L'analisi della rivolta
24 Giugno 2023 - 21:43
E' l'opera individuale di un personaggio che si è montato la testa fino a perdere il senso della realtà o l'azione di qualcuno che ha alle spalle poteri superiori? Oppure è lo stesso Cremlino a servirsi di un alleato da sempre fidato perché lo stesso Putin possa presentarsi - agli occhi dei russi ma anche di tutto il mondo - come il vero leader moderato capace di tenere a freno le spinte estremiste?
La più importante città del sud della Russia a ridosso del confine ucraino presa senza sparare un colpo e poco più di 20.000 miliziani che si avviano apparentemente senza incontrare resistenza a conquistare Mosca, la capitale del Paese più grande del mondo e di una delle maggiori potenze nucleari globali. L'impresa di Yevgeny Prigozhin e della sua Wagner, battezzata 'marcia per la giustizia', ha dell'incredibile. E solleva più di un interrogativo. E' l'opera individuale di un personaggio che si è montato la testa fino a perdere il senso della realtà o l'azione di qualcuno che ha alle spalle poteri superiori? Se si scarta la prima ipotesi, quella dell'impresa suicida di un pazzo, resta la possibilità che Prigozhin si sia mosso con l'appoggio di personaggi influenti, e a questo punto si aprono altri due scenari alternativi: il capo della Wagner è utilizzato da qualcuno ad alto livello - magari un gruppo di oligarchi scontenti dell'andamento del conflitto in Ucraina - per eliminare il presidente Vladimir Putin? Oppure è lo stesso Cremlino a servirsi di un alleato da sempre fidato per scopi che al momento non sono chiari? Qualcuno pensa ad una mobilitazione generale, altrimenti difficile da far digerire alla popolazione, oppure alla possibilità per lo stesso Putin di presentarsi - agli occhi dei russi ma anche di tutto il mondo - come il vero leader moderato capace di tenere a freno le spinte estremiste. O addirittura ad una mossa per silurare l'odiato (da Prigozhin) ministro della Difesa Shoigu: sarebbe stato promesso, ma non c'è nessuna conferma, nell'accordo mediato da Lukashenko. Solo in serata Prigozhin ha annunciato il ritiro, dicendo di essere arrivato a non più di 200 chilometri da Mosca. Ma alcune ore prima, nei cinque minuti del suo discorso alla nazione, Putin si è presentato come l'uomo necessario per tenere unito un Paese sull'orlo di una guerra civile che, come un secolo fa, dopo la rivoluzione bolscevica, potrebbe portare all'onta della sconfitta sul campo di battaglia. "Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 - ha affermato lo zar - quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere". Putin tiene comunque a dare una immagine di sicurezza e normalità. Il suo portavoce Dmitry Peskov ha smentito una voce diffusa dalla testata indipendente Novaya Gazeta secondo la quale il leader russo avrebbe preso il volo a bordo di un aereo decollato dall'aeroporto Vnukovo di Mosca e diretto a San Pietroburgo prima di sparire dai tracciati radar. Il presidente "sta lavorando normalmente al Cremlino", ha detto Peskov. La teoria dell'azione individuale di Prigozhin, che potrebbe portare a un rovesciamento di Putin, è invece sposata dall'Ucraina e da esponenti russi dell'opposizione al Cremlino. "La debolezza della Russia è evidente, è debolezza su vasta scala", ha esultato Volodymyr Zelensky. Con Prigozhin si è schierato apertamente anche Denis 'White rex' Nikitin, capo del Corpo dei volontari russi, organizzazione armata russa che combatte con le forze ucraine e ha rivendicato nei mesi scorsi incursioni in territorio russo. "Io faccio sinceramente il tifo per la missione di Prigozhin perché già da tempo ho detto che il regime sanguinario del Cremlino può essere abbattuto solo in un modo, solo con una sommossa armata", aveva affermato Nikitin. Della stessa opinione Mikhail Khodorkovsky, l'oligarca russo schieratosi contro Putin che ha trascorso 10 anni in carcere e ora vive a Londra. Per loro non c'è nessun sospetto di una possibile regia dietro l'avanzata - interrotta - di Prigozhin, né alcun dubbio che l'impresa dal sapore dannunziano del capo della Wagner potesse aprire la strada a una Russia migliore e più democratica. Di parere diametralmente opposto, ovviamente, Dmitri Medvedev. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha evocato la partecipazione di stranieri e di unità di élite delle forze armate russe nella pianificazione dell'ammutinamento delle milizie Wagner. E soprattutto aveva avvertito che se le armi nucleari dovessero finire nelle mani di "criminali" non sarebbe solo la Russia a dover tremare, ma il mondo intero.
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