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CONO D'OMBRA
petroliera Xelo
18 Aprile 2022 - 12:03
Preoccupa la situazione a largo della Tunisia per il naufragio della petroliera Xelo che trasportava 750 tonnellate di greggio, avvenuto tra venerdì e sabato nel Golfo di Gabes. Il relitto, al momento, è adagiato su un fondale di 15 metri e a circa 3 miglia nautiche dalla costa tunisina. Le autorità locali hanno dichiarato che gli sversamenti in mare di idrocarburi sarebbero stati minimi. «Sono 750 tonnellate di idrocarburi in una nave affondata. E’ molto rischioso. Abbiamo offerto subito il nostro aiuto. I nostri mezzi in pochi minuti erano pronti a intervenire. Ma più che proporre assistenza non possiamo fare». E’ allarmato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ha passato la Pasqua in continuo contatto con il Reparto Marino Ambientale delle Capitanerie di Porto che hanno esperienza e tecnologia sufficiente a prevenire il disastro ambientale che causerebbe uno sversamento della petroliera dei misteri Xelo. Ma Armatore e autorità tunisina ancora non accettano l’intervento dei mezzi antinquinamento per i quali il nostro Paese rappresenta un’eccellenza. «Ci sono stati contatti. Ma solo attraverso le due Marine Militari», spiega il ministro Cingolani al Corriere.it. Una procedura anomala rispetto ai protocolli di sicurezza che prevedono innanzitutto di svuotare le cisterne, si temporeggia? E perché il governo tunisino la ritiene un affare militare?. La nave mercantile Xelo, battente bandiera della Guinea Equatoriale, proveniente dall’Egitto e diretta a Malta, venerdì sera aveva chiesto di entrare in acque tunisine a causa delle cattive condizioni meteorologiche. I sette membri dell’equipaggio erano stati evacuati. Durante il tragitto tra il porto egiziano di Damietta e Malta, aveva cominciato ad imbarcare acqua a circa sette chilometri dalla costa del Golfo di Gabe’s.
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