L'analisi

Il taglio delle poltrone non fa diminuire la spesa per i parlamentari

Il taglio dei parlamentari — da 630 a 400 deputati — era stato presentato come una svolta anche etica: meno poltrone, più efficienza, conti alleggeriti per le casse pubbliche.

Il Corriere Redazione

26 Dicembre 2025 - 21:31

parlamento, meno deputati ma spesa in crescita: i conti reali di camera e senato

Eppure, a guardare i numeri approvati dai due rami del Parlamento, la realtà si mostra più sfaccettata. La spesa complessiva non cala alla Camera dei deputati; al Senato la linea è più ordinata, con dotazioni stabili e risparmi pluriennali certificati. Cos’è successo? E soprattutto: come si concilia una promessa di risparmio con bilanci che raccontano altro?

Roma, 26 dicembre 2025. Doveva essere il simbolo di una politica più snella, sobria e meno costosa. Il taglio dei parlamentari — da 630 a 400 deputati — era stato presentato come una svolta anche etica: meno poltrone, più efficienza, conti alleggeriti per le casse pubbliche. Eppure, a guardare i numeri approvati dai due rami del Parlamento, la realtà si mostra più sfaccettata. La spesa complessiva non cala alla Camera dei deputati; al Senato la linea è più ordinata, con dotazioni stabili e risparmi pluriennali certificati. Cos’è successo? E soprattutto: come si concilia una promessa di risparmio con bilanci che raccontano altro? In questa fotografia aggiornata — tra rendiconti, dotazioni e dichiarazioni ufficiali — c’è un insegnamento meno immediato di uno slogan. La politica dei numeri non ama le semplificazioni: il contesto economico, l’inflazione 2021-2022, la ripresa delle assunzioni dopo anni di blocco, le rinegoziazioni dei contratti, l’assetto dei servizi interni ed esterni. Tutti fattori che incidono. È come navigare controcorrente: anche se si snellisce l’equipaggio, se la corrente aumenta, la velocità non cala quanto atteso.

LA PROMESSA DEL RISPARMIO E L’INERZIA DELLA SPESA
Il primo dato, in controluce, riguarda Montecitorio. Nel quinquennio 2017-2021 la spesa annua complessiva si collocava mediamente poco sopra il miliardo di euro (circa 1.034 milioni). Nel triennio successivo, 2022-2024, la media rielaborata sale a circa 1.293 milioni. Nel 2024 la spesa complessiva impegnata dalla Camera è pari a circa 1,26 miliardi di euro. In sintesi: la curva non scende, resta in lieve ma costante crescita. Il punto cruciale è distinguere tra spesa complessiva e spesa per attività funzionali, spesso confusa nel dibattito. Sempre nel 2024, le sole attività funzionali si attestano a circa 967 milioni: un dato aggregato che, se letto come “totale”, altera la percezione. La trasparenza semantica, in contabilità pubblica, è politica tanto quanto i numeri.

# I CONTI DELLA CAMERA: COSA DICE IL BILANCIO 2024
La riforma voluta dal Movimento 5 Stelle — entrata in vigore con l’attuale legislatura — ha inciso su una voce ben precisa: le indennità dei parlamentari non più in carica. Qui il risparmio è tangibile e stimato in circa 50 milioni di euro annui. Ma nel frattempo altre voci hanno fatto il loro corso: inflazione elevata tra 2021 e 2022, adeguamenti contrattuali, aggiornamento dei servizi, ripresa delle assunzioni.

## SPESE COMPLESSIVE VS SPESE FUNZIONALI: IL NODO DEI NUMERI
Il bilancio 2024 certifica una spesa complessiva di 1,26 miliardi e una spesa funzionale di 967 milioni. Il differenziale include poste che non attengono all’ordinaria operatività, ma che pesano sul complesso. E qui nasce il cortocircuito comunicativo: se si parla solo di “spese di funzionamento”, la traiettoria appare più contenuta; se si guarda al totale, l’andamento è crescente rispetto alla media 2017-2021.

## TAGLIO DEI PARLAMENTARI: RISPARMI NOMINALI, COSTO PRO CAPITE IN AUMENTO
Meno deputati, più risorse per ciascuno? È l’effetto aritmetico che emerge dalla voce “contributo unico e onnicomprensivo” destinato ai gruppi parlamentari. La dotazione resta sostanzialmente stabile negli ultimi esercizi — circa 30,9 milioni — ma con 400 deputati invece di 630 la quota pro capite inevitabilmente sale. La riforma incide dunque in doppia direzione: riduce alcune spese (indennità), ma aumenta l’intensità del finanziamento unitario laddove le dotazioni restano fisse.

# LE VOCI POLITICHE: SCERRA E TRANCASSINI
Il dibattito, come spesso accade, si gioca sulla cornice interpretativa. Filippo Scerra, questore di Montecitorio ed esponente del Movimento 5 Stelle, rivendica all’Adnkronos: “Se non ci fosse stato il taglio dei parlamentari, oggi la spesa complessiva sarebbe stata più elevata. La riforma ha infatti inciso direttamente su una specifica voce di bilancio, determinando una riduzione di circa 50 milioni di euro, legata al venir meno delle indennità dei parlamentari non più in carica”. E aggiunge: “È vero che altre voci di spesa hanno seguito l’andamento dell’inflazione e hanno contribuito a far crescere i conti complessivi, in particolare nel biennio 2021-2022. Tuttavia, se si guarda alle spese di funzionamento, emerge un quadro di sostanziale contenimento dei costi”.

## L’ARGOMENTO DEL M5S: I 50 MILIONI DI INDENNITÀ IN MENO
La tesi è chiara: senza la riforma, la spesa sarebbe maggiore di quella attuale, perché a parità di contesto macroeconomico ci sarebbero 230 deputati in più da retribuire. Il merito del taglio, sostiene Scerra, è dunque controfattuale: ha impedito un incremento ulteriore. È un argomento legittimo, soprattutto se collegato all’andamento dei prezzi nel 2021-2022 e ai costi dei servizi.

## LA REPLICA DI FDI: INFLAZIONE E GESTIONE VIRTUOSA
Sulla stessa lunghezza d’onda, Paolo Trancassini, questore della Camera per Fratelli d’Italia, parla sempre all’Adnkronos di “gestione attenta e virtuosa”: “Nonostante l’impatto dell’inflazione e una serie di aumenti generalizzati, la spesa complessiva è rimasta sostanzialmente invariata”. E aggiunge un elemento non secondario: “La Camera ha anche ripreso a effettuare assunzioni che mancavano da anni” senza che “i costi complessivi” registrassero “incrementi significativi”. Qui sta il paradosso apparente: si riavvia il turnover e, nel perimetro complessivo, si evita la deriva dei conti.

# IL SENATO, IL CASO DIVERSO
Se a Montecitorio i numeri scontano un contesto più accidentato, a Palazzo Madama il profilo è più lineare. La dotazione richiesta per il 2025 è identica a quella del 2011: 505 milioni di euro. E, per il periodo 2012-2024, la dotazione risulta ridotta di 21,6 milioni annui rispetto al 2011: la contrazione complessiva, dall’inizio della scorsa legislatura, sfiora i 302,4 milioni. Una corda tesa e tenuta con continuità.

## DOTAZIONI INVARIATE DAL 2011 E RISPARMI CUMULATI
Le carte approvate dall’Aula a metà dicembre certificano anche una riduzione delle spese di funzionamento per il 2025, pari a poco meno dell’1% rispetto all’anno precedente. Dal 2012 a oggi, il carico del Senato sulla finanza pubblica risulta ridotto di circa 460,5 milioni di euro. Non solo per il taglio strutturale della dotazione annua (21,6 milioni per quattordici anni consecutivi), ma anche per processi di razionalizzazione stimati in 12 milioni per gli anni 2018-2020 e 2022, e in 10 milioni annui per il triennio 2023-2025. Una disciplina contabile che, al netto dell’inflazione, ha retto la prova del tempo.

## IL RENDICONTO 2024: 495.368.972,44 EURO E IL NUOVO CENTRO VISITATORI
Il rendiconto 2024 di Palazzo Madama si ferma a 495.368.972,44 euro, inferiore alle previsioni di bilancio. È un dato che conferma la coerenza della spesa con la dotazione. Nello stesso pacchetto, il Senato finanzia un intervento simbolicamente non marginale: la trasformazione di alcuni locali oggi adibiti a magazzino nei pressi di Piazza Navona in un “centro visitatori” del Senato della Repubblica. Sorgerà al piano terra del palazzo di Piazza delle Cinque Lune. Trasparenza istituzionale e apertura al pubblico: un investimento in reputazione, oltre che in mattoni.

# CHE COSA CI DICONO QUESTI NUMERI? TRE CHIAVI DI LETTURA
C’è un filo rosso che lega le traiettorie di Camera e Senato: l’importanza del perimetro e del contesto. È sufficiente il taglio dei parlamentari per far calare la spesa? No, se il resto del perimetro cresce per dinamiche macroeconomiche o decisioni organizzative. È sufficiente la stabilità della dotazione per garantire efficienza? Solo se accompagnata da rinegoziazioni, risparmi aggiuntivi e una governance coerente.

## INFLAZIONE E CONTRATTI: LA MAREA CHE SOLLEVA TUTTE LE BARCHE
Tra 2021 e 2022 l’inflazione ha colpito l’intera macchina pubblica: servizi, forniture, energia, canoni, appalti. È la “marea” che solleva tutte le barche: anche quelle che hanno alleggerito l’equipaggio. Il fatto che la Camera abbia mantenuto la spesa complessiva su livelli non esplosivi, pur con nuove assunzioni e senza l’apporto dei 230 deputati in meno, dà sostanza all’argomento di Scerra e Trancassini. Ma non cambia l’evidenza contabile: la spesa media 2022-2024 resta superiore a quella 2017-2021 (1.293 milioni contro 1.034).

## PERIMETRO E TRASPARENZA: PERCHÉ CONTANO LE DEFINIZIONI
Confondere “spese complessive” e “spese funzionali” rischia di generare cortine fumogene. Il dato di 967 milioni per le attività funzionali nel 2024 non è il totale: per questo occorre una comunicazione istituzionale più rigorosa, capace di spiegare in modo ordinato le componenti del bilancio di Montecitorio. Altrimenti lo slogan prevale sul dato, e il dibattito pubblico si arena su numeri incomparabili.

## POLITICA E PERCEZIONE: LA DISTANZA DA COLMARE
La politica è fatta anche di simboli. Il taglio dei parlamentari, bandiera del M5S, ha un impatto immediato sulla percezione di sobrietà. Ma i cittadini misurano i risultati sui conti finali. E qui l’effetto visibile, oggi, è soprattutto l’aumento della spesa pro capite per deputato su alcune voci (per esempio il contributo ai gruppi pari a 30,9 milioni, a fronte di un’aula più piccola). È un paradosso solo apparente: meno poltrone, più dotazione per ciascuna. Può funzionare, se accompagnato da accountability e risultati tangibili nella qualità del lavoro parlamentare.

# UNA SFIDA PER IL 2025: SPENDING REVIEW 2.0
Il 2025 si apre con una domanda semplice: come evitare che l’inflazione “mangi” i risparmi ottenuti con la riforma? Al Senato la risposta passa per la continuità delle dotazioni (505 milioni, come nel 2011) e per razionalizzazioni già calendarizzate. Alla Camera, la partita si gioca su due piani: rendere più leggibili le voci di spesa e consolidare la dinamica delle “spese funzionali” in un trend discendente, distinguendo ciò che è effetto dei prezzi da ciò che è scelta organizzativa. E il rapporto con i cittadini? Il progetto del centro visitatori di Palazzo Madama — in Piazza delle Cinque Lune, a due passi da Piazza Navona — indica una direzione: aprire, spiegare, coinvolgere. La trasparenza non è retorica se si traduce in luoghi, documenti, numeri verificabili. È qui che la politica riconquista fiducia: quando la narrazione incontra il rendiconto, e le promesse si lasciano misurare, voce per voce, capitolo per capitolo. Infine, un’ultima immagine. Il bilancio è come un organismo: tagliare un arto non basta a guarire il corpo. Serve una riabilitazione, una dieta coerente, un monitoraggio continuo. Il taglio dei parlamentari ha ridotto un segmento di spesa — circa 50 milioni nelle indennità — ma il metabolismo dell’istituzione dipende da altro: contratti, servizi, personale, investimenti. La sfida, ora, è rendere quel taglio la leva di una riforma più profonda della macchina, senza alibi e senza slogan. Perché il tempo degli annunci, alla prova dei 495.368.972,44 euro del Senato nel 2024 e dell’1,26 miliardi della Camera, è finito a metà dicembre, quando le Aule hanno approvato i conti. Da qui si riparte.

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