caso orlandi
09 Gennaio 2023 - 18:13
"Il Santo Padre - dichiara l'avvocato Sgrò - ci rispose che l'argomento era di competenza del promotore di Giustizia Vaticana e a lui dovevamo rivolgerci. Cosa che abbiamo fatto a gennaio 2022 - continua Sgrò - senza avere nessuna risposta. Neanche oggi abbiamo avuto comunicazioni. Tutto ciò che sappiamo lo abbiamo appreso dalla stampa. Se fosse vero ne saremo felici". "Vorrei capire un po' di piu' in merito a questa notizia che ho appreso" dalle agenzie. Lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa nel 1983, intervistato da Rainews 24.. Questa riapertura delle indagini da parte della giustizia Vaticana, aggiunge, "la leggo come una cosa positiva. Mi sono sempre illuso e disilluso nella vita", e quindi "voglio andarci con i piedi di piombo, ma il fatto che si sia deciso di riaprire l'inchiesta la vedo come una decisione positiva". "Io sono disponibile - dice ancora - e spero di essere ascoltato quanto prima" perche' ci sono "degli elementi che sono emersi in questi ultimi anni. Ci sono ad esempio dei messaggi whatsapp che mi sono arrivati che parlano di cose che riguardano Emanuela". Insomma, continua, se questa nuova indagine "è fatta in buona fede per arrivare a una soluzione, allora la vedo come una cosa positiva per fare finalmente chiarezza. Mi auguro che sia la volta buona perchè nasca una collaborazione" tra la giustizia italiana e quella Vaticana, "e si arrivi a una soluzione" perché "la verità da qualche parte sta, la verita c'è e alcune persone la conoscono". E conclude: "Forse ci si e resi conto che questa è una storia che non si riuscirà a nascondere fino alla fine e prima poi dovrà arrivare a una soluzione. Ci sono nuovi elementi che vanno analizzati e io sono convinto che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto" e "per la prima volta il Vaticano ha deciso di arrivare a una soluzione"
"Indagare alla ricerca della verità può essere sempre utile, può esserlo il fatto che indaghi il Vaticano, ma al tempo stesso bisognerebbe partire dal presupposto che vi siano elementi per ricondurre all'interno del Vaticano i moventi della vicenda, altrimenti non riesco a capire perché il Vaticano si interessi alle vicissitudini di una propria cittadina il cui eventuale rapimento e morte conseguente il rapimento si sono verificate in Italia e su cui per anni e anni ha indagato la giustizia italiana con esiti assolutamente incongrui e non conducenti". Otello Lupacchini, magistrato tra i massimi esperti del caso Orlandi e della banda della Magliana, commenta così all'Adnkronos la notizia della decisione da parte del promotore di giustizia vaticana di riaprire le indagini insieme alla Gendarmeria sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. "Evidentemente dobbiamo presumere che in mano al promotore di giustizia vi siano elementi nuovi e diversi rispetto a quelli esaminati - continua - Si possono solo fare ipotesi allo stato, che lasciano il tempo che trovano. Potrebbe essere sia un modo di trovare o dar prova di collaborazione tra Stato e Chiesa ma anche un modo per mettere una pietra tombale e dire che ci hanno provato ma non se ne è tirato fuori un ragno dal buco. Potrebbe essere, quella del Vaticano, una scelta strategica in un senso o nell'altro, dunque, considerato il momento e la virulenza delle polemiche in corso".
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