I crimini infiniti di Bibi
11 Agosto 2025 - 13:09
Secondo Reporter senza frontiere, il bilancio dei giornalisti uccisi dall'inizio della guerra ammonta ad almeno 186, mentre le autorita' di Gaza parlano di quasi 270 vittime tra operatori dell'informazione dal 7 ottobre 2023.
IL PERMESSO TRAPPOLA AI GIORNALISTI
Netanyahu ha annunciato ieri di aver "ordinato all'esercito di invitare molti più giornalisti stranieri", a Gaza che potranno lavorare nella Striscia "sotto il controllo" dell'esercito "C'è un problema nel garantire la sicurezza, ma penso che si possa fare preservando la loro incolumità", ha aggiunto, affermando che la direttiva era stata emanata "due giorni fa". Dall'inizio della guerra contro Hamas a Gaza, alla stampa internazionale non è stato permesso di operare liberamente nel territorio palestinese. Solo pochi organi di stampa accuratamente selezionati sono entrati nel territorio aggregandosi alle forze armate (embedded), e i loro resoconti sono soggetti a una rigida censura militare.
ANCORA UN GIORNALISTA UCCISO
Un sesto giornalista, Mohammad Al Khaldi, e' rimasto ucciso nell'attacco aereo israeliano della scorsa notte contro una tenda allestita per la stampa nei pressi dell'ospedale Al Shifa della Striscia di Gaza, dove hanno perso la vita anche cinque membri della troupe dell'emittente panaraba qatariota "Al Jazeera". Lo riferiscono fonti ospedaliere locali citate dalla stessa "Al Jazeera", secondo le quali Al Khaldi gestiva un canale di informazione su YouTube. La sua morte si aggiunge a quella di cinque membri dello staff di "Al Jazeera": Anas al Sharif, corrispondente; Mohammed Qreiqeh, corrispondente; Ibrahim Zaher, cameraman; Moamen Aliwa, cameraman; Mohammed Noufal, assistente. Secondo Reporter senza frontiere, il bilancio dei giornalisti uccisi dall'inizio della guerra ammonta ad almeno 186, mentre le autorita' di Gaza parlano di quasi 270 vittime tra operatori dell'informazione dal 7 ottobre 2023.
Da Gaza City, il corrispondente dell'emittente panaraba qatariota Hani Mahmoud ha parlato di "una mattina molto cupa" per la perdita di cinque colleghi, ricordando di averli incontrati poche ore prima dell'attacco e di aver discusso con loro delle difficolta' del lavoro e della fame crescente. "Erano sempre in prima linea - ha detto - documentando bombardamenti su edifici residenziali, uccisioni di donne e bambini, carestia e distruzione di scuole e infrastrutture". Oggi a Gaza si sono tenuti i funerali delle vittime di "Al Jazeera", con cortei che hanno accompagnato le salme dall'ospedale Al Shifa ai cimiteri, seguiti da una folla in lutto. Intanto, sui social, e' stato diffuso il messaggio postumo di Anas al Sharif, scritto il 6 aprile scorso con l'indicazione di pubblicarlo in caso di morte, nel quale il giornalista affida alla comunita' internazionale la "Palestina e i suoi bambini innocenti" e ribadisce di "non aver mai esitato a raccontare la verita' senza distorcerla", invitando a "non dimenticare Gaza". "Se queste parole vi giungono, sappiate che Israele e' riuscito a uccidermi e a silenziare la mia voce", recita il testo, che prosegue affidando a parenti e amici il compito di sostenere la famiglia, la moglie e i figli Sham e Salah. Le forze israeliane hanno rivendicato il raid sostenendo che Al Sharif fosse "un terrorista operante sotto le spoglie di giornalista" e accusandolo di aver diretto una squadra di lancio di razzi e di appartenere a un'unita' d'e'lite di Hamas.
"Anas stava facendo una cosa sola: stava raccontando e dando voce a chi non l'aveva all'interno di Gaza City, era l'unica voce rimasta". Lo ha affermato alla Bbc il caporedattore di Al Jazeera Mohamed Moawad parlando del giornalista Anas al-Sharif, ucciso ieri sera a Gaza in un attacco israeliano insieme a quattro suoi colleghi dell'emittente. "Sono morti dove dormivano" tra un incarico e l'altro, ha aggiunto Moawad riferendosi alla tenda posizionata fuori dall'ospedale al-Shifa di Gaza City, divenuta bersaglio del raid delle Forze di Difesa Israeliane. Al Jazeera e i suoi giornalisti, ha sottolineato Moawad, sono oggetto di "una campagna diffamatoria" da parte del governo israeliano sin dall'inizio della guerra, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha spesso accusato Al Jazeera di essere portavoce di Hamas. Le Forze di Difesa Israeliane hanno ammesso l'attacco, sostenendo che il giornalista "era a capo di una cellula terroristica dell'organizzazione terroristica di Hamas ed era responsabile di attacchi missilistici contro civili israeliani e forze dell'Idf". Il governo israeliano - ricorda la Bbc - non consente alle organizzazioni giornalistiche internazionali di entrare a Gaza per fornire liberamente informazioni, quindi molte testate si affidano ai cronisti locali per la copertura mediatica.
NETANYAHU UCCIDE I GIORNALISTI PER METTERE A TACERE LA VERITA'
"Uccidere giornalisti non è un "incidente di guerra". È un messaggio preciso: mettere a tacere chi documenta la verità. L'eliminazione di Anas Al Sharif, Mohammed Qraiqea, Ibrahim Al Thaher e Mohamed Nofal non è casuale. È un'operazione mirata contro la libertà di informare. Le accuse non dimostrate usate come giustificazione sono il trucco più vecchio: bollare come "terroristi" coloro che raccontano ciò che il potere non vuole far vedere. È un copione ripetuto, ma non per questo meno grave. Benjamin Netanyahu porta la responsabilità politica e morale di questa guerra contro l'informazione. Non è solo un attacco ai civili, ma un assalto diretto alla possibilità stessa che il mondo conosca i fatti. Chi commette questi omicidi sa di restare impunito. Per questo continua. Ma chi fa giornalismo vero sa che cedere al silenzio significa dare ragione ai carnefici. Raccontare ciò che accade, anche a rischio della vita, è l'unico modo per spezzare questa catena di menzogne e violenza". Così la senatrice M5S Barbara Floridia, presidente della commissione di vigilanza Rai.
"L'ammissione dell'Idf di aver ucciso cinque giornalisti di Al Jazeera, tra cui Anas al-Sharif e Muhammad Kreika, è la prova del disegno criminale di Netanyahu: eliminare chi documenta i suoi massacri a Gaza. Siamo di fronte a un attacco deliberato e sistematico alla libertà di stampa. Dal 7 ottobre 2023 oltre 250 giornalisti sono stati uccisi, più che nelle due guerre mondiali e nei conflitti recenti messi insieme, con una media di 13 reporter al mese. È il conflitto più mortale della storia moderna per gli operatori dell'informazione". Così in una nota Angelo Bonelli, parlamentare e co-portavoce di Avs. "Israele - prosegue Bonelli - ha persino vietato ai giornalisti stranieri di entrare a Gaza, lasciando il racconto della guerra ai reporter palestinesi e a giovanissimi fotografi e videomaker che rischiano la vita ogni giorno. Le loro immagini e i loro video sono diventati la principale fonte per le agenzie internazionali, mentre Netanyahu tenta di cancellare le prove dei suoi crimini. Di fronte a questo, il silenzio del governo Meloni e il rifiuto di imporre sanzioni e di sospendere gli accordi militari con Israele sono una vergogna nazionale".
"Israele ieri ha ucciso 5 giornalisti e ha rivendicato la sua responsabilità nell'azione. Le ragioni dell'uccisione è la ''certezza'' da parte dell' Idf che i cinque fossero membri di Hamas. In particolare indica il giovane reporter Anas al-Sharif. Corrispondente da Gaza Nord per la rete TV al Jazeera, è stato una delle voci più importanti e più dirette nel documentare il conflitto. A prezzo della sua vita e dei suoi cari: suo padre è stato ucciso poco tempo fa in un altro attacco di Israele mirato all'abitazione di famiglia". Lo afferma l'europarlamentare del Pd Lucia Annunziata. "Israele ha a lungo denunciato il giornalista come terrorista. Nel caso della sua uccisione tuttavia, c'è una novità: con l'ammissione di responsabilità Netanyahu rompe la solita narrativa del diniego o dell'incidente. Evita di rifugiarsi nel solito "indagheremo''. A quel che sappiamo, vi sono 200 indagini aperte sul tavolo dell' Idf mai arrivate a conclusione. Questa volta la scelta di verità conferma il salto fatto nel conflitto; è il primo sparo che indica il tono che avrà la fase finale della conquista di Gaza. Ma l'ammissione di Netanyahu offre l'occasione per chiedergli le prove delle sue certezze. Si chieda dunque che dimostri la connivenza di Anas al-Sharif con Hamas per cui ha condannato a morte ed eseguito la condanna di 5 giornalisti".
"L'esercito israeliano ha rivendicato l'uccisione mirata dei giornalisti di Al-Jazeera Anas Al-Sharif e Muhammad Karika, insieme ai cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Erano in una tenda usata dalla stampa all'esterno dell'ospedale Shifa di Gaza. Israele accusava Anas Al-Sharif di essere il capo di una cellula di Hamas senza però mai fornire prove credibili. E questo comunque secondo Israele giustificherebbe l'assassinio di altri 4 operatori dell'informazione?". Lo affermano, in una nota, Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. "Del resto - proseguono - non è la prima volta che Israele giustifica l'uccisione dei giornalisti a Gaza con l'accusa di complicità con Hamas. La novità questa volta è che individua l'obiettivo militare chiamandolo per nome. A questo punto Israele ha il dovere di fornire le prove contro Anas Al-Sharif. Pubblicamente. E credibili". L'auspicio della Fnsi è che "tutte le organizzazioni internazionali dei giornalisti, quelle in difesa dei diritti umani e le istituzioni democratiche si uniscano nel pretendere che Israele le renda pubbliche e nel chiedere alla Corte penale internazionale di aprire una indagine su questa uccisione mirata. In assenza di prove credibili - concludono Costante e Di Trapani - si tratterebbe di una confessione di una violazione di un diritto umano sancito in leggi nazionali e internazionali: la libertà di stampa. Si tratterebbe di una confessione di un crimine di guerra".
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