Il fatto

Recovery a rischio flop sui prestiti

Il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis ha spiegato che "allo stato, solo quattro Stati membri intendono richiedere i prestiti" previsti da Next Generation Eu, e cioè "Grecia, Ungheria, Italia e Slovenia".

Il Corriere Redazione

08 Marzo 2021 - 14:43

Recovery a rischio flop sui prestiti

Valdis Dombrovskis

Gli Stati membri dell'Ue preferiscono i trasferimenti di Next Generation Eu, a fondo perduto, ai prestiti, che, pur essendo a lunga scadenza e a tassi molto bassi, devono essere restituiti. E' scritto nero su bianco nel verbale della riunione del collegio dei commissari del 3 febbraio scorso, consultato dall'Adnkronos, che fornisce una fotografia della situazione aggiornata a un mese fa, ma piuttosto dettagliata.

Meglio un regalo di un prestito. Ora è ufficiale: gli Stati membri dell'Ue preferiscono i trasferimenti di Next Generation Eu, a fondo perduto, ai prestiti, che, pur essendo a lunga scadenza e a tassi molto bassi, devono essere restituiti. E' scritto nero su bianco nel verbale della riunione del collegio dei commissari del 3 febbraio scorso, consultato dall'Adnkronos, che fornisce una fotografia della situazione aggiornata a un mese fa, ma piuttosto dettagliata. Durante la discussione, il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis ha spiegato che "allo stato, solo quattro Stati membri intendono richiedere i prestiti" previsti da Next Generation Eu, e cioè "Grecia, Ungheria, Italia e Slovenia". Non la Spagna, che è il secondo beneficiario assoluto del piano per la ripresa e che aveva già fatto sapere di non essere intenzionata ad utilizzare la parte 'prestiti', che pure è cospicua. Il grosso del piano, che 'cuba' complessivamente 750 mld di euro, è costituito dalla Recovery and Resilience Facility, che ha una dotazione complessiva di 672,5 mld di euro, la maggioranza dei quali (360 mld) sono appunto prestiti, che superano i trasferimenti (312,5 mld). 

I prestiti, insomma, non sono un accessorio, bensì una buona fetta del piano: se non verranno utilizzati, l'impatto macroeconomico di Nge inevitabilmente ne risentirà. Tanto che il commissario all'Economia Paolo Gentiloni, durante la stessa riunione, ha esortato a dare "tutto il sostegno possibile agli Stati membri per incoraggiarli ad utilizzare i prestiti, e non solo i trasferimenti". La riluttanza degli Stati ad utilizzare i prestiti della Commissione potrebbe essere spiegata con la compressione dei rendimenti dei titoli di Stato, che rende relativamente meno attraenti i prestiti dell'Ue, ma se contasse solo questo non si capirebbe per quale motivo la Spagna, i cui Bonos a dieci anni pagano lo 0,39%, è estremamente riluttante a richiedere i prestiti di Next Generation Eu. La ragione principale di questa ritrosia è una sola ed emerge chiaramente dalla discussione tra i commissari, cioè il timore di aumentare troppo il debito pubblico, già elevato in molti Paesi membri a causa della pandemia. Durante la discussione, i commissari riconoscono "la riluttanza degli Stati membri ad optare per i prestiti, che aumenterebbero l'indebitamento".

Nello stesso tempo, tuttavia, "il ruolo dei prestiti per i progetti di Next Generation Eu dovrebbe essere sottolineato" e dovrebbero essere "discussi con i ministri delle Finanze scenari di conversione del debito". Dal verbale arriva poi la conferma che i tempi per arrivare alla ratifica in tempo utile della decisione sulle risorse proprie da parte di tutti gli Stati membri, passaggio tecnico indispensabile per andare sui mercati emettendo obbligazioni, non sono certi. Il commissario Gentiloni "ha confermato che la Commissione potrà iniziare ad emettere bond sui mercati nell'agosto 2021 se la decisione sulle risorse proprie sarà ratificata da ciascuno Stato membro". "C'è il rischio - si legge ancora nella sintesi della riunione - che tre di loro possano non averla ancora ratificata alla fine di aprile, cosa che metterebbe a rischio la tempistica prevista". Questo rischio spiega la cautela con cui Gentiloni parla sempre dei tempi per l'attuazione del piano, soggetti alla ratifica della decisione sulle risorse proprie da parte di 27 Stati membri, ognuno con le proprie procedure e particolarità. E con i propri interessi politici. Non a caso la presidenza portoghese del Consiglio Ue sta spingendo molto sui Paesi membri perché rispettino i tempi previsti.

Inserisci un commento

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

BLOG