Contro i diritti negati

C'era una volta Grillo, ora ci è rimasto Montesano

C'era una volta un comico che si prese cura degli italiani calpestati dal sistema, offesi nella loro dignità, discriminati; con loro fece una rivoluzione impensabile i cui interpreti sono diventati, poi, esponenti di quello stesso sistema

Il Corriere Redazione

23 Ottobre 2021 - 22:46

C'era una volta Grillo, ora ci è rimasto Montesano

Anche la scusa di stare al Governo per difendere il popolo non regge più: che senso ha, ad esempio, arroccarsi sul Reddito di Cittadinanza per sostenere i più bisognosi, se poi si appoggia un green pass che fa ricadere soprattutto sulla gente più povera i costi di uno strumento persecutorio escogitato per non assumersi la responsabilità dell'imposizione dell'obbligo vaccinale di massa? Così, svanito il sogno di Grillo, ci è rimasto il collega comico Montesano a dare voce ai diritti della gente. "Vaccinati e non vaccinati siamo tutti uguali: basta con queste discriminazioni. Noi i morti li rispettiamo, sono loro che non li rispettano perche' hanno lasciato morire persone da sole in ospedale senza neanche un parente", ha detto Montesano durante la protesta di oggi a Roma

Vecchie fotografie in bianco e nero, un po' ingiallite, mostrano un ragazzo dal fisico asciutto, con i capelli ricci e nerissimi, stringere la mano a Pietro Nenni e Sandro Pertini. Iniziavano allora, insieme, carriera artistica e passione politica di Enrico Montesano, fra alti e bassi, infatuazioni e ripensamenti, accelerazioni brucianti e frenate repentine. Cosi' in teatro e al cinema come in piazza e fra gli scranni del Campidoglio e del Parlamento Europeo. La foto con Pietro Nenni e', naturalmente, piu' antica e risale agli inizi della carriera, quando Montesano riempiva i teatri della Capitale assieme a Gabriella Ferri e cominciava ad affacciarsi sul grande schermo con un titolo che, a leggerlo oggi, suona beffardo: "Io non protesto, io amo". Oggi, Montesano protesta, eccome. E' il volto piu' conosciuto del movimento No-Vax e No-Pass. Allora, era la meta' degli anni Settanta, Montesano aderiva invece al Partito Socialista e lo faceva in maniera tanto convinta da partecipare a una iniziativa dell'ufficio "Stampa e propaganda" del partito. Un disco formato 45 giri in cui l'attore impersonava se' stesso e un anziano signore di nome Pio, intento a leggere il giornale che riportava la notizia di una nuova ondata di licenziamenti: "Sono sempre gli stracci che saltano, mai una volta che apri il giornale e leggi: speculatore minacciato di licenziamento", dice Montesano prima di dare la sua ricetta per il Paese: "Ma come che si deve fare per cambiare la situazione? Uno dei pochi diritti che ci sono rimasti e' il voto, che se non stiamo attenti diventa un 'Ex voto'. E per chi vorresti votare? E' chiaro: Psi". Era il 1975 e il Partito Socialista Italiano si preparava alle elezioni regionali nelle quali si attesto' a un decoroso 11,92% dietro alle corazzate Dc (35,27%) e Pci (33,46). Il successo del Montesano artista, al contrario, sembra non conoscere rivali e nel 1981 viene lanciato nell'empireo dei grandi del teatro con "Bravo!", musical che firma assieme a due giganti come Garinei e Giovannini. Negli anni successivi inanella un film dietro l'altro, tutti di successo. L'apice della carriera dell'attore viene raggiunto pero' con una edizione record di Fantastico: 12 milioni di spettatori di media, con punte di oltre 14 milioni. E' il 1988, il blocco sovietico di li' a poco sarebbe deflagrato. Quando accade, Montesano si rimette in gioco in prima persona, questa volta con la 'gioiosa macchina da guerra' di Achille Occhetto che, alle politiche, andra' pero' a sbattere contro il muro eretto da Silvio Berlusconi contro il "pericolo comunista". Con il Pds, Montesano si candida alle elezioni comunali di Roma risultando il piu' votato della lista con 8.300 preferenze. L'anno successivo si presenta alle europee e viene eletto con 144.004 preferenze. L'esperienza al Parlamento Europeo, tuttavia, lo delude. Mesi dopo la sua elezione dira', tra l'altro, "Non vedo una Europa dei popoli, ma dei burocrati".

Si dimette dall'incarico il 24 ottobre 1996, prima di maturare il vitalizio. Contemporaneamente declina la sua carriera artistica. Fatta eccezione per qualche comparsata Tv, Montesano rimane lontano dai set fino al 1999 quando porta in scena "E meno male che c'e' Maria". Da quel momento comincia un lento ma progressivo avvicinamento al centrodestra che culminera' con il sostegno a Gianni Alemanno alle elezioni di Roma nel 2008. "Lo dissi gia' sette anni fa, alla fine del secondo Rutelli e quindi in epoca non sospetta, che per Roma era utile un cambiamento. E sono contento che questo cambiamento sia avvenuto con Alemanno anche perche' Roma aveva ormai una sorta di cappa dal punto di vista economico-amministrativo che la schiacciava", l'endorsement dell'attore. Con i primi Vaffa Day e la nascita del M5s, tuttavia, Enrico Montesano comincia ad avvertire un certo interesse per il Movimento 5 Stelle e i temi di cui il partito del 'collega' Beppe Grillo si fa portabandiera. partecipa ad alcune iniziative con i pentastellati. Non si iscrive, tuttavia, preferendo aderire al Movimento Libertario. E' l'anticamera dell'impegno politico degli ultimi due anni. E' attivo contro la diffusione del 5G e partecipa alla manifestazione del gruppo Alleanza Stop 5G: "La maggior parte dell'umanita' e' predisposta alla sottomissione ed e' inconsapevole. C'e' invece un piccolissimo gruppo di persone che sono 'difetti di fabbricazione', voi, perche' siete sfuggiti al controllo della linea di produzione", dice dal palco di Piazza del Popolo, presentandosi per la prima volta con il baschetto azzurro che diventera' suo personale (per ora) simbolo politico. E oggi, a settantasei anni, si spinge a prefigurare una nuova formazione: "Il futuro e' creare una forza che ci rappresenti". Dal Psi al Pds, da Alemanno ai grillini, fino alla piazza No-Vax. Un percorso non privo d'incongruenze, forse, punteggiato da infatuazioni e seprazioni traumatiche e repentine. "Ma io non sono cambiato", assicura Montesano, "io non mi sono mosso. Sono i partiti ad essersi spostati". (AGI

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