La polemica
14 Novembre 2020 - 21:02
Davide Casaleggio, dalla parte dei dissidenti
Il resto dei 5e Stelle vira in direzione ostinata e contraria a quella dei "dissidenti" verso i seguenti obiettivi: organo collegiale alla testa della forza politica, alleanze con il Pd, a livello locale, come prospettiva e il mantenimento - per ora - della regola dei due mandati.
"Non partecipo, e' gia' tutto deciso". E' lo schiaffo di Davide Casaleggio a dare il via agli Stati Generali che potrebbero determinare la prima vera scissione interna al Movimento, quella dell'ala guidata da Alessandro Di Battista. Il resto dei Cinque Stelle, infatti, vira in direzione ostinata e contraria a quella dei "dissidenti" verso i seguenti obiettivi: organo collegiale alla testa della forza politica, alleanze con il Pd, a livello locale, come prospettiva e il mantenimento - per ora - della regola dei due mandati. Domani, nella sessione conclusiva del "congresso", il "Dibba" dira' la sua e si vedranno quali saranno le sue reali intenzioni. Da qui alle prossime ore tocchera' ai vertici del Movimento, ai "big di Camera e Senato, agli attivisti della prima ora, trovare un compromesso. Nel suo indirizzo di saluto il capo politico Vito Crimi traccia la strada. "Gli Stati Generali non sono per dividere, ma per trovare un percorso unitario"; spiega il reggente del Movimento, anticipando cio' che e' gia' noto: nei prossimi giorni, a congresso concluso, il suo mandato si concludera'. "E' il momento che il M5s abbia una guida legittimata", sottolinea Crimi. Poco prima e' Casaleggio a piazzare la sua stoccata. "Penso sia doveroso pubblicare i voti sia dei delegati del sabato sia dei relatori della domenica prima dell'evento, come anche i verbali delle riunioni provinciali e regionali, nella versione originale, che riportino i risultati degli incontri ufficiali nei quali tutti hanno potuto partecipare e che oggi non sono pubblici", scrive su Fb il numero uno della piattaforma Rousseau, bersaglio annunciato degli Stati Generali. "Leggo che c'e' una richiesta sulla necessita' di rendere trasparenti i voti ottenuti da chi partecipa al dibattito. Io credo che i nostri iscritti piu' che di sapere dei voti abbiano bisogno di risposte su come il loro contributo verra' organizzato", e' la risposta che arriva a stretto di giro di Crimi. Che, non a caso, ricorda con un pizzico di malizia a Casaleggio: "che i voti fossero congelati fino alla fine di un processo e' gia' accaduto". Con Casaleggio si schierano subito Barbara Lezzi e Ignazio Corrao, punti di riferimento di una corrente che, a sentire i dissidenti, conta numerosi attivisti. Ma se scissione sara', in Parlamento le defezioni si conterebbero sulle dita di due mani e, forse, il governo sarebbe ugualmente salvo. E domani, ad intervenire, sara' il premier Giuseppe Conte. Il suo intervento, a quanto filtra, sara' di stampo istituzionale. Un contributo da premier e non da attivista, insomma. Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, in giornata, si schiera: "Gli Stati Generali sono una prova di maturita', per volare alto e non per prove muscolari", ricorda. Domani, a parlare, sara' l'ala governista: da Alfonso Bonafede a Paola Taverna, fino a Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri, secondo quanto racconta chi gli e' vicino, e' pronto a mettersi a disposizione del M5s. Tradotto: se serve, entrera' nel neo-direttorio - formato probabilmente da 7 persone - che guidera' il Movimento del dopo Stati Generali. Ma chi ci sara' con lui? La sensazione e' che l'organo sia composto dalle diverse anime territoriali del Movimento: non solo parlamentari ma anche esponenti regionali e comunali. Se vi entrera' o meno Di Battista e' tutto da vedere. Una prima scissione, pero', potrebbe esserci, ed e' a Bruxelles. Ieri i dissidenti - da Rosa D'Amato a Corrao fino a Piernicola Pedicini - sono tornati a votare in dissenso dal gruppo sul programma InvestEu. Secondo alcune voci, tutt'altro che confermate, in caso di scissione potrebbero confluire nei Verdi Europei. Di certo, spiegano fonti di primo piano del M5s, gli eurodissidenti sono sull'orlo del precipizio: al prossimo voto non in linea con il gruppo potrebbero essere anche espulsi. Domani, tra i pomi della discordia, ci sara' anche l'eventuale deroga ai due mandati. "Le regole sono quelle", spiegano fonti vicine a Di Maio rassicurando chi, anche dai territori, vedrebbe una deroga come un tradimento. Ma Di Battista porra' la questione. Vorra' metterla nero su bianco. E chissa' che non sia proprio questa la possibile miccia della scissione.
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