L'allaerme dei medici

Pronto soccorso ed ospedali in tilt in molte regioni italiane

A lanciare l'allerta e' la Societa' italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), sottolineando come in queste ore nei Pronto soccorso (Ps) si stiano vivendo enormi difficolta' anche per la carenza di medici ed infermieri.

Il Corriere Redazione

24 Ottobre 2020 - 20:16

Pronto soccorso ed ospedali in tilt in molte regioni italiane

"Si sta creando una situazione "paradossale in cui i reparti non riescono a dimettere i pazienti positivi ma con lievi sintomi perche' molti non possono tornare al proprio domicilio, dove non hanno le condizioni per restare in isolamento", dice la Societa' italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), sottolineando come in queste ore nei Pronto soccorso (Ps) si stiano vivendo enormi difficolta' anche per la carenza di medici ed infermieri.

Pronto soccorso e reparti ospedalieri in tilt in molte Regioni italiane per l'affluenza record di pazienti Covid e per il gran numero di ricoveri nei reparti ordinari anche di malati con pochi sintomi e che, affermano i sanitari, potrebbero essere trattati al domicilio. A lanciare l'allerta e' la Societa' italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), sottolineando come in queste ore nei Pronto soccorso (Ps) si stiano vivendo enormi difficolta' anche per la carenza di medici ed infermieri. "La situazione nei Ps e' drammatica, con fortissime criticita' in tutte le Regioni. I Ps, in questi giorni, sono presi d'assalto da pazienti con sintomi da Covid-19 e ci sono file di ambulanze in attesa", afferma il presidente Simeu Salvatore Manca. I reparti Covid, racconta, "sono pieni ed i Ps stanno diventando un 'parcheggio' per questi pazienti anche per 3-5 giorni. Stiamo assistendo tutti ma mancano medici e infermieri. Non ce la facciamo piu' a reggere". La situazione e' "critica - racconta - pressoche' in tutte le Regioni - perche' sui Ps si stanno riversando migliaia di persone sintomatiche ma anche con sintomi molto lievi che, nella maggioranza dei casi, chiedono di poter effettuare un tampone rapido per la diagnosi. Ma c'e' anche un'emergenza per le fila di ambulanze per trasportare pazienti". La conseguenza e' che i Ps, rileva, "stanno diventando dei 'parcheggi' per i pazienti Covid, che vi rimango anche dai 3 ai 5 giorni in attesa che si liberi un posto nei reparti ordinari Covid, anch'essi ormai pieni". Il punto, chiarisce Manca, e' che si sta creando una situazione "paradossale in cui i reparti non riescono a dimettere i pazienti positivi ma con lievi sintomi perche' molti non possono tornare al proprio domicilio, dove non hanno le condizioni per restare in isolamento". Nei Ps, dunque, sottolinea, "viene fornita un'assistenza piena con ventilazione non invasiva attraverso i caschetti. Questo sta consentendo di non riempire le terapie intensive ma sta sovraccaricando incredibilmente i Pronto soccorso". Criticita', queste, che si stanno verificando al Sud, come in Sardegna e Campania, ma anche al Nord in Lombardia e Liguria, e nel Lazio. "Stiamo tornando ai numeri di marzo - afferma Manca - anche se le terapie intensive non sono ancora completamente piene". La ragione di questa situazione critica, chiarisce, sta nel fatto che "i servizi territoriali non riescono a rispondere alla domanda di assistenza e le unita' Usca per l'assistenza domiciliare sono pochissime: invece di una ogni 60mila abitanti, come indicato, in varie Regioni ne e' presente una ogni 180mila. In queste condizioni e' inevitabile che la gente si riversi sugli ospedali o sul 118". Altro "enorme" problema e' quello della carenza di personale: "Nei Ps si contano 3mila medici ed infermieri in meno rispetto all'organico che dovrebbe essere previsto. Stiamo sopperendo accettando di svolgere sovraccarichi di lavoro e turni no-stop. Un aiuto arriva dagli specializzandi degli ultimi anni impiegati per l'emergenza, ma questo succede nei grandi ospedali universitari e non nei piccoli, che sono quelli maggiormente in sofferenza". Quest'anno i posti di specializzazione in medicina d'urgenza sono raddoppiati passando a 857, sottolinea Manca, "ma ancora non bastano. Ora l'urgenza e' aumentare l'impiego degli specializzandi nei Ps, perche' sono ancora pochi quelli che accettano un contratto di questo tipo dato il lavoro usurante e la mancanza di incrementi retributivi legati alla condizione emergenziale". E proprio per affrontare tale carenza, il dipartimento Salute della Regione Puglia ha richiamato, su base volontaria, i medici pensionati e lunedi' prossimo verra' pubblicato un avviso per compilare una graduatoria da cui ogni Asl potra' attingere per far fronte all'emergenza Coronavirus. In base alle specialita' dei medici che decideranno di tornare in corsia ci sara' l'assegnazione dei posti negli ospedali e nei reparti. 

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