La svolta e il conflitto

Taiwan elegge Lai: l’indipendentista che sfida la Cina con l’appoggio dell’America

Il vicepresidente di Taiwan e candidato del Partito Democratico Progressista William Lai ha vinto le elezioni presidenziali con il 40,2 per cento dei voti.

Il Corriere Redazione

13 Gennaio 2024 - 15:03

Taiwan elegge Lai: l’indipendentista che sfida la Cina con l’appoggio dell’America

Ha assicurato di essere "determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni da parte della Cina" e lavorare per mantenere lo status quo tra le due sponde dello Stretto di Taiwan. "Un pericoloso indipendentista". E' cosi' Pechino considera Lai Ching-te, detto 'William'. 64 anni, medico che vanta nel curriculum anche l'Universita' Harvard, era entrato in politica a inizio anni Ottanta quando Taiwan divenne una democrazia libera, abbandonando la professione. 

Il vicepresidente di Taiwan e candidato del Partito Democratico Progressista William Lai ha vinto le elezioni presidenziali con il 40,2 per cento dei voti. Lo rende noto la Commissione elettorale centrale. Il suo risultato conferma per la terza volta alla guida di Taiwan il Partito Democratico Progressista anti cinese. Ha assicurato di essere "determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni da parte della Cina" e lavorare per mantenere lo status quo tra le due sponde dello Stretto di Taiwan. Incontrando media e sostenitori nel tendone montato al quartiere elettorale del Dpp dopo la vittoria alla presidenza ormai acquisita, Lai ha aggiunto che la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan "sono una responsabilità importante. Useremo il dialogo per sostituire il confronto negli scambi con la Cina". 

"Un pericoloso indipendentista". E' cosi' Pechino considera Lai Ching-te, detto 'William'. Vicepresidente del Partito Progressista Democratico (DPP), centrosinistra, lo stesso della presidente uscente Tsai Ing-wen, 64 anni, medico che vanta nel curriculum anche l'Universita' Harvard. Era entrato in politica a inizio anni Ottanta quando Taiwan divenne una democrazia libera, abbandonando la professione. E' stato sindaco della citta' di Tainan, nel sud-overst del Paese, e primo ministro dal 2017 al 2019. Di fatto un ultra progressista del partito, che ha sempre spinto per la maggiore autonomia di Taiwan dalla Cina. Martedi' scorso, in un suo intervento, aveva detto di essere pronto a rilanciare il dialogo con la Cina, dopo quasi otto anni di rifiuto quasi totale di Pechino di comunicare con i leader dell'isola autonoma che considera un proprio territorio. Ma Lai ha anche fatto sapere che continuera' la politica dell'attuale amministrazione, volta a mantenere l'indipendenza di fatto di Taiwan, nonostante le minacce del Partito comunista cinese di annetterla con mezzi politici, militari o economici. "Pur aspirando alla pace, non nutriamo illusioni", ha detto Lai in una conferenza stampa prima delle elezioni di oggi. "Rafforzeremo la deterrenza della difesa, le capacita' di Taiwan in termini di sicurezza economica, i partenariati con le democrazie di tutto il mondo e manterremo una leadership stabile e basata su principi nelle relazioni. Siamo pronti e disposti a impegnarci per dare di piu' alle persone su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan. La pace non ha prezzo e la guerra non ha vincitori", ha detto Lai. Considerato favorito sin dall'inizio della campagna elettorale, i sondaggi lo hanno sempre considerato in vantaggio rispetto al candidato del Partito nazionalista o Kmt, Hou You-yi, propenso a un'eventuale unificazione con la Cina, e quindi piu' amato da Pechino. Il partito nazionalista domino' per decenni la politica taiwanese, in feroce antagonismo con Pechino, ma negli ultimi sedici anni ha assunto posizioni piu' gradite oltre lo Stretto con i famosi tre no: all'unificazione, all'indipendenza, al confronto militare. Poche chance aveva invece il terzo contendente Ko Wen-je, del Partito popolare alternativo di Taiwan. Lai presidente e' un risultato che e' anche una vittoria per l'isola e per la sua storia democratica: per la prima volta infatti lo stesso partito presiedera' il Paese per tre mandati consecutivi. Probabilmente Lai non dichiarera' formalmente l'indipendenza di Taiwan, sostenendo che l'isola funziona gia', de facto, come Paese indipendente sotto il nome di Repubblica Cinese. Si spera solo che la sua vittoria non stressi ulteriormente i rapporti con la Cina, che ancora considera Taipei una provincia ribelle.

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