vale anche per Draghi che ieri si è fatto vanto di voler andare, con Macron e Scholz, da Zelensky. Che ci vanno a fare a Kiev? È a Mosca che devono recarsi per tentare di convincere lo zar a mettere fine alla guerra

La crisi Ucraina? Ho pensato che se io fossi stato Presidente della Repubblica, sarei potuto andare a Mosca, e ripetere con Putin quello che ho fatto nel 2008". Così Silvio Berlusconi, alla stampa, a a margine del suo voto a Milano per i referendum. Un ammonimento, quello del leader di Forza Italia, che vale anche per Draghi che ieri si è fatto vanto di voler andare, con Macron e Scholz, da Zelensky. Che ci vanno a fare a Kiev? È a Mosca che devono recarsi per tentare di convincere lo zar a mettere fine alla guerra.

Olaf Scholz, Mario Draghi e Emmanuel Macron sono pronti ad andare insieme a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky. L'obiettivo e' volare nella capitale ucraina a breve, prima del vertice del G7, in programma dal 26 al 28 giugno in Baviera, ha anticipato il quotidiano tedesco Bild. La missione e' un segnale importante di sostegno al governo ucraino, nel pieno dell'invasione russa e della guerra del grano, da parte dei leader delle tre piu' grandi Paesi dell'Ue. Il cancelliere tedesco, il premier italiano ed il presidente francese sarebbero impegnati ad organizzare la missione da diverse settimane, facendo leva sui rispettivi ruoli: in Italia da tempo si parla del possibile viaggio di Draghi in Ucraina, la Francia attualmente detiene la presidenza semestrale del Consiglio dell'Ue e la Germania ha la presidenza del G7. E non e' escluso che il viaggio, che rappresenta un tassello importante in questo momento cruciale, sia stato anche al centro della cena a Parigi tra il premier italiano ed il presidente francese in occasione del Consiglio ministeriale Ocse di qualche giorno fa. Zelensky, in attesa di ricevere Scholz, Draghi e Macron, ha incassato il sostegno pieno di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione, due mesi dopo la sua prima visita a Kiev, e' tornata nella capitale per assicurare che l'Ucraina e' sul binario giusto per abbracciare l'Europa. Spargendo ottimismo in vista dell'attesissimo parere della Commissione Ue sulla concessione. Una partita cruciale ma che resta in salita, senza il si' unanime del vertice europeo di fine giugno. Assieme alla candidatura Ue dell'Ucraina, l'altro grande dossier sul tavolo dell'incontro tra Zelensky e la numero uno dell'esecutivo europeo e' stato quello della ricostruzione. "Vogliamo creare una road map molto chiara", ha sottolineato von der Leyen nel corso della dichiarazione congiunta con Zelensky dal compund presidenziale. Lo schema sembra ripercorre quello del Next Generation Ue. A quanto apprende l'ANSA si profilano tre pilastri nel Recovery ucraino: transizione ecologica, digitalizzazione e resilienza. "Occorrera' coniugare investimenti e riforme", ha spiegato la presidente della Commissione. La ricostruzione dell'Ucraina avra' un suo momento decisivo nella quinta conferenza di Lugano del 4 e 5 luglio, che riunira' decine di capi di Stato. Nelle oltre due ore di colloquio tra Zelensky , von der Leyen e le rispettive delegazioni si e' andato molto sul pratico, avviando quasi una pre-catalogazione di obiettivi e settori su cui intervenire. Il Recovery ucraino, tra l'altro, potrebbe essere legato a doppio filo con il percorso di avvicinamento di Kiev all'Ue. La data da segnare con il rosso e' venerdi' 17 giugno, quando il collegio dei commissari sara' chiamato a varare la sua raccomandazione. "L'Ucraina ha una democrazia parlamentare solida, ha un'amministrazione funzionante. Vediamo un Paese ad alta digitalizzazione, che ha gia' accordi commerciali e di associazione", si e' complimentata von der Leyen. La Commissione si avvia a dare un via libera comunque condizionato. "Ci sono ancora riforme da fare, nel campo dell'anti-corruzione e dell'amministrazione, anche per attrarre piu' investitori stranieri", ha puntualizzato von der Leyen. Senza contare il comparto delle infrastrutture, dove tuttavia il giudizio e' sospeso a causa della guerra. Bruxelles entrera' quanto piu' possibile nel merito spiegando di fatto a che punto e' il suo percorso per l'adesione, elencando i target raggiunti da Kiev e quelli ancora da soddisfare. Ma a Bruxelles sono consapevoli dei "progressi" del Paese degli ultimi dieci anni, progressi che saranno adeguatamente sottolineati. Con un obiettivo politico: cercare di un equilibrio tra i 27 senza scontentare Zelensky. Svezia, Finlandia, Portogallo, Danimarca e, in misura minore, Germania e Austria, restano scettici. La Francia sta tenendo le carte coperte ma, se Emmanuel Macron si rechera' a Kiev nei prossimi giorni come alcuni rumors suggeriscono, di certo si trattera' di un passo significativo. Nel colloquio con Zelensky sanzioni e embargo energetico sono rimasti marginali. "Vogliamo un settimo pacchetto di misure con il blocco di tutte le banche russe, inclusa Gazprombank", ha chiesto il presidente ucraino lasciando da parte uno stop al gas che, al momento, e' pura utopia. Ma spiegando all'Ue come l'Ucraina ha la possibilita' e la capacita' di esportare energia al vecchio continente. Ora, pero', e' al vertice europeo del 23 e 24 giugno che Zelensky guarda. "Ci potrebbe essere una storica decisione, questo e' un momento decisivo", e' stato il suo appello.

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