Il caso taciuto
20 Febbraio 2024 - 15:39
''Se l'appello dovesse essere respinto Assange potrebbe essere estradato immediatamente e lo attende la condanna da scontare - questa sì inappellabile - di 175 anni di carcere, solo per aver fatto il suo lavoro di giornalista e aver difeso la libertà di pensiero, baluardo insopprimibile della democrazia e della civiltà occidentale", dichiaranno i consiglieri capitolini del M5S Virginia Raggi, Linda Meleo, Daniele Diaco, Paolo Ferrara e il capogruppo della Lista Civica Raggi in Campidoglio Antonio De Santis che oggi pomeriggio parteciperemo al raduno davanti all'Ambasciata britannica di Roma in via XX Settembre, proprio in contemporanea con il pronunciamento dell'Alta Corte di Giustizia Britannica
Di fronte all'Alta corte britannica gli avvocati di Julian Assange sono pronti a effettuare un ultimo tentativo per impedire l'estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, dove dovrebbe affrontare le accuse di spionaggio. I legali chiederanno ai giudici di concedere una nuova udienza di appello. I magistrati Victoria Sharp e Jeremy Johnson potrebbero emettere un verdetto già domani, al termine di un'udienza di due giorni, ma è più probabile che impiegheranno diverse settimane per arrivare a una sentenza. Se la pronuncia fosse sfavorevole ad Assange, questi potrebbe rivolgersi alla Corte Europea per i diritti umani ma si teme che possa essere messo su un aereo per gli Stati Uniti prima di poter presentare ricorso. "Questa udienza segna l'inizio della fine del caso di estradizione, poiché qualsiasi motivo respinto da questi giudici non può essere ulteriormente impugnato nel Regno Unito, portando Assange pericolosamente vicino all'estradizione", ha affermato il gruppo per la libertà di stampa Reporter Senza Frontiere. I sostenitori di Assange hanno in programma di manifestare davanti al palazzo neogotico del tribunale in entrambi i giorni e di marciare verso l'ufficio del primo ministro britannico, Rishi Sunak, a Downing Street alla fine dell'udienza. Di fronte all'Alta corte britannica gli avvocati di Julian Assange sono pronti a effettuare un ultimo tentativo per impedire l'estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, dove dovrebbe affrontare le accuse di spionaggio. I legali chiederanno ai giudici di concedere una nuova udienza di appello. I magistrati Victoria Sharp e Jeremy Johnson potrebbero emettere un verdetto già domani, al termine di un'udienza di due giorni, ma è più probabile che impiegheranno diverse settimane per arrivare a una sentenza. Se la pronuncia fosse sfavorevole ad Assange, questi potrebbe rivolgersi alla Corte Europea per i diritti umani ma si teme che possa essere messo su un aereo per gli Stati Uniti prima di poter presentare ricorso. "Questa udienza segna l'inizio della fine del caso di estradizione, poiché qualsiasi motivo respinto da questi giudici non può essere ulteriormente impugnato nel Regno Unito, portando Assange pericolosamente vicino all'estradizione", ha affermato il gruppo per la libertà di stampa Reporter Senza Frontiere. I sostenitori di Assange hanno in programma di manifestare davanti al palazzo neogotico del tribunale in entrambi i giorni e di marciare verso l'ufficio del primo ministro britannico, Rishi Sunak, a Downing Street alla fine dell'udienza.
- "Julian è un prigioniero politico e la sua vita è a rischio: ciò che è successo a Navalny potrebbe succedere a lui" in America. Lo ha detto oggi ai giornalisti Stella Assange a margine della prima delle due giornate di udienza sull'ammissibilità dell'appello da ultima spiaggia presentato dinanzi alla giustizia britannica dalla difesa del marito - l'attivista e giornalista australiano Julian Assange - per cercare di evitarne l'estradizione negli Usa. La donna è tornata a denunciare la caccia americana contro il cofondatore 52enne di WikiLeaks come una vendetta per la divulgazione, a partire dal 2010, di centinaia di migliaia di documenti riservati del Pentagono o del Dipartimento di Stato contenenti anche rivelazioni imbarazzanti su crimini di guerra attribuiti alle forze di Washington in Iraq e Afghanistan. "L'attacco a Julian è un attacco ai giornalisti di tutto il mondo, un attacco alla verità e un attacco al diritto dell'opinione pubblica di conoscerla", ha tuonato con al fianco Edward Fitzgerald, uno degli avvocati difensori, fra i consensi di alcune centinaia di partecipanti a un raduno di protesta per la liberazione di Assange davanti all'Alta Corte di Londra. Riferendosi al verdetto dei giudici atteso non prima di domani, Stella Assange ha infine ripetuto che per il marito - provato da quasi 5 anni di detenzione in isolamento nel carcere di massima sicurezza britannico di Belmarsh sino a non poter presenziare alle udienze - la consegna agli Stati Uniti o meno è questione di vita o di morte. Ma ha aggiunto che la decisione finale, come in tutti i casi di estradizione, sarà "politica, non giudiziaria"; e sottolineato come il governo del Regno Unito non avrebbe esitato a negare alla Russia di Vladimir Putin una qualunque persona accusata d'aver pubblicato documenti segreti russi.
"Quanta ipocrisia da chi si occupa di diritti umani solo quando fa comodo". "Facile fare i democratici e i cultori dei diritti umani solo quando fa comodo. Ha ragione il professore Alessandro Orsini quando afferma che Navalny c'entra poco con la libertà e la difesa dei diritti umani, altrimenti Calenda e gli altri partiti che ieri erano presenti a Roma, alla fiaccolata in Campidoglio, ne avrebbero organizzata una anche per Julian Assange che rischia di essere estradato e condannato negli Usa solo per aver denunciato i crimini della Nato. D'altronde sono gli stessi partiti che celebrano come democratico lo stato di Israele, nonostante sia responsabile non solo di una feroce e illegale occupazione coloniale che dura da 75 anni, ma anche dei gravi crimini perpetrati in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Ricordiamo che solo in quest'ultimo territorio, negli ultimi tre mesi e mezzo, sono stati massacrati oltre 30 mila civili innocenti, di cui la metà bambini, ma nessuno dei partiti che ieri erano presenti alla suddetta fiaccolata hanno mai messo in discussione il rapporto di amicizia e alleanza che il nostro Paese vanta con Israele. L'appellativo di criminale vale solo per i paesi che sono considerati nemici dell'Alleanza atlantica. Un'ipocrisia che non sfugge al resto del mondo e che contribuisce a gettare pesante discredito sui paesi occidentali che peraltro rappresentano solo il 15% della comunità internazionale. Il mondo sta cambiando ma questi signori non lo hanno ancora capito". Lo dichiara Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista
"Nel pomeriggio odierno alle ore 17 parteciperemo al raduno davanti all'Ambasciata britannica di Roma in via XX Settembre, proprio in contemporanea con il pronunciamento dell'Alta Corte di Giustizia Britannica che oggi si riunirà per decidere in merito all'istanza d'appello presentata dai legali di Julian Assange per scongiurare la sua estradizione negli Stati Uniti''. Così in una nota congiunta i consiglieri capitolini del M5S Virginia Raggi, Linda Meleo, Daniele Diaco, Paolo Ferrara e il capogruppo della Lista Civica Raggi in Campidoglio Antonio De Santis. ''Se l'appello dovesse essere respinto Assange potrebbe essere estradato immediatamente e lo attende la condanna da scontare - questa sì inappellabile - di 175 anni di carcere, solo per aver fatto il suo lavoro di giornalista e aver difeso la libertà di pensiero, baluardo insopprimibile della democrazia e della civiltà occidentale. Dopo il doveroso passo della cittadinanza oraria capitolina, adesso è il giorno della verità: non a caso il sit-in prende l'evocativo nome 'Ora o mai più': perché sta scattando l'ora X, e il mondo che si dice occidentalizzato e libero deve decidere se intende seguire i princìpi democratici o l'oscurantismo illiberale. Invitiamo tutti coloro che ieri erano in piazza del Campidoglio a manifestare per Navalny - da Carlo Calenda, a Roberto Gualtieri agli esponenti di Lega e Fratelli d'Italia - a essere coerenti con quanto affermato ieri a favore della libertà di pensiero e quindi a fare lo stesso per Assange, giornalista detenuto senza processo e a rischio estradizione".
"A parte il Movimento 5 Stelle che oggi sarà presente a Londra con una sua delegazione ad assistere all'audizione e al suo leader, Giuseppe Conte, che ieri ha lanciato un appello per il rilascio di Julian, dove sono tutte le altre forze politiche? Il loro silenzio rappresenta un inaccettabile doppio standard". Così in una nota Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.
BLOG
Inserisci un commento
Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia