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Silvia Romano è libera, grazie ad un'operazione d'intelligence

La cooperante italiana di 23 anni era stata rapita un anno e mezzo fa, nel novembre 2018, in questo centro di formazione a Chakama Town, vicino Malindi nel sudest del Kenya. A sequestrarla un gruppo di uomini armati che ha fatto irruzione nel complesso.

Il Corriere Redazione

09 Maggio 2020 - 18:24

Silvia Romano è libera, grazie ad un'operazione d'intelligence

Silvia Romano con i suoi bambini in Africa

"Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l'ora di tornare in Italia". Queste le prime parole di Silvia Romano liberata oggi in un'operazione dell'intelligence scattata la notte scorsa. Rientrera' in Italia domani con un aereo dell'Aise che atterrera' a Ciampino alle 14.00.

Silvia Romano è stata liberata. La cooperante italiana di 23 anni era stata rapita un anno e mezzo fa, nel novembre 2018, in questo centro di formazione a Chakama Town, vicino Malindi nel sudest del Kenya. A sequestrarla un gruppo di uomini armati che ha fatto irruzione nel complesso. Per mesi il buio sulla sua sorte, mentre la Farnesina era al lavoro, e ora finalmente l'annuncio arrivato direttamente dal premier Giuseppe Conte: "Silvia Romano è stata liberata!" ha scritto su Twitter "Ringrazio le donne e gli uomini dei servizi di intelligence esterna. Silvia, ti aspettiamo in Italia!".

"Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l'ora di tornare in Italia". Queste le prime parole di Silvia Romano liberata oggi in un'operazione dell'intelligence scattata la notte scorsa.

Silvia Romano rientrera' in Italia domani con un aereo dell'Aise che atterrera' a Ciampino alle 14.00. La volontaria, secondo quanto si apprende, "sta bene ed e' in ottima forma fisica".

Silvia Romano, che lavorava come cooperante in Kenya per la onlus marchigiana Africa Milele, era stata rapita il 20 novembre 2018 nel poverissimo villaggio di Chacama, a circa ottanta chilometri dalla capitale Nairobi. Prelevata con forza da un gruppo di uomini armati di fucili e machete. La polizia locale aveva ipotizzato una pista interna, ossia un rapimento ad opera di criminali comuni a scopo di estorsione, magari anche con la possibilita' che la ragazza venisse venduta oltre confine, in Somalia, ai jihadisti di al Shabaab. Tre dei responsabili del blitz erano stati arrestati e dalle indagini, portate avanti in Italia dalla Procura di Roma, era in effetti emerso che la ragazza potesse essere stata trasferita in Somalia subito dopo il sequestro: un trasferimento lampo organizzato da un gruppo islamista legato al Al-Shabaab che aveva fornito alla banda di criminali comuni kenyoti, autori materiali del sequestro, denaro e mezzi. Queste informazioni erano emerse un anno dopo il sequestro, nel novembre scorso, e da quel momento non era trapelato piu' nulla.

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