La scomparsa nel giorno del suo compleanno

Ciao, Gigi. L'Italia piange il suo grande genio del teatro

Da giorni era ricoverato in una clinica romana, sulle sue condizioni la sua famiglia aveva mantenuto il massimo riserbo: solo in queste ore, alla vigilia del suo compleanno, era nato a Roma il 2 novembre 1940, si era cominciato a sapere qualcosa.

Il Corriere Redazione

02 Novembre 2020 - 10:14

Ciao, Gigi. L'Italia piange il suo grande genio del teatro

"Gigi fece na risata in faccia, arzo' le spalle e disse 'faccio come me pare'". E cosi' Gigi Proietti ha alzato le spalle e se n'e' andato. Parafrasando il monologo 'Er fattaccio der vicolo der Moro', il giorno del suo 80esimo compleanno, l'attore, doppiatore, direttore artistico si e' spento dopo essere stato colpito da gravi problemi cardiaci.

"Gigi fece na risata in faccia, arzo' le spalle e disse 'faccio come me pare'". E cosi' Gigi PROIETTI ha alzato le spalle e se n'e' andato. Parafrasando il monologo 'Er fattaccio der vicolo der Moro', il giorno del suo 80esimo compleanno, l'attore, doppiatore, direttore artistico si e' spento dopo essere stato colpito da gravi problemi cardiaci. Da giorni era ricoverato in una clinica romana, sulle sue condizioni la sua famiglia aveva mantenuto il massimo riserbo: solo in queste ore, alla vigilia del suo compleanno, era nato a Roma il 2 novembre 1940, si era cominciato a sapere qualcosa. È durante l'universita' che avviene il primo incontro tra PROIETTI e il teatro, che sboccia l'amore tra due figure destinate ad accompagnarsi, ad amarsi e farsi amare, per decenni. Lo fa mentre e' iscritto alla facolta' di Giurisprudenza, dove sostiene 16 esami (ma non si laureera' mai), grazie alla scelta de La Sapienza di recuperare il CUT, il Centro Teatrale Universitario. Il rapporto con il teatro, la sua straordinaria forza scenica, saranno un tratto distintivo della sua carriera: nel 2003, grazie a una sua idea nascera' il Silvano Toti Globe Theatre, all'interno dei giardini di Villa Borghese, realizzato dal Comune di Roma grazie ai finanziamenti della Fondazione Silvano Toti. La svolta arriva nel 1966, quando in un locale di Via Euclide Turba, in Prati, fa nascere un primo esempio di teatro d'avanguardia, il 'Centouno'. Tra le mille doti di Gigi PROIETTI, anche quella di avere una voce che ben si presta al doppiaggio. Sua sara' la voce di Rocky Balboa che per la prima volta urla il nome della sua amata Adriana, ma il primo attore a cui presta la sua voce e' Aldo Berti in 'Un angelo per Satana', del 1966. Sempre con la sua straordinaria voce, doppiera' anche, tra gli altri, Richard Burton in 'Chi ha paura di Virginia Wolf?', Dustin Hoffman in 'Lenny', Robert De Niro in 'Casino''.

Sono anni pieni, anni d'oro per lui. Gia' nel 1967, infatti, inizia a lavorare al cinema, recita in 'L'appuntamento' e 'La matriarca'. Ancora un altro doppiaggio importante nel 1968 lo fara' con Michel Piccoli in 'Diabolik'. Dal teatro, al cinema alla tv, rapporto che inizia nel 1968, quando comincia a lavorare in una serie di commedie e sceneggiati. Ma il primo amore non si scorda mai. Cosi' nel 1970 accetta l'improvvisa scelta di Garinei e Giovannini di sostituire Modugno e interpretare accanto a Renato Rascel la commedia musicale 'Alleluja brava gente' al teatro Sistina. Ma con una voce del genere, non poteva certo non tentare la vita del canto. Siamo infatti a inizio Anni 70, quando diventa Cavaradossi ne 'La Tosca' di Luigi Magni, dove recita con Monica Vitti, Aldo Fabrizi e Vittorio Gassmann. E qui canta, per la prima volta, 'Nun je da' retta Roma' di Trovaioli, praticamente una sigla dei suoi spettacoli futuri. Nella sua carriera diventa fondamentale l'anno 1976, quando lo storico collaboratore Roberto Lerici mette in scena lo spettacolo 'A me gli occhi', che poi diventera' 'A me gli occhi please', che debutta a L'Aquila, prima di arrivare al Teatro Tenda di piazza Mancini, a Roma, dove sarebbe dovuto rimanere per pochi giorni. Alla fine rimase per 3 anni di fila. Fu chiaramente un successo straordinario. "Signor presidente, e dove vuole che sia cominciato il pasticcio? A Tor di Valle, regolare! Presidente, no, dico, lei ce l'ha presente il mondo delle corse? Sarebbe a dire quella gran caciara de gente...". Comincia con questa sorta di monologo il film 'Febbre da cavallo', regia di Steno, che intrepretera' nel 1976. Nel film e' Fioretti Bruno, per tutti 'Mandrake', il giocatore di cavalli che le tenta tutte, perdendo, per trovare i soldi da giocare alle corse. 

Un film che in origine fu quasi snobbato, da critica e pubblico soprattutto, ma che divenne un cult movie, cosa che ha sorpreso anche lo stesso PROIETTI come da lui stesso ammesso recentemente. Giusto un anno dopo fa parte del cast del film 'Casotto' di Sergio Citti, con un cast incredibile, tra cui Paolo Stoppa, Ugo Tognazzi, Michele Placido e una giovanissima Jodie Foster. Artista fuori dal comune, unico in quanto a doti e capacita', non poteva non cercare di offrire anche ad altri la propria arte. E cosi' nel 1978 assume la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma, creando un suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori. Tra i suoi allievi spiccano artisti come Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmuller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Lagana', Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Incapace di stare con le mani in mano, di godersi un successo lungo e meritato, continua ogni volta a riproporsi in veste diversa, a rielaborarsi, a vestire nuovi panni. Come quando nel 1996 contribuisce alla nascita della figura de 'Il maresciallo Rocca', il carabiniere di Viterbo alle prese con una serie di casi da risolvere. Sara' un trionfo sui canali Rai. Piu' recentemente, nel 2017, sempre sui canali di Stato torna con una conduzione tv dopo 26 anni, l'ultima volta era stato con Club '92: questa volta lo fa con il programma 'Cavalli di battaglia', con cui ripropone i migliori 'sketch' del suo mostruoso repertorio. Tra cui quello del dramma 'Er fattaccio der vicolo der Moro'. Perche' se il 'mattatore' Gigi PROIETTI ci ha fatto a lungo sorridere, grazie a lui abbiamo anche riflettuto. E pianto, come oggi, costretti ad augurargli buon compleanno con le lacrime agli occhi. 

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