Fatti e misfatti
16 Agosto 2021 - 10:37
"E' dura vedere l'ambasciata degli Stati Uniti evacuata. Pochi giorni fa avevamo Biden che garantiva che non avremmo visto elicotteri come a Saigon". "Avra' le mani sporche di sangue", ha accusato un altro repubblicano, Michael McCaul, intervistato dalla Cnn. "Hanno sottostimato completamente - ha aggiunto - la forza dei talebani". Ma anche al fronte del Covid il presidente degli Stati Uni si sta rivelando fallimentare
Joe Biden e' diventato il presidente del "Saigon moment", l'"uomo che scappa", quello che ha riportato l'America indietro di 46 anni. Dentro il suo incubo. Sopra il tetto di un'ambasciata. Con l'elicottero pronto a evacuare i diplomatici in fuga dalla citta' assediata. L'avanzata dei talebani a Kabul rende ogni momento piu' drammatico l'improvviso tracollo del presidente degli Stati Uniti, alle prese con la prima vera crisi politica da quando e' entrato alla Casa Bianca. L'immagine del 'Saigon moment' e' corrosiva, devastante, rievoca angosce passate. A meno di un mese dalla commemorazione dei vent'anni dall'11 Settembre, quando probabilmente i talebani diranno all'America 'non ci avete sconfitti', riportare gli americani alla grande ferita del Vietnam puo' avere un effetto depressivo. Il primo a paragonare la caduta di Kabul a quella della capitale vietnamita assediata dai vietcong era stato il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell. Da quel momento la parola Saigon e' entrata a far parte del dizionario politico, e' diventato il mantra dei conservatori. "Biden l'uomo di Saigon" lo ha ripetuto in collegamento con la Cbs il conservatore alla Camera Steve Scalise. "E' dura - ha commentato - vedere l'ambasciata degli Stati Uniti evacuata. Pochi giorni fa avevamo Biden che garantiva che non avremmo visto elicotteri come a Saigon". "Avra' le mani sporche di sangue", ha accusato un altro repubblicano, Michael McCaul, intervistato dalla Cnn. "Hanno sottostimato completamente - ha aggiunto - la forza dei talebani". Il presidente afghano Ashraf Ghani ha lasciato il Paese. I cittadini americani sono in fuga verso l'aeroporto. La bandiera degli Stati Uniti, esposta fino a ieri all'ambasciata, sarebbe stata ammainata. Sui media compaiono immagini umilianti, che hanno infiammato i repubblicani e ricompattato il partito. La stessa Liz Cheney, isolata per le sue posizioni anti-trumpiane, ha messo sullo stesso piano il presidente e il suo predecessore: "la calamita' Trump-Biden e' cominciata quando l'amministrazione Trump ha negoziato con i terroristi, pretendendo che fossero interlocutori di pace, ed e' finita con la resa americana mentre Biden consegna il Paese ai nostri nemici terroristi". Il senatore Ben Sasse ha attaccato la "dottrina della debolezza Trump-Biden" portata avanti dalle diplomazia delle due amministrazioni, le quali hanno "deliberatamente deciso di perdere" la guerra in Afghanistan. L'ex segretario di Stato, Mike Pompeo, parlando alla Fox, ha detto che la sua amministrazione "non si era mai fidata dei talebani" nonostante il tentativo di negoziare la ritirata. Biden ha scaricato la responsabilita' su Trump, ricordando come fosse stato il suo predecessore ad aver promesso ai talebani il ritiro entro maggio 2021. Vero, mancava un ultimo tweet del tycoon per annunciare ufficialmente il ritiro, ma e' stato Biden, accusano i conservatori, a non aver fatto rispettare le condizioni poste da Trump, e nemmeno tentato di rinegoziare. "Voglio sapere dove si trova il presidente Ghani", ha tuonato il leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy. Saigon, la grande fuga, le canzoni di Bob Dylan e Aretha Franklin si fondono con le immagini moderne di un altro elicottero e l'eco delle raffiche di colpi nella notte di Kabul. Il segretario di Stato, Antony Blinken, e' andato in tv per dire che "questa non e' Saigon". Le immagini drammatiche che arrivano dall'Afghanistan, rilanciate anche dalle emittenti piu' vicine ai democratici, non aiuteranno la narrazione autoassolutoria della Casa Bianca.
IL PUNTO
I talebani alle porte di Kabul e i diplomatici americani in fuga come a Saigon nel '75 sono le due ultime immagini che arrivano dall'Afghanistan, ma che unite alla nuova emergenza pandemia e alle preoccupazioni legate all'inflazione sanciscono un dato politico evidente: agosto e' il mese piu' difficile per Joe Biden da quando e' diventato presidente. Il 4 Luglio, giorno dell'Independence Day in cui il capo della Casa Bianca sognava di poter dichiarare l'indipendenza dal Covid e lo storico ritiro dei soldati dall'Afghanistan, appare lontano e incongruo. Il modo in cui il presidente sta rispondendo a questo momento critico, con le voci di una trattativa gia' avviata con i talebani, puo' rappresentare la sua vera eredita' politica, e un'ipoteca, o una zavorra, per il partito democratico in vista delle elezioni di Midterm in cui la maggioranza di Camera e Senato appare a rischio. Il piano di aiuti anti-Covid lanciato a marzo e quello infrastrutture, appena uscito dal Senato, sono successi politici, ma gli americani da sempre giudicano i Commander in Chief dalla loro capacita' di rispondere alle emergenze. Agosto ha sempre rappresentato un momento di fiacca per ogni presidente e Biden non fa eccezione, ma i numeri per lui sono ancora piu' impietosi rispetto ai predecessori: la media dei sondaggi segna un indice di approvazione sceso tra il 46 e il 50 per cento, dopo che nei primi sei mesi era stato tra il 51 e il 55 per cento. E' il 46 per Quinnipiac, il 48 per Monmouth University, il 50 per Gallup. I numeri non indicano un crollo, ma un preoccupante declino generale. E ancora non e' stato misurato l'effetto 'fuga da Kabul'. A conferma del momento difficile, Biden ha interrotto le vacanze in Delaware per stare prima alla Casa Bianca e poi rifugiarsi nella solitudine di Camp David. La situazione in Afghanistan e' precipitata in pochi giorni: il presidente contava in un periodo di sei mesi di transizione, invece i talebani hanno ripreso velocemente il Paese, conquistato venti province nell'ultima settimana, dando ragione alle preoccupazioni dei vertici militari che, fin dai primi incontri con il nuovo presidente, lo avevano avvertito: e' troppo presto per lasciare l'Afghanistan. Ma lui non li ha ascoltati, seguendo Donald Trump, che aveva annunciato il ritiro. Quando l'8 luglio, dopo la sua appassionata difesa del piano, un giornalista gli aveva chiesto se il ritorno al potere dei talebani sarebbe stato inevitabile, Biden aveva risposto deciso: "No, non lo e', perche' ci sono 300 mila soldati afghani ben equipaggiati e addestrati e un'aviazione in grado di contrastare qualcosa tipo 75 mila talebani. Non e' inevitabile". Oggi ha annunciato l'invio di 5 mila soldati a Kabul per proteggere la fuga dei diplomatici americani. L'amministrazione, riportano i media, avrebbe avviato una trattativa con i talebani perche' risparmino l'ambasciata, di fatto riconoscendo come interlocutori politici gli estremisti, mentre prende corpo la piu' clamorosa fuga americana da quando gli Usa lasciarono il Vietnam, con i vietcong alle porte di Saigon. Non era cosi' che Biden si aspettava di avvicinarsi alla commemorazione dei vent'anni della strage dell'11 Settembre, che diede il via alla guerra al terrore. I talebani useranno quella ricorrenza per dire che gli americani hanno perso di nuovo. E Biden? Quali parole usera'? In quei giorni, da senatore del Delaware, aveva votato assieme agli altri colleghi la risoluzione all'unanimita' che autorizzava l'uso della forza militare contro "nazioni organizzazioni o persone" che il presidente George W. Bush avesse ritenuto nascondersi dietro gli attacchi terroristici. E nell'ottobre 2002 lo stesso Biden era stato uno dei 77 senatori che avevano dato al presidente Bush l'autorizzazione a usare la forza in Iraq contro Saddam Hussein, per fermare quelle famose armi di distruzione di massa, rivelatesi poi una delle prime fake news della storia contemporanea globale. In questi mesi molti hanno pressato Biden perche' spiegasse le sue posizioni del passato, ma l'attualita' ha preso il sopravvento. Ora gli chiedono conto delle dichiarazioni fatte trenta giorni prima. C'e' chi sostiene che tutto questo sia un prezzo politico da pagare per ottenere un risultato piu' grande e sottile: lasciare a Cina e Russia, che hanno gia' avviato contatti con i talebani, il compito di gestire la rovente situazione afghana. Ma la drammaticita' degli eventi, il precipitare della situazione sembrano andare oltre tutto questo. I prossimi sondaggi potrebbero mandare un altro segnale al presidente e ai democratici. (AGI)
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