La politica in movimento
15 Maggio 2021 - 14:57
Le scintille volano soprattutto fra il segretario del Pd e il leader della Lega che ha messo in dubbio la fattibilita' delle riforme necessarie per il recovery plan, addebitando le responsabilita' alla sinistra e ai grillini. Nel centrodestra le prospettive di successo elettorale sembrano invece contribuire a un accordo sulle candidature di Milano, dove Gabriele Albertini nonostante il viatico di Berlusconi e di Giorgia Meloni non si lascia convincere a candidarsi contro Beppe Sala. Al posto dell'ex sindaco, il candidato unitario potrebbe essere l'ex Ministro Maurizio Lupi.
Preoccupata per l'evoluzione delle condizioni di salute di Silvio Berlusconi, la politica si scopre impreparata a dipanare i nodi delle alleanze non solo nell'ambito della coalizione governativa, ma anche della maggioranza e dell'opposizione. Nonostante il perdurare dell'assenza operativa di un protagonista come il Cavaliere, non sono le fibrillazioni di Forza Italia ad agitare il back stage del Governo, ma i corto circuiti non ancora disinnescati fra Enrico Letta e Matteo Salvini e contemporaneamente le fratture fra Pd e Cinque Stelle nonche' tra Lega e Fratelli d'Italia. Le scintille volano soprattutto fra il segretario del Pd e il leader della Lega che ha messo in dubbio la fattibilita' delle riforme necessarie per il recovery plan, addebitando le responsabilita' alla sinistra e ai grillini.
Caduta massi anche lungo la strada di Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini, che masticano amaro ripensando all'enfasi di tutti i proclami di appena quattro mesi addietro con i quali hanno magnificato l'alleanza col Movimento. Per non parlare degli sforzi profusi dall'ex segretario Pd per mantenere artificialmente in vita il Governo Conte ampiamente decotto e fare entrare i grillini in giunta alla Regione Lazio. Tutto vanificato, constatano in questi giorni al Nazareno, a riprova che in politica la riconoscenza e' pressoche' sconosciuta, a causa del netto rifiuto dei 5 Stelle di consentire la candidatura di Nicola Zingaretti al Campidoglio, in contrapposizione all'irriducibile ricandidatura della Sindaca Virginia Raggi. Porte sbattute in faccia e alleanze saltate anche per Napoli, Torino e Bologna. A rendere sempre piu' agitate le acque sono tuttavia i sondaggi che lascerebbero intravedere a Roma l'indisponibilita', tanto dei grillini quanto dei democratici, a votare reciprocamente al secondo turno di ballottaggio il candidato del Pd Gualtieri o la Raggi per i 5 Stelle.
In attesa di valutare l'effettiva incidenza della leadership sulle variegate anime del Movimento di Giuseppe Conte, una leadership che da mesi aleggia ma non si concretizza, il segretario del Pd Enrico Letta sempre piu' alle prese con l'ingombrante eredita' del predecessore Zingaretti, salpa con una sola Caravella alla ricerca del percorso per rilanciare il partito due volte fondatore della Repubblica e continuatore della tradizione cattolica e riformista. "Partira' la nave partira', quando arrivera' questo non si sa", cantava Sergio Endrigo, ricordano ironicamente gli scettici che dietro le quinte delle correnti del partito democratico iniziano a porsi domande. Nel centrodestra le prospettive di successo elettorale sembrano invece contribuire a un accordo sulle candidature di Milano, dove Gabriele Albertini nonostante il viatico di Berlusconi e di Giorgia Meloni non si lascia convincere a candidarsi contro Beppe Sala. Al posto dell'ex sindaco, il candidato unitario potrebbe essere l'ex Ministro Maurizio Lupi.
A Roma, grosso modo, il compromesso prevede per il Campidoglio un candidato del livello di Guido Bertolaso e un esponente i Fratelli d'Italia in pole position per la Presidenza della Regione Lazio. Le ultime divergenze fra la leader di Fratelli d'Italia e Matteo Salvini riguardano pero' le scelte dei vertici e dei consiglieri d'amministrazione della Rai e delle altre grandi societa' partecipate, del calibro di Eni, Enel, Ferrovie, Cassa depositi e prestiti, dove si misurano e si esercitano le leve dell'economia e del potere politico. Nomine che per quanto riguarda gli snodi strategici verranno sottratte dal Presidente del Consiglio Mario Draghi alle valutazioni dell'appartenenza ai partiti e procederanno lungo il filo conduttore delle competenze. Cosi' come, nonostante i continui mordi e fuggi dialettici di Salvini, le riforme e il recovery plan proseguiranno con una autosufficiente maggioranza parlamentare lungo la rotta tracciata dal Premier e dal Quirinale
BLOG
Inserisci un commento
Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia