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La sala da gioco nel cinema Italiano: tra provincia e commedia

Il cinema Italiano ha spesso usato sale da gioco come ambientazioni o come elementi di scena per raccontare delle storie emozionanti.

Il Corriere Redazione

12 Giugno 2025 - 13:39

La sala da gioco nel cinema Italiano: tra provincia e commedia

Negli Stati Uniti i casino sono una parte molto importante dell’immaginario epico utilizzato, ad esempio, per parlare di Las Vegas tra piume e Champagne; in Italia, invece, queste prendono tutta un’altra strada e raccontano una storia più intima e profondamente umana. Non ci sono infinite luci al neon ma spesso sale di paese o nei retrobottega dei bar, dove si animano i sogni di moneta in moneta.

Chiunque abiti nella provincia Italiana lo sa bene: non si è mai troppo distanti da una sala gioco. Spesso piccola, spesso fumosa, sicuramente nascosta dietro vetri oscurati; spesso è posizionata in quartieri qualunque, dove la gente spesso passa soltanto eppure è lì, nei ritagli del quotidiano. Quello che non tutti sempre sanno è che il cinema Italiano le ha spesso usato come ambientazioni o come elementi di scena per raccontare delle storie emozionanti.

Negli Stati Uniti i casino sono una parte molto importante dell’immaginario epico utilizzato, ad esempio, per parlare di Las Vegas tra piume e Champagne; in Italia, invece, queste prendono tutta un’altra strada e raccontano una storia più intima e profondamente umana. Non ci sono infinite luci al neon ma spesso sale di paese o nei retrobottega dei bar, dove si animano i sogni di moneta in moneta.

Un modo di dipingere la provincia

Uno dei primissimi a capire il potenziale narrativo del mondo delle bische e sale gioco fu Alberto Sordi, che partendo dal suo debutto alla regia nel 1966, iniziò a parlare di uomini che sognano di sfondare e che in questo tragitto scelgono anche di giocare. Parliamo di un nuovo possibile stereotipo dell’italianeità, forse anche progenitore dei cosiddetti “personaggi fantozziani” nella loro complessa umanità. Ad aver poi analizzato più a fondo il tema ci hanno pensato registi come Pupi Avanti, che nella sua rappresentazione della provincia non ha mai nascosto i desideri sopiti degli uomini, così come i loro impulsi. Anche in tempi più recenti le sale da gioco hanno fatto capolino all’interno delle produzioni di registi come Paolo Virzì, come in “Caterina va in città” dove le luci intermittenti delle slot machine fanno da sfondo a un’Italia molto particolare.

Ma possono far ridere queste sale da gioco?

Le sale da gioco hanno avuto rappresentazione anche all’interno dell’universo delle commedie all’Italiana, in quanto quest’ultimo sono sempre state come delle potenti ed efficaci cartine al tornasole per le nevrosi della collettività. Dai cinepanettoni ai film dal respiro generazionale, le sale da gioco e le macchinette hanno fatto spesso capolino tra caratterizzazioni, scenografie e tanto altro ancora.  

Prendiamo come esempio “Benvenuti al sud”, dove è possibile vedere un interessante esempio di utilizzo della slot come di elemento narrativo per far vedere l’abitudine di una certa fascia della popolazione. Parliamo di Smetto quando voglio, in cui ci sono personaggi che scelgono il gioco come strumento per scommettere su sé stessi oltre al loro impegno scolastico.

In tutti questi casi parliamo sempre di un utilizzo quasi metaforico dello strumento, che permettono di inquadrare sotto una luce ben precisa alcune grandi caratteristiche del “popolo” italiano. Le sale gioco in questo caso diventano specchi dove poter analizzare la psicologia dei personaggi, più che analizzarne la fortuna, con la macchina da presa che cerca di accentuare questo o quell’elemento per dare risalto a ciò che abita chi frequenta questi luoghi.

E fuori abita la provincia immobile, fatta di case tutte uguali, abitate da persone che quando non vogliono raggiungere le sale gioco si dilettano a casa con gli smartphone alle slot machine di siti famosi come betfair. In un’Italia che non sembra voler cambiare mai, manco fossimo nel “gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, le sale da gioco hanno rappresentato un filo rosso che collega il passato al presente e che prevediamo di poter percepire anche durante il corso del futuro.

 

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