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Conte tira dritto per gli Stati generali dell'economia, tra la freddezza di Pd e 5 Stelle

Gli allestamenti a villa Pamphili dovrebbero cominciare lunedi' ma gli Stati generali dell'Economia convocati dal premier Conte si dovrebbero tenere giovedi'.

Il Corriere Redazione

07 Giugno 2020 - 00:15

Le cravatte di Conte? Sono calabresi

Giuseppe Conte

Il premier Conte  al Pd ha spiegato che e' l'avvio di un percorso, punta a mediare su agenda e definizione del programma, ma all'appuntamento non ci rinuncia. Anche se il Pd e pure una parte del Movimento 5 stelle resta fredda.

Gli allestamenti a villa Pamphili dovrebbero cominciare lunedi' ma gli Stati generali dell'Economia convocati dal premier Conte si dovrebbero tenere giovedi'. Tra l'altro potrebbe essere proprio villa Pamphili la cornice del G20 che l'Italia dovra' organizzare alla fine del prossimo anno (gli incontri ministeriali, da tenere in diverse citta', sono da organizzare gia' a febbraio-marzo). Il premier Conte (fonti della maggioranza riferiscono che avrebbe visto il capo della task force economica Colao che oggi e' a Roma) al Pd ha spiegato che e' l'avvio di un percorso, punta a mediare su agenda e definizione del programma, ma all'appuntamento non ci rinuncia. Anche se il Pd e pure una parte del Movimento 5 stelle resta fredda. Zingaretti questa mattina ha riunito ministri e capigruppo per ribadire la necessita' di evitare fughe in avanti, di costruire un processo 'inattaccabile', per fare in modo che le aspettative non vengano deluse. Per salvaguardare il governo insomma, non certo per affossarlo, ripetono dal Pd che lunedi' riunira' la direzione. Di Maio ha gettato acqua sul fuoco (''E' un bene che il tema economico sia entrato per tutti nel dibattito politico, si' al dialogo e no alle polemiche") ma fonti parlamentari pentastellate riferiscono che almeno una parte del M5s non nasconde le perplessita' sugli Stati generali. Chiede progetti e idee, non una semplice fase d'ascolto che potrebbe irritare le parti sociali e in particolar modo le imprese gia' sul piede di guerra. "La priorita' e' il Paese, non le iniziative personali", spiega una fonte del Movimento. Il presidente del Consiglio, forte anche dei sondaggi di gradimento, ai suoi interlocutori ha ribadito la necessita' di rispondere alle esigenze dei cittadini, ha rivendicato l'importanza di costituire al piu' presto un percorso di 'Rinascita' dell'Italia. Lavora al piano delle riforme e al dl semplificazioni, la mediazione e' quella di 'diluire' la kermesse, ma non eliminarla. In ogni caso al momento le tensioni restano sul campo, con Renzi che osserva con una punta di ironia: "E' bastato fare l'accordo con Italia Viva e subito altri hanno iniziato a prendere le distanze dal primo ministro". Quale sia l'atteggiamento dei dem lo ha spiegato oggi a piu' riprese Orlando. Si abbassano i toni ma la sostanza non cambia, dopo il duro confronto di ieri nella riunione con i capidelegazione, con la presa di posizione di Gualtieri e Franceschini. "No a improvvisazioni - osserva il vice segretario dem -, chiamare gli Stati generali significa chiamare tutto il Paese a raccolta e bisogna che si producano fatti e non chiacchiere". Insomma la linea e' no ad un evento preparato male, serve "un percorso serio e concreto" che "coinvolga le migliori energie" allargando su questo il confronto anche alle opposizioni. Netto anche il capogruppo del Pd al Senato, Marcucci: "Lavoriamo insieme rinunciando a passerelle, spot, eventi improvvisati". 

Il premier Conte - spiega un esponente del governo che gli ha parlato - e' convinto di lavorare con spirito di servizio, scommette sul rilancio economico, non vuole perdere tempo, punta a studiare i dossier sul tavolo con razionalita', senza farsi imbrigliare dagli atteggiamenti 'umorali' dei partiti. C'e' chi nella maggioranza sostiene pero' che il suo timore sia legato a manovre di palazzo, a tentativi di logorarlo o delegittimarlo o ancor di piu' che ci sia qualcuno che lavori per un governo di larghe intese, che lo stop del Pd sia legato a motivi tattici. Ma nel fronte dem, al di la' di una certa insofferenza per quello che viene considerato un eccessivo protagonismo del premier, ribadiscono la lealta' nei confronti del premier. Un 'big' del Pd la mette cosi': "Conte deve ringraziare chi nel Pd ha lavorato per lui in Europa, altrimenti non avrebbe ottenuto i risultati sul 'Recovery fund'. Non puo' non condividere le mosse con i suoi alleati e con il Parlamento". Insomma il tentativo nei prossimi giorni sara' di trovare un punto di caduta (e' al lavoro anche il ministro Gualtieri) ma - osserva la stessa fonte - "il problema e' di merito e di metodo, se non condivide il percorso gli Stati generali se li organizzera' da solo". Nessuno sgambetto o alternativa all'orizzonte, anche se c'e' irritazione perche' la lista dei possibili invitati e' top secret, ma - aggiunge la fonte parlamentare dem - va trovata una convergenza sulle soluzioni e la direzione di marcia, altrimenti quando chiedera' in Parlamento un nuovo scostamento di bilancio si ritrovera' con il Pd che gli replichera' di servirsi dei soldi del Mes". In questo clima di fibrillazione occorrera' trovare una 'exit strategy' su diversi nodi ancora aperti. Da Ilva ad Alitalia, da Autostrade alla data delle elezioni, con il Pd che la settimana prossima potrebbe chiedere al governo di fare marcia indietro e di optare (con un emendamento del governo) per la data del 13 settembre per evitare che le scuole (i dem mostrano dubbi anche sui divisori previsti per i banchi) possano riaprire con il freno a mano tirato. Oggi il dl scuola, dopo 48 ore di maratona di Lega e Fdi, ha avuto il via libera, ma il malessere di molti esponenti dem era percepibile, anche per le numerose assenze nella maggioranza. Inoltre il governo dovra' giocare la sua partita in Europa, perche' al momento sul 'Recovery fund' non ci sono ancora certezze, sulle modalita' e sui tempi.

Lo scontro sugli Stati generali intanto ha alimentato il malessere nel fronte del Movimento 5 stelle scettico fin dall'inizio sulla coabitazione con i dem. Se dai 'big' del Movimento non sono arrivate tante parole di difesa della strategia del presidente del Consiglio, e' il fronte che fa riferimento a Di Battista - che gia' sta agitando i vertici e i gruppi parlamentari perche' e' tornato sulla scena - a 'rialzare' la testa. "Mi sembra - dice un senatore - che per andare dietro ai nostalgici del Pd ci siamo assuefatti alle logiche del governo a discapito delle nostre idee". In realta' Di Battista in questa fase appoggia l'operato di Conte e avrebbe smussato anche le critiche nei confronti dell'Europa. Pero' il no al Mes resta e resta la diffidenza di una parte del Movimento 5 stelle sull'utilizzo del fondo Salva Stati. Da settimane l'ex pentastellato Paragone, d'intesa con il presidente della Commissione Finanze della Camera, Trano, sta lavorando ad un progetto politico che avrebbe anche un nome: "Italexit'". Una visione - quella dell'Italia fuori dalla Ue - che non trova terreno fertile nel Movimento. Anzi la maggior parte dei gruppi parlamentari punta a 'stoppare' eventuali ambizioni di leadership di Dibba: "Se dovesse chiedere la guida del Movimento l'80% di noi lo lascerebbe solo e andrebbe da qualche altra parte", osserva un deputato pentastellato. Ma in Parlamento da qui alla fine dell'anno andranno risolte le questioni sul tavolo e al Senato i numeri sono ballerini. Il timore e' che un incidente possa essere sempre dietro l'angolo.

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