Focus
12 Settembre 2025 - 13:46
La capacità di valorizzare le eccellenze, di innovare l'offerta e di esplorare nuove geografie e canali di vendita sarà fondamentale per superare le sfide attuali e consolidare la leadership del vino italiano nel panorama mondiale.
Il 2025 si sta rivelando un anno dalle tinte chiaroscuro per il settore vinicolo italiano, un'annata in cui la storica capacità di resilienza del comparto si scontra con una serie di sfide globali che minacciano la sua crescita in export. Tra l'ombra persistente dei dazi, mercati internazionali in affanno e mutamenti nei consumi, i produttori italiani si trovano ad affrontare un bivio, chiamati a navigare un panorama economico sempre più complesso e imprevedibile.
L'ottimismo cauteloso con cui si era aperto l'anno ha lasciato il posto a una maggiore consapevolezza delle difficoltà. I dati ISTAT e le analisi di settore, aggiornate a maggio 2025, mostrano un leggero calo complessivo dell'export di vino italiano nei primi cinque mesi dell'anno: -0,8% in valore, attestandosi a 3,2 miliardi di euro, e una flessione del -3,8% in volume, pari a 852,3 milioni di litri. Guardando più specificamente al primo quadrimestre, l'Unione Italiana Vini (UIV) ha segnalato una contrazione del 3,7% nei volumi esportati e, per la prima volta nel 2025, anche i valori hanno virato in negativo, registrando un -0,9% a 2,5 miliardi di euro. Questa situazione evidenzia una preoccupante disconnessione tra le spedizioni e i consumi reali, soprattutto dopo l'esaurimento della "corsa alle scorte" che aveva caratterizzato la fine del 2024 in previsione dei dazi statunitensi. Per avere un quadro più dettagliato e comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato i primi mesi dell'anno, è utile consultare questo approfondimento sull'export dei vini italiani, che analizza in profondità le performance e le criticità emerse.
Il Peso dei Dazi e le Incognite dei Mercati
Il fattore di incertezza più impattante per l'export italiano è rappresentato senza dubbio dalla questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Ad aprile 2025, primo mese di applicazione dei dazi al 10% (con un breve picco al 20% all'inizio del mese), le esportazioni verso gli USA hanno registrato una significativa contrazione: -7,5% in volume e -9,3% in valore rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo calo ha ridimensionato il consuntivo delle spedizioni nel quadrimestre verso gli Stati Uniti, portando la crescita a un più modesto +0,9% a volume e +6,7% a valore, per 666 milioni di euro, dimezzando il ritmo di crescita rispetto ai mesi precedenti, alimentati dalla corsa alle scorte pre-dazi. A maggio, il rallentamento verso il mercato statunitense è proseguito, con un ulteriore calo del 3,4% in volume e del 3% in valore. L'Unione Italiana Vini (UIV) ha quantificato in circa 317 milioni di euro il danno stimato cumulato nei prossimi dodici mesi per le imprese italiane a causa dei dazi al 15% in vigore dal 1° agosto, una misura che rischia di rendere il bicchiere mezzo vuoto per almeno l'80% del vino italiano. Coldiretti e Filiera Italia, basandosi su un'analisi del Centro Studi Divulga, denunciano che le nuove tariffe al 15% sui prodotti agroalimentari italiani rischiano di costare oltre un miliardo di euro al Made in Italy, con il vino a rischio per 290 milioni di euro.
Ma i dazi non sono l'unica preoccupazione. Mercati storicamente importanti come la Russia hanno mostrato un crollo significativo delle esportazioni, con un drammatico -65% nel primo quadrimestre. Anche Cina e Giappone registrano forti contrazioni, con decrementi in doppia cifra nell'area asiatica. Il Regno Unito, un altro mercato chiave, ha ceduto il 5,9% in valore e il 4,3% in volume nei primi cinque mesi dell'anno, mentre la Germania ha registrato una flessione dell'1,2% in valore e del 5,8% in volume nello stesso periodo. Le tensioni geopolitiche e una generale riduzione del potere d'acquisto dei consumatori a livello globale contribuiscono a delineare un quadro di rallentamento della domanda.
Il Mercato Interno e le Sfide della Produzione
Anche sul fronte interno, il settore vinicolo non vive un momento di piena euforia. I consumi di vino nella grande distribuzione organizzata (GDO) hanno mostrato un calo dei volumi di circa l'1% nel secondo trimestre del 2025 rispetto all'anno precedente, anche se il valore ha registrato un incremento del 3,5% grazie all'aumento dei prezzi. Nel bilancio del primo semestre, l'incremento a valore si ferma a +1,1%, mentre i volumi complessivi continuano a segnare il passo con un -2,4%. A zavorrare le vendite sono soprattutto i vini fermi e frizzanti. Anche il canale HoReCa sta attraversando una fase complessa, con cali nelle vendite e una struttura estremamente frammentata. Questa situazione riflette un contesto di minore reddito disponibile e un cambiamento nelle abitudini dei consumatori, con una crescente attenzione verso modelli di consumo più salutistici e l'emergere di nuove preferenze, come il "no e low alcohol".
Un'altra criticità significativa è rappresentata dalle giacenze elevate nelle cantine italiane. Al 30 luglio 2025, si stimavano 39,8 milioni di ettolitri di vino in giacenza, un valore leggermente superiore (+0,5%) rispetto allo stesso periodo del 2024. A maggio, le giacenze erano di 46,6 milioni di ettolitri, superiori dello 0,4% rispetto al maggio 2024. Anche a giugno, il report ICQRF indicava 43,6 milioni di ettolitri di vino, con un leggero aumento dello 0,3% rispetto all'anno precedente. Questa eccedenza, unitamente a un mercato rallentato e una vendemmia 2025 che si preannuncia abbondante (stime di 47,4 milioni di ettolitri, un aumento dell'8% sul 2024), spinge diverse regioni e consorzi a considerare la riduzione delle rese per la prossima annata, nel tentativo di riequilibrare domanda e offerta e salvaguardare il valore del prodotto, nonostante la qualità delle uve sia stimata tra il buono e l'ottimo.
Oltre le Difficoltà: Elementi di Resilienza e Nuove Strategie
Nonostante le nubi all'orizzonte, il vino italiano dimostra ancora una notevole capacità di adattamento e alcuni segmenti continuano a mostrare segni di vitalità. Un'analisi del Report Wine Monitor di Nomisma per il primo semestre 2025 evidenzia che, nei dodici maggiori mercati internazionali, il vino italiano ha fatto registrare una crescita complessiva del +1,5% a valore (2,8 miliardi di euro) e del +2,1% a volume (703,5 milioni di litri), superando la media globale. Tra i mercati con segno positivo si annoverano il Canada, con un incremento di quasi l'11% nei primi sei mesi del 2025 e una crescita del 9,8% in valore fino a maggio, e la Francia, che ha visto un aumento del 2,1% nel primo semestre. Anche in Germania i vini italiani hanno registrato una performance positiva, con un incremento del 10,3% a valore nel primo semestre, in evidente recupero rispetto all'anno precedente. La Corea del Sud ha mostrato un +6,5% nel primo trimestre.
Tuttavia, anche gli spumanti, dopo anni di crescita ininterrotta, hanno mostrato una leggera flessione nei primi cinque mesi del 2025, con un -1% in valore e un -0,9% in volume, sebbene Nomisma indichi una crescita cumulata dell'1% a valore e del 6% a volume nei 12 mercati chiave nel primo semestre, evidenziando comunque un rallentamento.
Per far fronte alle incertezze globali, molte aziende stanno adottando strategie di diversificazione dei mercati, esplorando nuove destinazioni e consolidando la presenza in quelle che mostrano risposte positive. Al tempo stesso, l'innovazione di prodotto si concentra sullo sviluppo di categorie "no e low alcohol" e sui vini biologici, settori in crescita che aprono nuove opportunità.
Infine, il turismo enogastronomico e le vendite dirette si confermano asset preziosi. Il turismo è considerato un grande alleato per il secondo semestre, con i flussi internazionali in aumento che possono contribuire a sostenere il consumo interno e le vendite fuori casa, fungendo da tampone contro la debolezza di altri canali.
In conclusione, il 2025 si presenta come un anno di transizione e adattamento per il vino italiano. Le minacce legate ai dazi e alle difficoltà dei mercati internazionali richiedono risposte strategiche, una maggiore coesione tra gli attori della filiera e un'attenta pianificazione. La capacità di valorizzare le eccellenze, di innovare l'offerta e di esplorare nuove geografie e canali di vendita sarà fondamentale per superare le sfide attuali e consolidare la leadership del vino italiano nel panorama mondiale.
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