Centrodestra allo sbando
13 Febbraio 2021 - 21:47
Bene per i tre forzisti che tornano al governo, ma anche in Forza Italia crescono i malumori: i nomi indicati dai vertici erano altri. In primis, il numero due del partito Antonio Tajani e accanto la capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini.
L'operazione per costruire un centro moderato e' partita, o almeno ora ha piu' chance di trovare spazio e forza. Il centrodestra e' in fibrillazione: sia nella Lega che in Forza Italia l'ala piu' moderata guarda soddisfatta al nuovo governo Draghi. Nella squadra costruita dal premier con la regia del Quirinale, i due alleati hanno tre ministri a testa e tutti dell'area piu' centrista. A cominciare dal leghista Giancarlo Giorgetti fino all'azzurra Mara Carfagna. Lontani insomma dal fronte piu' estremo, che al sovranismo non ha rinunciato e che non vorrebbe farsi da parte. Le anime opposte quindi scalpitano, aspettano l'ultimo tassello della scelta dei sottosegretari e viceministri, che potrebbe risarcire i delusi, e preannunciano battaglia. Sara' probabilmente uno scontro sotterraneo. Il giorno dopo l'annuncio della lista dei ministri di Draghi, nessuno alza la voce ufficialmente. Non lo fa il partito di Silvio Berlusconi, anche se sente piu' cocente la delusione. Bene per i tre forzisti che tornano al governo (oltre a Carfagna con la delega al Sud, Renato Brunetta alla Pubblica amministrazione e Mariastella Gelmini agli Affari regionali), ma i nomi indicati dai vertici erano altri. In primis, il numero due del partito Antonio Tajani e accanto la capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini. Al suo posto, se fosse diventata ministra, erano in pole candidati piu' in sintonia con la Lega pre-conversione europeista. Di conseguenza, i forzisti piu' moderati tirano adesso un sospiro di sollievo. In particolare quelli al Senato: li' dove la sopravvivenza e' stata finora piu' difficile, a causa dei numeri strettissimi della maggioranza, parecchi senatori azzurri ammettono a bassa voce che il nuovo assetto di governo potrebbe dare loro piu' spazio. Per muoversi meglio dentro il gruppo a Palazzo Madama, ma anche nel partito. Obiettivo finale sarebbe rinforzarsi per riuscire poi a costruire un vero centro, insieme ai moderati storici come l'Udc e ai leghisti piu' 'soft', che possa arginare le frange piu' radicali. Un'operazione che potrebbe allargarsi perfino a Italia viva, sulla scia del patto Renzi-Berlusconi firmato sette anni fa. Tenendo invece lontana un'eventuale lista a sostegno di Giuseppe Conte, a rischio concorrenza. Nessuna rivendicazione o fermento apparente anche nella Lega. Matteo Salvini si prende un giorno di pausa ma annuncia che domani sara' gia' operativo. Su Twitter il segretario annuncia infatti "la prima riunione operativa" che fara' domani pomeriggio a Roma con i tre neoministri "per i primi interventi a favore di disabili, famiglie, lavoratori e imprese". Tuttavia, nel partito di via Bellerio un po' di preoccupazione c'e': al governo ha vinto la linea Giorgetti ossia ragionevolezza, spirito pragmatico e revisione (almeno a voce) delle posizioni piu' anti Bruxelles e anti migranti. Ma non e' detto che tutti mandino giu' il rospo facilmente. Qualche resistenza potrebbe esserci (cosi' come all'interno di Forza Italia), ma dipendera' anche dalla durata dell'esecutivo Draghi. Se dovesse fermarsi prima del 2023, e cioe' tra un anno quando si dovra' eleggere il nuovo presidente della Repubblica, i piu' 'frondisti' potrebbero cedere accettando il 'nuovo corso'. In attesa di tempi migliori per tornare a galla.
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