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Le sanzioni economiche imposte alla Russia: un boomerang sull'Europa e una sfida economica

Le sanzioni economiche imposte alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina sono state pensate come un mezzo per indebolire Mosca, ma il bilancio a distanza di tempo mostra un panorama molto più complesso.

Il Corriere Redazione

11 Ottobre 2024 - 11:00

Le sanzioni economiche imposte alla Russia: un boomerang sull'Europa e una sfida economica

Se da un lato hanno avuto effetti sulle finanze russe, dall'altro queste misure hanno generato gravi ripercussioni sulle economie europee, evidenziando un equilibrio fragile e mettendo a dura prova le capacità di resilienza degli stati membri dell'Unione Europea.

Le sanzioni economiche imposte alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina sono state pensate come un mezzo per indebolire Mosca, ma il bilancio a distanza di tempo mostra un panorama molto più complesso. Se da un lato hanno avuto effetti sulle finanze russe, dall'altro queste misure hanno generato gravi ripercussioni sulle economie europee, evidenziando un equilibrio fragile e mettendo a dura prova le capacità di resilienza degli stati membri dell'Unione Europea.

L'effetto sulle economie europee: inflazione e carenza energetica

L'Europa si è trovata ad affrontare una crisi energetica di grandi proporzioni, a seguito dell'interruzione delle forniture di gas e petrolio russo. I prezzi dell'energia sono saliti vertiginosamente, provocando un'inflazione galoppante che ha superato il 7% in alcuni paesi come la Francia nel 2023. Il rincaro energetico si è manifestato in un aumento dei prezzi dell'elettricità e del carburante: in Francia, ad esempio, l'elettricità ha registrato aumenti cumulativi del 40% tra il 2022 e il 2024, con il prezzo della benzina stabilizzato a livelli superiori a 1,82 € al litro. Questo incremento dei costi ha generato una spirale negativa sull'economia europea, dove industrie ad alta intensità energetica, come quella chimica e metallurgica, hanno visto ridurre drasticamente la loro competitività. Aziende come BASF hanno deciso di delocalizzare parte delle loro produzioni in Cina, cercando di sfuggire alla pressione dei costi. Le difficoltà nel settore energetico hanno avuto un impatto significativo anche sui bilanci statali, aggravando situazioni già delicate come quella della Francia, dove il deficit pubblico è previsto in crescita fino al 6,2% del PIL nel 2025, contro il limite massimo del 3% stabilito dai trattati europei.

La resistenza della Russia: un'economia che si adatta

Al contrario di quanto atteso, la Russia ha dimostrato una capacità di adattamento sorprendente. Dopo una recessione modesta nel 2022 (-1% del PIL), l'economia russa è tornata a crescere, con un tasso del 4% nel 2023 e previsioni simili per il 2024. Lo shock iniziale delle sanzioni ha spinto Mosca a cercare nuovi mercati e partner commerciali, aumentando le esportazioni energetiche verso paesi come Cina e India e riorganizzando le sue catene di approvvigionamento. Anche le misure più severe, come l'esclusione dal sistema SWIFT e le restrizioni sulle esportazioni tecnologiche, non hanno prodotto l'effetto paralizzante sperato.

Le sanzioni europee, tuttavia, hanno avuto conseguenze sul benessere della popolazione russa, con una riduzione del tenore di vita e una maggiore difficoltà di accesso a beni di consumo occidentali. Ma la capacità del governo di mantenere un certo controllo sulla situazione economica ha permesso di attenuare le conseguenze più gravi, grazie anche ai proventi delle esportazioni energetiche, che rimangono una fonte vitale di reddito.

La fragilità dei sistemi energetici europei

La crisi energetica ha rivelato la vulnerabilità dei sistemi europei, da tempo dipendenti dal gas e dal petrolio russo a basso costo. La necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento è diventata una priorità strategica per l'UE, che si è impegnata in programmi di investimento in energie rinnovabili e infrastrutture per il gas liquefatto. Tuttavia, la transizione richiede tempo e ingenti risorse, mentre i costi attuali mettono sotto pressione i bilanci pubblici e privati. La sfida principale per i paesi europei è mantenere la stabilità economica interna senza compromettere il sostegno all'Ucraina. I bilanci pubblici, già messi alla prova dalle conseguenze della pandemia, ora devono affrontare anche i costi legati alla crisi energetica e all'inflazione. In Francia, la situazione è particolarmente critica: con un debito pubblico che ha raggiunto i 3.160 miliardi di euro e margini di manovra sempre più ridotti, il governo di Michel Barnier si trova costretto a implementare misure di austerità per il bilancio 2025, con l'obiettivo di contenere un deficit che rischia di sfuggire al controllo.

Ripensare le sanzioni: un nuovo approccio per l'Europa

Alla luce degli sviluppi recenti, è evidente la necessità di ripensare le strategie europee in merito alle sanzioni. Se da un lato è essenziale mantenere il sostegno all'Ucraina, dall'altro l'Unione Europea deve considerare l'impatto delle sue decisioni sulle proprie economie. L'aumento dei prezzi energetici e la perdita di competitività industriale potrebbero minare la capacità dell'UE di fornire aiuti militari e finanziari continuativi a Kyiv. Se pare impossibile cambiare la natura delle sanzioni già decise, le prossime potrebbero essere di natura diversa e prendere in considerazione le loro conseguenze. Ad esempio, delle sanzioni sulle assicurazioni marittime potrebbero far correre il rischio di un’ulteriore aumento del prezzo dell’energia nonché di incidenti marittimi a causa di barche meno controllate poiché non assicurate.

L'obiettivo non è dunque necessariamente l'abbandono delle sanzioni, ma una loro revisione critica per minimizzare i danni alle economie europee. Questo potrebbe includere una valutazione attenta delle misure energetiche in vigore e una maggiore flessibilità nell'applicazione delle sanzioni, cercando di equilibrare le esigenze di sicurezza con la stabilità economica interna. In un contesto di crescente instabilità politica, con l'ascesa dei movimenti populisti in diversi paesi dell'UE, è fondamentale adottare una strategia che salvaguardi tanto la democrazia in Ucraina quanto la stabilità politica interna all'Unione.

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