La mappatura sierologica

Coronavirus, dal 4 maggio test del sangue su un campione nazionale di 150mila persone

E' stata scelta l'azienda che fin dall'inizio della 'fase 2' effettuera' i test sierologici per stimare la percentuale di italiani colpiti dal virus, molti dei quali potrebbero - ma non e' scientificamente certo - anche aver sviluppato anticorpi.

Il Corriere Redazione

25 Aprile 2020 - 21:01

Coronavirus, dal 4 maggio test del sangue su un campione nazionale di 150mila persone

Partiranno il prossimo 4 maggio a livello nazionale, su un primo campione di 150mila persone, le analisi sul sangue per definire se una persona e' stata contagiata, anche inconsapevolmente. Governo ed esperti aggiungeranno cosi' un tassello importante nella strategia post-lockdown, che permettera' di capire il livello di diffusione del coronavirus nel Paese e pianificare le tempistiche sul ritorno graduale alle attivita'.

Presto una nuova e piu' realistica radiografia dell'Italia colpita dal Covid-19. E' stata scelta l'azienda che fin dall'inizio della 'fase 2' effettuera' i test sierologici per stimare la percentuale di italiani colpiti dal virus, molti dei quali potrebbero - ma non e' scientificamente certo - anche aver sviluppato anticorpi. Partiranno il prossimo 4 maggio a livello nazionale, su un primo campione di 150mila persone, le analisi sul sangue per definire se una persona e' stata contagiata, anche inconsapevolmente. Governo ed esperti aggiungeranno cosi' un tassello importante nella strategia post-lockdown, che permettera' di capire il livello di diffusione del coronavirus nel Paese e pianificare le tempistiche sul ritorno graduale alle attivita'. Ad offrire gratuitamente i kit sara' l'azienda vincitrice del bando, selezionata con quattro giorni di anticipo tra le 72 partecipanti alla gara indetta dal governo poco piu' di una settimana fa. Si tratta dunque della "migliore soluzione oggi esistente sul mercato", spiega il Commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. La sperimentazione partira' nei laboratori delle varie regioni e riguardera' campioni specifici di popolazione in base alle categorie Istat e Inail, tenendo in considerazione profilo lavorativo, genere e sei fasce di eta'. I primi riscontri si avranno gia' dalla prima settimana e in quelle successive e' prevista una possibile estensione della fornitura di kit, reagenti e consumabili dello stesso tipo, con altri 150mila test per un totale di 300mila. "Non ne esiste al mondo uno che da' il 100% del responso - aggiunge Arcuri - noi avevamo messo alla base della gara un risultato che fosse pari al 95%, per chi se lo e' aggiudicato e' superiore al 95% e confidiamo che sia un test assai importante". Percentuali che hanno avuto un ruolo determinante nella scelta dell'azienda selezionata per la sperimentazione, che sulla tipologia di test ha rispettato i criteri richiesti - tutti vicini al 100% - di 'specificita'', ovvero idoneita', 'sensibilita'', 'applicabilita'' su larga scala e 'rapidita'' di risposta. L'indagine sulla sieroprevalenza in alcuni territori del Nord, a cui sono stati sottoposti per primi diversi lavoratori tra il personale sanitario, era gia' partita autonomamente qualche giorno fa: in prima fila la Lombardia, che con il governatore Fontana aveva annunciato "una 'patente di immunita'' per le persone che hanno avuto questa malattia e che hanno un numero sufficiente di anticorpi da garantire la copertura". A frenare sull'anticipo dei tempi e' invece stato il Comitato tecnico-scientifico nazionale per l'emergenza, aspettando che si esaurisse definitivamente la spinta dei nuovi positivi, per capire meglio l'epidemiologia dei pazienti. Una situazione, quest'ultima, che si consolidera' ulteriormente proprio in vista dell'inizio di maggio. E i test su scala nazionale che partiranno tra una decina di giorni - almeno in questa primo step di sperimentazione - non puntano a fornire 'patenti di immunita''. Su questo buona parte della comunita' scientifica sembra essere d'accordo e in linea con l'Oms, secondo cui "servira' ancora tempo". L'Organizzazione Mondiale della Sanita' ha ricordato che non ci sono ancora prove scientifiche che le persone guarite dal Covid-19 abbiano anticorpi che proteggono da una seconda infezione, spiegando in un documento che "a questo punto della pandemia non ci sono abbastanza evidenze sull'efficacia dell'immunita' data dagli anticorpi per garantire l'accuratezza di un 'passaporto di immunita'' o un 'certificato di liberta' dal rischio'".

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