sistema penitenziario

Emergenza carceri: l'Osapp propone la promozione per meriti eccezionali del personale di prossimità

Il Mattino di Basilicata

28 Agosto 2024 - 10:19

Matera, proteste in carcere: detenuti non rientrano nelle celle e uno sale sul tetto. La situazione è rientrata in serata

Casa circondariale di Matera (archivio)

LA LETTERA APERTA DELL'OSAPP A FIRMA DEL SEGRETARIO GENERALE LEO BENEDUCI

Questa Segreteria Generale reputa doveroso ed opportuno evidenziare come e quanto il personale di prossimità del Corpo di Polizia penitenziaria, nella cornice della crescente emergenza carceraria e delle connesse difficoltà rispetto ad eventi critici di particolare drammaticità ed in cui, purtroppo, gli organi territoriali dell’Amministrazione penitenziaria, spesso, non hanno brillato di particolare efficienza, ha dimostrato doti eccezionali nell'espletamento dei servizi, tra l’altro anche durante la fruizione delle ferie dei colleghi e assenze varie giustificate per istituti che consentono di assentarsi dal lavoro legittimamente. Peraltro, le predette difficoltà non hanno costituito mere astrazioni burocratiche, ma realtà concrete soprattutto sul piano delle aggressioni ai danni di chi del Corpo negli istituti penitenziari opera a strettissimo e quotidiano contatto con la popolazione detenuta, in cui la tensione è spesso degenerata in rivolte. A ciò si aggiungano tutte le questioni connesse ai traffici di droga, uso dei telefonini e resistenze per l’intralcio all'attività di polizia giudiziaria. In questo scenario da "inferno moderno", gli Agenti-Assistenti, i Sovrintendenti e gli Ispettori di prossimità hanno operato con dedizione e professionalità encomiabili: disarmati ed in netta inferiorità numerica - un agente ogni 150 detenuti in alcuni casi – ed hanno mantenuto l'ordine là dove il caos sembrava l'unico epilogo possibile. Tuttavia, sul fronte delle promozioni per meriti eccezionali in cui particolarmente l’Amministrazione penitenziaria si è ultimamente distinta rispetto agli altri Corpi, l’attenzione si è soffermata sui vertici identificabili nei Comandanti che si giovano dei loro uomini e non, come ad avviso di questa O.S. altrettanto si sarebbe dovuto, mediante altrettante progressioni extra-ordinem al personale di base che ha interpretato adeguatamente le indicazioni dei comandanti promossi. È, tale, da ritenersi un paradosso che merita una soluzione immediata. Si sottolinea che la funzione di comandante del Reparto o di un servizio implica necessariamente avere del personale alle dipendenze che esegue ordini e direttive non in modo automatico ma funzionale, aggiungendo la propria dignità, il proprio onore e la propria professionalità nel solco delle prescrizioni costituzionali. Se un Comandante del Reparto o il Coordinatore-Responsabile di una articolazione riceve una promozione per meriti eccezionali, laddove ad esempio tale iniziativa sia conseguita ad una particolare operazione di servizio o al raggiungimento di specifici ed encomiabili risultati, non si comprende come e perché tale riconoscimento non possa estendersi anche ai suoi collaboratori.


A titolo esemplificativo, si considerino:


1. la gestione dei disordini e delle rivolte: il contenimento e la risoluzione di situazioni critiche non sono mai il risultato dell'azione di un singolo, ma dell'operato coordinato di tutti gli agenti coinvolti;


2. le perquisizioni su larga scala o in strutture attigue: il successo di tali operazioni dipende dalla meticolosità e dall'impegno di ogni singolo agente che vi partecipa e non già solo ed esclusivamente dai Comandanti;


3. la cattura di evasi o latitanti: queste operazioni richiedono un lavoro di squadra impeccabile, dove ogni elemento della catena operativa gioca un ruolo fondamentale. I poliziotti penitenziari non sono numeri da trascrivere su un foglio Excel: sono coloro che ogni giorno entrano in quella che è stata definita come una "zona di frontiera tra la civiltà e la barbarie". E lo fanno non con la protezione di un ufficio e di una scrivania, ma con il solo scudo della propria divisa e di un senso del dovere che spesso non trova eguali altrove, a mani nude e, purtroppo, nonostante il concreto rischio di conseguenze penali e disciplinari che, spesso frutto della disorganizzazione e delle disattenzioni di chi dirige, flagellano in questo periodo, senza tregua, la Polizia penitenziaria.

Si chiede, pertanto, alle SS.LL. di voler finalmente valutare con la necessaria sensibilità e attenzione tutte le situazioni che sul territorio nazionale meritano e hanno meritato una considerazione che va ben oltre il mero encomio, il plauso o la c.d. “pacca sulle spalle” nei confronti di donne e uomini in “trincea” ovvero in posizioni gerarchicamente arretrate e non meno meritevoli della più alta considerazione, quale tangibile riconoscimento del valore dei singoli e, con ciò, del Corpo nella sua interezza. In attesa, quindi, di cortese e necessariamente sollecito riscontro in merito alle determinazioni che le SS.LL., si auspica, non si asterranno dall’assumere, si ringrazia e si inviano distinti saluti.

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