Il teatro che fa giustizia

Da protagonisti da parete a protagonisti sul palco: i giovani di Pompei volano al Giffoni Film Festival

Si chiama "Sogno di volare" il documentario presentato alla 52esima edizione del Giffoni Film Festival, inizialmente progetto teatrale ideato e portato in scena da Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei

Rita Blasotta

27 Luglio 2022 - 16:36

"Sogno di volare" al Giffoni Flm Festival

Gabriel Zuchtriegel con due giovani protagonisti, Simone ed Ines

"Ero appena arrivato come direttore a Pompei e vedevo arrivare visitatori e turisti da tutti il mondo, ma il confine del parco divideva tutto questo splendore e questa bellezza dal suo territorio. Gli invisibili erano gli abitanti del posto" dice Gabriel Zuchtriegel, creando un progetto del tutto innovativo per aiutare i ragazzi a riprendere quello che paradossalmente Pompei ha tolto loro: il valore di essere. È così che porta in scena una versione riadattata di "Uccelli" di Aristofane che diventa poi un documentario presentato con orgoglio al Giffoni

È "Sogno di volare" il documentario che vede come protagonisti giovani cittadini di Pompei, inizialmente coinvolti nel progetto teatrale del Parco Archeologico di Pompei dove hanno messo in scena la commedia "Uccelli" di Aristofane riadattata con la regia di Marco Martinelli, musiche di Ambrogio Sparagna e disegno luci di Vincent Longuemare e in collaborazione con Ravenna Festival, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Teatro Nazionale/Teatro di Napoli e Giffoni Film Festival. L'idea è nata dalla mente del direttore visionario del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel: "Ero appena arrivato come direttore a Pompei - racconta piuttosto commosso alla platea dei giovani del festival di Giffoni - e vedevo arrivare visitatori e turisti da tutti il mondo, ma il confine del parco divideva tutto questo splendore e questa bellezza dal suo territorio. Gli invisibili erano gli abitanti del posto, gente normale con le sue gioie ma anche i suoi problemi (il degrado urbanistico, l'annoso problema di trasporti, la criminalità...) che non riusciva a impossessarsi di quello che era anche "suo". Addirittura un dipendente ucciso per una lite per un parcheggio... Potevo fare il solito laboratorio ma i ragazzi sarebbero stati passivi, "recipienti" di quello che qualcuno gli vuole insegnare. Anche nella scuola ormai si pensa un po' troppo solo a riempirli di nozioni. Allora ho voluto che divenissero finalmente protagonisti!". Così, coinvolgendo professionisti e insegnanti del mondo dello spettacolo, riesce a portare i ragazzi del posto sul palco: "Il primo giorno - ricorda Zuchtriegel - arrivarono solo 3 ragazze di Scafati. Alla fine al Teatro grande di Pompei hanno recitato in più di settanta. Quel giorno mi sono scese le lacrime e mi scenderanno anche oggi quando vedrò il documentario che è venuto fuori. Non è stato il solito teatrino e da subito abbiamo pensato che dovevamo raccontarlo". Il direttore non nasconde che all'inizio è stato difficile far partire e spiegare il progetto. "Molti - spiega - mi dicevano che ero appena arrivato, cosa stavo cercando? Sono andato a Ravenna, poi a Napoli. Uno dei primi a crederci e' stato proprio Claudio Gubitosi e per questo siamo anche onorati oggi di presentarlo a Giffoner". Il direttore del festival difatti ne parla entusiasta: "Per me è stato come quando abbiamo fatto Giffoni Hollywood. I Giffoner erano lì al Kodak Theatre con Jon Voight, il papà di Angelina Jolie - spiega subito ai suoi adorati ragazzini - che gli urlava: "Vedi tu sei seduto al posto di Meryl Streep...". Ecco avevamo smitizzato il Kodak ed era diventato anche dei ragazzi. E così a Pompei: prima quando arrivava Gabriel Zuchtriegel, i ragazzini dicevano: "è arrivato o' proprietario". Quando sono saliti sul palco, se ne sono appropriati e Pompei, come è giusto che sia, è diventata anche loro". Lo testimoniano anche due dei giovanissimi protagonisti dello spettacolo, i 17enni Ines e Simone: "Studiamo all'Istituto tecnico Pantaleo di Torre del Greco - dice Ines - io informatica e lui l'alberghiero. Non c'entriamo niente con il mondo dello spettacolo e per questo è stato ancora più bello". E Simone aggiunge: "Hanno conciliato il mondo dei grandi, delle persone importanti con noi che ancora non siamo niente e siamo invisibili. Io sono uno di voi - dice ai Giffoner - adesso vado a casa, mangio la pasta con la salsa e aspetto che ricominci la scuola. Mi alleno a cucinare perché voglio fare il cuoco da grande". Quest'esperienza li ha anche aiutati ad aprirsi e a superare alcune delle loro insicurezze: "Io ad esempio - dice Simone - diventavo sempre tutto rosso in viso, il mio corpo mi tradiva. E invece ora non mi succede più".

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