L'inchiesta
27 Luglio 2023 - 17:13
Sono centinaia le vittime di falso trading online in tutta Italia, organizzato da una banda disarticolata da una operazione internazionale di Polizia: si stima che il giro d'affari illecito fosse di decine di milioni di euro, considerate le 42mila telefonate intercettate. Gli investitori venivano agganciati telefonicamente e turlupinati attraverso piattaforme fasulle che proiettavano profitti da capogiro, mentre gli investimenti erano già stati inghiottiti da criptovalute non tracciabili. Le indagini della Procura della Repubblica di Pordenone e della Procura Speciale Contro la Corruzione e il Crimine Organizzato Spak di Tirana hanno portato all'emissione di quattordici ordinanze di custodia cautelare in Albania, di cui nove in carcere e cinque ai domiciliari; cinque persone sono in fuga. Oltre 40 sono le persone denunciate. A essere truffati sono stati uomini e donne di tutte le età e di varie estrazioni sociali (operai, professionisti, ma anche casalinghe e pensionati), attratti dalla possibilità di guadagnare soldi in modo veloce e comodo. Dopo aver ottenuto la fiducia della vittima, i malviventi effettuavano una prima proposta d'investimento di 250 euro in azioni Amazon osservandone il rendimento per una settimana. In base a quanto apprendevano nelle conversazioni telefoniche, i truffatori proponevano poi l'estensione dell'investimento in criptovalute ottenendo il versamento di migliaia di euro su conti stranieri. La fidelizzazione del cliente diveniva così efficace al punto che la vittima, nella maggior parte dei casi, acconsentiva a far operare sul proprio Pc il truffatore, che da remoto disponeva "in tempo reale" i bonifici esteri mediante un software di controllo a distanza denominato "Anydesk". I truffatori, tuttavia non si limitavano a questo: frequente era infatti il controllo delle email, delle fotografie e dei documenti delle vittime, tutte informazioni che venivano sfruttate per fare social engineering per il plagio dei malcapitati qualora si dimostrassero reticenti ai successivi investimenti. Altre volte, nel percepire la titubanza delle vittime, i truffatori assumevano atteggiamenti aggressivi e perfino spietati anche sfruttando le informazioni precedentemente apprese, al punto di convincere le stesse vittime a richiedere finanziamenti dedicati a nuovi investimenti. In altri casi, proprio le vittime consegnavano spontaneamente le credenziali di accesso ai propri servizi di home banking al "consulente", in modo da velocizzare le operazioni di investimento cogliendo al volo un particolare andamento di mercato.
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