La sentenza

La Santelli perde la sfida con Boccia: il Tar ferma la sua ordinanza galeotta in Calabria

"Emerge chiaramente l'illegittimita' dell'ordinanza del presidente della Regione Calabria", ha sentenziato oggi, in forma breve, il Tar calabrese con un provvedimento che, in 24 pagine, da' evidentemente ragione al governo Conte.

Il Corriere Redazione

09 Maggio 2020 - 18:53

La Santelli perde la sfida con Boccia: il Tar ferma la sua ordinanza galeotta in Calabria

Il ministro Boccia e la governatrice Santelli

Si ferma davanti al 'semaforo rosso' acceso dal Tar Calabria la 'fuga in avanti' del presidente della Regione, Jole Santelli, che, a prezzo di un aspro conflitto con il governo, aveva anticipato la "fase 2" con la famosa ordinanza 37 del 29 aprile con la quale consentiva, tra le varie misure, anche l'apertura ai tavoli esterni di bar e ristoranti.

Si ferma davanti al 'semaforo rosso' acceso dal Tar Calabria la 'fuga in avanti' del presidente della Regione, Jole Santelli, che, a prezzo di un aspro conflitto con il governo, aveva anticipato la "fase 2" con la famosa ordinanza 37 del 29 aprile con la quale consentiva, tra le varie misure, anche l'apertura ai tavoli esterni di bar e ristoranti. "Emerge chiaramente l'illegittimita' dell'ordinanza del presidente della Regione Calabria", ha sentenziato oggi, in forma breve, il Tar calabrese con un provvedimento che, in 24 pagine, da' evidentemente ragione al governo Conte.

E' questo l'epilogo di uno scontro istituzionale piuttosto serrato, che ha tenuto banco nel dibattito nazionale anche per i suoi risvolti politici, visto che Santelli e' alla guida, da pochi mesi, di una Giunta regionale di centrodestra, anche se il presidente calabrese ha sempre negato una volonta' politica (e l'esistenza di "suggeritori" politici) dietro la sua linea. In ogni caso, adesso per l'ordinanza ormai conosciuta come "riapri bar" di Santelli, arriva lo stop del Tar Calabria, che accoglie in pratica tutti i motivi di ricorso del governo nazionale. Nella sua impugnazione, basata su una memoria del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, il governo aveva eccepito che l'ordinanza regionale contrasta con i provvedimenti nazionali, e' "emanata senza previa interlocuzione" e dopo "un iter istruttorio lacunoso, privo di argomentazione scientifica".

Dal suo canto, la Regione, nella sua difesa, aveva rimarcato la "inammissibilita' del ricorso" del governo per difetto di giurisdizione", ritenendo che la controversia configurasse un conflitto di attribuzione e quindi ricadesse nella competenza della Corte costituzionale, e la "assoluta legittimita'" del provvedimento adottato dal presidente Santelli". C'era molta attesa, alla vigilia, per l'udienza collegiale del Tar in programma oggi, dopo che nel primo step, lunedi' scorso, l'Avvocatura dello Stato aveva rinunciato alla procedura accelerata alimentando le speranze della Regione. Ma oggi i giudici amministrativi calabresi, con sentenza breve, hanno chiuso la partita in modo piuttosto netto, al punto da scrivere che "emerge chiaramente l'illegittimita' dell'ordinanza del presidente della Regione Calabria", definita priva di "articolata istruttoria" e da rilevare "la violazione del dovere di leale collaborazione" da parte della Regione, che avrebbe adottato l'ordinanza sui tavoli esterni di bar e ristoranti senza "qualsivoglia forma di intesa, consultazione o informazione nei confronti del governo". In piu', secondo il Tar Calabria, non c'e' alcun motivo di portare la controversia davanti la Corte costituzionale, visto che - spiegano nell'odierna sentenza i giudici amministrativi - "spetta al presidente del Consiglio dei ministri individuare le misure necessarie a contrastare la diffusione del virus Covid-19". Immediate le reazioni del protagonisti del conflitto. "Le sentenze e le leggi non si discutono ma si applicano. Il governo sta facendo ripartire il Paese in sicurezza. Non e' la stagione delle divisioni, dei protagonismi e dell'individualismo", commenta il ministro Boccia.

Non tarda pero' a farsi sentire nemmeno la stessa Santelli, che esprime "il rammarico per una pronuncia che provoca inevitabilmente una battuta d'arresto ai danni di una regione che stava ripartendo dopo due mesi e dopo immensi sacrifici cittadini", mantiene sul tavolo "la possibilita' di sollevare un conflitto di attribuzione alla Consulta" e poi attacca il governo Conte che - per il presidente della Calabria - "comunque ha poco da esultare: si tratta di una vittoria di Pirro che calpesta i diritti dei cittadini, dopo che per 11 giorni l'ordinanza ha avuto validita'". In difesa di Santelli, si schiera Forza Italia, con il capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini che rivendica "l'assoluto buon senso" dell'iniziativa del governatore calabrese, "tutta proiettata in una prospettiva di riapertura graduale per un territorio che fortunatamente ha superato queste settimane contenendo la diffusione della pandemia". Con Santelli altri big azzurri come il vicecapogruppo alla Camera Roberto Occhiuto, i parlamentari Maria Tripodi e Giuseppe Mangialavori, il presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, che parla di vicenda che adesso segna "un solco profondo tra Stato e Regioni", il capogruppo regionale Giovanni Arruzzolo e l'assessore regionale Gianluca Gallo, mentre sul fronte Lega interviene il vicepresidente della Giunta regionale, Nino Spirli', per il quale alla Calabria viene negato il diritto di ripartire. Esulta invece il centrosinistra, dal commissario del Pd calabrese Stefano Graziano al capogruppo alla Regione Domenico Bevacqua, mentre il leader di "Io Resto in Calabria" Pippo Callipo, evidenzia che la Calabria "e' stata piegata a un gioco politico deciso a Roma, da adesso, con il massimo senso di responsabilita', e' bene che si facciano meno ordinanze spot e che ci siano piu' confronto e tempestivita'". Anche il Movimento 5 Stelle, con i parlamentari Francesco Sapia, Bianca Laura Granato, Giuseppe d'Ippolito e Paolo Parentela, auspicano che Santelli "impari la lezione e da qui in avanti accetti che l'emergenza Covid va gestita in armonia con il governo e nell'esclusivo interesse dei cittadini, senza cedere agli ordini di partito".

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