Il fatto

Ucraina, rimbamBiden evoca la terza guerra mondiale

Si fa presto a dire "terza guerra mondiale", lo fa un annebbiato presidente degli Stati Uniti che dovrebbe conoscere bene il valore delle parole e l'impatto che esso può avere sui negoziati che servono ad evitare devastanti conflitti, in casa nostra - l'Europa - per giunta

Il Corriere Redazione

12 Febbraio 2022 - 14:36

Ucraina, rimbamBiden evoca la terza guerra mondiale

"Se Usa e Russia iniziassero a spararsi vicendevolmente significherebbe una guerra mondiale...". Un messaggio che contribuisce ad alzare ulteriormente la tensione e che segue di poche ore l'avviso emesso il 10 febbraio dal Dipartimento di Stato, che ha consigliato i propri cittadini di lasciare l'Ucraina perché in caso di attacco "non saremo in grado di organizzare l'evacuazione ed i servizi consolari risulterebbero seriamente compromessi», ha detto l'imponderabile capo della Casa Bianca

Trovare un barlume di ottimismo dopo la sfilza di dichiarazioni ostili è davvero complicato. Chi si aspettava che la tregua olimpica fornisse occasione per stemperare gli animi sul fronte russo-ucraino è rimasto ancora una volta deluso dall'escalation, per ora solo verbale, della crisi. "I cittadini americani devono andarsene subito. Non abbiamo a che fare con un'organizzazione terroristica ma con uno dei più grandi eserciti del mondo. Questa è una situazione completamente diversa e tutto può rapidamente sfuggire al controllo". Parole pronunciate non da un diplomatico di secondo piano ma dal presidente degli Stati Uniti in persona, che ha escluso l'invio di truppe nel Paese per liberare il personale americano in caso di invasione perché "se Usa e Russia iniziassero a spararsi vicendevolmente - ha pronunciato Joe Biden - significherebbe una guerra mondiale...". Un messaggio che contribuisce ad alzare ulteriormente la tensione e che segue di poche ore l'avviso emesso il 10 febbraio dal Dipartimento di Stato, che ha consigliato i propri cittadini di lasciare l'Ucraina perché in caso di attacco "non saremo in grado di organizzare l'evacuazione ed i servizi consolari risulterebbero seriamente compromessi".

L'ennesimo allarme lanciato da Washington era stato anticipato poche ore prima da Downing Street, che non ha escluso, per bocca del primo ministro Boris Johnson, un sostegno diretto a Kiev se il Cremlino optasse per l'invasione. "Io non credo che Putin abbia già preso la decisione di attaccare ma il quadro è fosco e non è impossibile che qualcosa di disastroso possa presto succedere". Fin qui le schermaglie verbali, peraltro poco rassicuranti, alle quali ha contribuito anche Mosca dopo il vertice fra il ministro degli esteri Sergey Lavrov e l'omologo britannico Liz Truss: "Un dialogo tra un muto e un sordo", ha osservato il politico russo, ricordando come le relazioni fra i due Paesi abbiano toccato il fondo. Ieri si è svolta una videoconferenza, organizzata da parte americana, con il presidente Usa Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro britannico Boris Johnson, il premier italiano Mario Draghi, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente polacco Andrzej Duda, il presidente rumeno Klaus Iohannis, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg. "Sono stati analizzati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina - ha riferito spiega Palazzo Chigi -. E' stato condiviso lo scenario rappresentato e confermata l'esigenza di assicurare una ferma postura di deterrenza, mantenendo aperto il dialogo con Mosca anche per dare attuazione agli accordi di Minsk. E' stato approfondito l'esame delle sanzioni che verrebbero adottate in caso di aggressione all'integrità territoriale dell'Ucraina". Draghi sostiene "l'opportunità di sanzioni gravi, pur continuando a sperare in un utile dialogo".

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