Il caso
08 Gennaio 2022 - 13:14
Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei
“Le norme stabilite dal Protocollo tra la Cei e il governo consentono di fronteggiare l’attuale situazione pandemica. Senza necessità di introdurre il green pass anche a messa” , dice il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei (la Conferenza Episcopale Italiana, cioè il parlamento dei vescovi), Vincenzo Corrado
Il Draghi eroe della lotta al Covid, che non risparmia nessuno al fronte, non fa invece prigioniera la Chiesa, lasciando una discutibilissima zona d’ombra nell’estensione del green pass alle messe. Con tanto di recalcitrante posizione dei vescovi italiani all’ipotesi che si possa anche solo immaginare il certificato verde all’ingresso delle chiese.
“Le norme stabilite dal Protocollo tra la Cei e il governo consentono di fronteggiare l’attuale situazione pandemica. Senza necessità di introdurre il green pass anche a messa” , dice all’Adnkronos il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei (la Conferenza Episcopale Italiana, cioè il parlamento dei vescovi), Vincenzo Corrado, a proposito del dibattito sul green pass obbligatorio ormai in quasi tutti i luoghi tranne in chiesa. “Partirei da alcuni dati che possono aiutare nel ragionamento, tenendo sempre conto del rischio effettivo e quindi di possibili differenziazioni territoriali: in Italia ci sono circa 25mila parrocchie; le diocesi sono 227. Più che soffermarsi sui problemi e sulle difficoltà, conviene porre l’attenzione su un dato di fatto: il Protocollo del 7 maggio 2020 - osserva il portavoce della Cei - ha permesso ai fedeli di riconoscere le chiese come luogo di culto in cui fedeli e pastori possono ritrovarsi per le celebrazioni liturgiche con ordine, serenità, raccoglimento nella preghiera”.
“Quel testo, redatto e firmato dopo la prima fase acuta della pandemia, tiene unite almeno due esigenze: la tutela della salute e indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale, grande o piccola che sia. Anche le celebrazioni di questo Tempo di Natale si sono svolte in forma disciplinata, seguendo le indicazioni del Protocollo, ma anche gioiosa, come espressione di una fede che è dono e che si rinnova quotidianamente”, osserva. Il portavoce dei Vescovi sottolinea: “Nelle circa 25mila parrocchie, ad oggi, non sono stati registrati focolai e, qualora ci fossero stati, sarebbero comunque in un numero ridottissimo. E chiaro che ora si va verso una nuova fase. Il virus ha una crescente capacità di contagiare e di diffondersi rapidamente, per questo è importante il rispetto del Protocollo che prevede tutte le misure necessarie per far fronte alla situazione attuale: il distanziamento, l’accurata igienizzazione di luogo, oggetti e mani e, ancora di più, l’indossare la mascherina. Il Protocollo non specifica la tipologia, se chirurgica o Ffp2; certamente quest’ultima ha un elevato potere filtrante e può essere consigliata, come peraltro le autorità stanno ribadendo in questi giorni”.
BLOG
Inserisci un commento
Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia