La curiosità
21 Dicembre 2025 - 10:57
Gli esperti ricordano che il solstizio segna l’avvio dell’inverno astronomico (diverso da quello meteorologico, iniziato già il 1° dicembre). È il giorno più corto dell’anno: poche ore di luce, ombre lunghe, albe pigre e tramonti precoci. Una cesura nel calendario naturale che, pur oscillando tra il 21 e il 22 dicembre, quest’anno si presenta con puntualità quasi cerimoniale: 21 dicembre, ore 16:03, ora italiana.
IL SOLE SI “FERMA”: PERCHÉ OGGI È DIVERSO DAGLI ALTRI GIORNI
Che cosa rende speciale un pomeriggio come quello di oggi, 21 dicembre 2025, alle 16:03? Perché gli antichi parlavano di un Sole che “si ferma”? La risposta sta nel solstizio d’inverno, dal latino solstitium (sol, “Sole”, e sistere, “fermarsi”), il momento in cui la nostra stella raggiunge la declinazione minima nel suo moto apparente lungo l’eclittica. Da qui l’impressione – poetica ma efficace – di una pausa: il punto più basso del suo arco giornaliero, l’istante in cui la luce tocca il suo minimo e, paradossalmente, ricomincia a crescere. Gli esperti ricordano che il solstizio segna l’avvio dell’inverno astronomico (diverso da quello meteorologico, iniziato già il 1° dicembre). È il giorno più corto dell’anno: poche ore di luce, ombre lunghe, albe pigre e tramonti precoci. Una cesura nel calendario naturale che, pur oscillando tra il 21 e il 22 dicembre, quest’anno si presenta con puntualità quasi cerimoniale: 21 dicembre, ore 16:03, ora italiana.
IL GIOCO DEI MINUTI: SANTA LUCIA, IL TRAMONTO ANTICIPATO E UN PARADOSSO APPARENTE
Perché allora nella tradizione popolare italiana il primato del “giorno più corto” è spesso attribuito al 13 dicembre, Santa Lucia? La risposta è un piccolo capolavoro di meccanica celeste. Intorno a quella data, complice l’eccentricità dell’orbita terrestre e la variazione dell’equazione del tempo, il Sole tramonta effettivamente qualche minuto prima rispetto al solstizio. È un’illusione statistica che si aggrappa a un singolo dato – il tramonto – e ignora l’altro capo della giornata: l’alba. Se, infatti, a Santa Lucia il tramonto arriva in anticipo, il Sole sorge anche prima rispetto al 21 o 22 dicembre. Risultato? La somma fa la differenza. È il solstizio a consegnarci il vero minimo di luce, il pacchetto complessivo più “leggero” di minuti diurni. Una lezione semplice: guardare il cielo richiede sempre un’addizione, non solo un colpo d’occhio.
CALENDARI IMPERFETTI: QUELLE SEI ORE CHE SPOSTANO TUTTO
C’è di più: la data del solstizio non è fissa. Un “errore” di circa sei ore tra l’anno astronomico e il nostro calendario civile spinge il momento preciso a scivolare tra il 21 e il 22 dicembre. Ogni quattro anni, per riallineare i conti, si introduce un giorno in più – il famoso anno bisestile – come una toppa sartoriale su un tessuto che non combacia alla perfezione. Un’aggiustatura che racconta quanto sia difficile intrappolare in cifre i tempi del cielo, e quanto il tempo umano, per funzionare, debba continuamente inseguire quello astronomico.
DAL MITO ALLA STORIA: DAL “RINASCERE DEL SOLE” AL 25 DICEMBRE
Che cosa si celebra davvero in questi giorni? Dal 21 al 25 dicembre, in quasi tutte le culture, il solstizio d’inverno è il confine simbolico tra tenebra e luce: il Sole “muore”, tocca il suo minimo e poi rinasce. Popoli e tradizioni hanno narrato questa soglia in modi diversi, spesso sorprendenti per somiglianza. Divinità solari, eroi luminosi, figure che portano il giorno nel cuore della notte. In questo solco si inserisce anche la scelta del 25 dicembre per la nascita di Gesù Cristo, “portatore di luce”: un richiamo che non cancella il dato astronomico, ma lo traduce in linguaggio religioso e culturale. In fondo, prima ancora dei calendari, sono le comunità a dare senso al passare delle stagioni.
CHE INVERNO CI ATTENDE: LA LUCE CRESCE, MA IL FREDDO RESTA
Dopo oggi, i minuti di luce torneranno lentamente ad aumentare. È una promessa astronomica, non una previsione meteo. L’inverno è solo all’inizio e gennaio resta tradizionalmente il mese più rigido: freddo, gelate, talvolta neve. L’illusione ottica di un Sole che indugia un po’ di più sull’orizzonte non coincide con un’accelerata termica. Anzi, proprio il bilancio energetico stagionale ci ricorda che i terreni e i mari hanno bisogno di tempo per accumulare calore: la fisica dell’atmosfera ha tempi lunghi, il tempo umano no.
LE PAROLE GIUSTE PER IL CIELO DI OGGI
Come raccontare il solstizio senza cadere nella retorica? Forse così: è una soglia. Un limite gentile che ci costringe a guardare meglio. Ci chiede di sommare, non di sottrarre; di coniugare il dato scientifico – 21 dicembre 2025, ore 16:03, declinazione minima – con il patrimonio culturale che portiamo addosso. Tra Santa Lucia del 13 dicembre e il Natale del 25, l’Italia si muove: acquista, canta, si organizza, si preoccupa, spera, si dà appuntamento. Il Sole, nel suo “fermarsi”, ci ricorda che la luce è una pazienza: un minuto in più domani, un altro dopodomani, fino all’equinozio di primavera.
## UN INVITO A GUARDARE IN SU
C’è un gesto discreto che vale più di molte parole: alzare lo sguardo al tramonto, oggi, e misurare con gli occhi quelle ombre lunghe che domani saranno appena più corte. La miglior bussola, a volte, è l’orologio del cielo.
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