Focus

Ricerca e Sviluppo: quanto spende davvero l'Italia?

Ricerca e sviluppo (R&S) sono il motore propulsivo dell'innovazione e della crescita economica. Un paese che investe in R&S potenzia la sua capacità di competere a livello internazionale, crea posti di lavoro qualificati e migliora la qualità della vita dei suoi cittadini.

Il Corriere Redazione

13 Gennaio 2025 - 13:43

Ricerca e Sviluppo: quanto spende davvero l'Italia?

Un aspetto cruciale per comprendere la dinamica degli investimenti in R&S è l'analisi del settore privato. I dati dell'Osservatorio conti pubblici 2024 dell'Università Cattolica indicano che negli ultimi dieci anni, le imprese italiane hanno mostrato segnali di risveglio, incrementando la spesa dallo 0,6% del PIL nel 2010 allo 0,8% nel 2021.

Ricerca e sviluppo (R&S) sono il motore propulsivo dell'innovazione e della crescita economica. Un paese che investe in R&S potenzia la sua capacità di competere a livello internazionale, crea posti di lavoro qualificati e migliora la qualità della vita dei suoi cittadini.

Peccato però che l'Osservatorio conti pubblici 2024 dell'Università Cattolica evidenzi un quadro tutt’altro che incoraggiante per l’Italia, con il Paese che si colloca in una posizione di retroguardia rispetto ai principali partner economici.

Il quadro generale degli investimenti in R&S in Italia

Ma come stanno davvero le cose? L’attenzione verso gli investimenti in ricerca e sviluppo è sempre stata così ridotta? I dati dell'ISTAT, pubblicati nel rapporto "Ricerca e sviluppo in Italia - Anni 2022/2024", fotografano la situazione fino al 2022, indicando una spesa in ricerca e sviluppo di circa 27,3 miliardi di euro, con un incremento del 5,0% rispetto all'anno precedente.

Questo trend positivo, con una crescita diffusa su tutto il territorio nazionale e un’accelerazione più marcata nel Mezzogiorno (+11,2% nelle Isole e +6,1% nel Sud), fornisce una base di partenza per l'analisi. Tuttavia, è fondamentale contestualizzare questi dati con le più recenti osservazioni dell'Osservatorio conti pubblici 2024 dell'Università Cattolica.

Pur non disponendo ancora dei dati definitivi per il 2023 e il 2024, infatti, l'Osservatorio offre una prospettiva più attuale, evidenziando come la spesa in R&S in Italia, seppur in crescita in termini assoluti, rimanga cronicamente inferiore rispetto alla media OCSE e ai principali competitor europei.

La spesa in R&S nel settore privato e pubblico

Un aspetto cruciale per comprendere la dinamica degli investimenti in R&S è l'analisi del settore privato. I dati dell'Osservatorio conti pubblici 2024 dell'Università Cattolica indicano che negli ultimi dieci anni, le imprese italiane hanno mostrato segnali di risveglio, incrementando la spesa dallo 0,6% del PIL nel 2010 allo 0,8% nel 2021.

Secondo un report Info Data de Il Sole 24 Ore pubblicato a dicembre 2022, il settore privato in Europa rappresentava allora la quota maggiore della spesa in R&S, con il 66,08% del totale nel 2021. Questo dato evidenzia l'importanza cruciale degli investimenti privati in ricerca e sviluppo per la competitività europea e, di conseguenza, anche per quella italiana.

Mentre L'ISTAT nel suo rapporto evidenzia che questo aumento è trainato dalle medie e grandi aziende. Complici le maggiori possibilità di investimento, potenziate a loro volta dalla ricca proposta di bandi e contributi pubblici a supporto della ricerca e dello sviluppo in vari settori economici. Tuttavia, nel suo complesso la finanza agevolata sta cambiando rotta.

Negli ultimi anni infatti l'obiettivo condiviso da molti bandi pubblici è quello di innovare e digitalizzare l'economia nazionale per raggiungere finalmente il traguardo di una completa Transizione 4.0 e avviarsi verso la Transizione 5.0, per cui è già attivo il Piano Transizione 5.0 con una dotazione di 6,3 miliardi di euro. È anche a questa revisione delle politiche in fatto di aiuti pubblici che si deve la riduzione degli investimenti in ricerca e sviluppo a cui stiamo assistendo.

Tornando ai dati, nonostante i progressi l'Osservatorio dell'Università Cattolica sottolinea che il livello di spesa delle imprese italiane resta inferiore a quello dei principali competitor europei, in particolare tedesche e francesi. Ancora più marcato è il divario con gli Stati Uniti, dove, sempre secondo l'Osservatorio, le aziende investono in R&S il 2,4% del PIL nel 2021, un valore triplo rispetto a quello italiano. Questa disparità mina la capacità del nostro sistema produttivo di innovare e di competere sui mercati globali.

Anche il settore pubblico e le università giocano un ruolo fondamentale nel panorama della R&S. Secondo il rapporto dell'ISTAT nel 2022 si è registrato un aumento della spesa in questi settori, con un incremento del 7,5% per le università e del 5,2% per le istituzioni pubbliche. L'Osservatorio dell'Università Cattolica prevede però un aumento molto contenuto della spesa pubblica in R&S per i prossimi anni, pari ad appena lo 0,1% in cinque anni.

Le prospettive future

L’Italia, secondo l'Osservatorio dell'Università Cattolica, si ferma ad una spesa in R&S pari all'1,3% del PIL, un valore significativamente inferiore alla media OCSE del 2,8% e ben distante da paesi come Stati Uniti (3,5%) e Germania (3%). Questo divario, già consistente negli anni passati come testimoniato dai dati storici dell'Osservatorio, persiste e rischia di aggravarsi ulteriormente.

Il report Info Data pubblicato a dicembre 2022 evidenziava già allora che l'intensità di R&S dell'UE nel suo complesso era diminuita dal 2,31% del PIL nel 2020 al 2,27% nel 2021. Pertanto, pur considerando la crescita registrata dall'ISTAT fino al 2022, la fotografia scattata dell'Università Cattolica suggerisce che gli sforzi compiuti dall'Italia siano ancora insufficienti per colmare il gap con le economie più avanzate.

La previsione di un aumento limitato della spesa pubblica in R&S nei prossimi anni pari ad appena lo 0,1% in un quinquennio (sempre secondo l'Osservatorio dell'Università Cattolica) non fa che confermare la necessità di un cambio di passo radicale nelle politiche di investimento in ricerca e innovazione.

Senza dubbio più positivo è il rapporto "Ricerca e sviluppo in Italia - Anni 2022/2024" dell’ISTAT, che prevede per il 2024 una ripresa della spesa in R&S da parte delle imprese pari al +4,6% sul 2023, dopo una lieve flessione nel 2023.

Ma anche se questa previsione si realizzasse, per invertire la rotta e recuperare il terreno perduto, sarebbe necessario un impegno molto più incisivo e coordinato. Occorre aumentare in modo sostanziale gli investimenti, sia pubblici che privati, puntando su settori strategici ad alto contenuto tecnologico e favorendo la collaborazione tra imprese, università e centri di ricerca.

Inserisci un commento

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

BLOG