Pastrocchio Quirinale
30 Gennaio 2022 - 13:24
L'ex ministro Roberto Castelli
Con riferimento all'istituto del Consolato dell'antica Roma, "dove due magistrati, i consules, appunto erano quelli che facevano il bello e il cattivo tempo, decidendo assieme tutto", per Castelli "torniamo indietro di duemila anni". Da una parte le difficoltà dei leader, dall'altra "i peones pronti a tutto per restare in sella, e siamo arrivati a questo risultato...".
"Siamo tornati al Consolato di romana memoria, Mattarella e Draghi avranno ora carta bianca, potranno fare quel che vogliono". Roberto Castelli, tra i fondatori della Lega e già ministro della Giustizia con il governo Berlusconi, legge così l'elezione di Mattarella. "Ormai era chiaro che finiva così, i partiti si sono azzerati e con la conferma di Mattarella non è vero che tutto resta com'è, anzi cambia tutto", dice all'AdnKronos con riferimento all'istituto del Consolato dell'antica Roma, "dove due magistrati, i consules, appunto erano quelli che facevano il bello e il cattivo tempo, decidendo assieme tutto". "Non sono un grande elettore - premette - ma ho votato tre volte per il capo dello Stato, scegliendo sempre candidati leghisti, come Miglio, ad esempio, e Mattarella quindi non l'avrei votato, primo perché è centralista e di sinistra, cioè quanto di più lontano dalla mia cultura, e poi per il vulnus su Palamara, visto che da capo del Csm non ha detto una parola su quella vicenda incredibile". Per Castelli la politica si è suicidata "perché nessuno voleva lasciare il ruolo di king maker al nessun altro", e per questo "torniamo indietro di duemila anni". Da una parte le difficoltà dei leader, dall'altra "i peones pronti a tutto per restare in sella, e siamo arrivati a questo risultato...".
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