Il film alla Biennale
04 Settembre 2025 - 12:59
"Al centro di questo film c'è qualcosa di molto semplice e difficile da tollerare. Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e nessuno accorre. Quel dolore, quel fallimento, appartiene a tutti noi. Questa storia non riguarda solo Gaza. Parla di un dolore universale”.
"Dove creano una solitudine, la chiamano pace". Questa frase, attribuita a Calgaco e citata da Tacito, critica l'imperialismo romano che, per imporre il proprio potere, generava desolazione e violenza.
Come nel caso dell’Impero romano, anche nel conflitto israelo-palestinese le parole diventano armi politiche. Israele giustifica spesso le proprie azioni militari a Gaza come necessarie per la sicurezza nazionale o per mantenere la pace e l’ordine. Ma per molti osservatori, ciò che resta nei territori palestinesi non è “pace”, bensì rovine, morte, isolamento e disperazione.
Al Festival di Venezia, la voce di Gaza che chiede aiuto è quella di una bambina di sei anni e di un film che racconta la sua vicenda: “The Voice of Hind Rajab”, presentato in anteprima mondiale in concorso all'82ª Mostra del Cinema di Venezia.
Si tratta di un film intenso, emotivamente travolgente, che affronta un fatto ancora vivo e doloroso nella coscienza collettiva. Perché questo è, in fondo, il ruolo dell’arte: spingere alla riflessione, scuotere, colpire nel punto più sensibile. E la pellicola diretta dalla regista tunisina Kaouther Ben Hania — che ha utilizzato le registrazioni autentiche delle richieste di aiuto di Hind agli operatori della Mezzaluna Rossa palestinese (l’equivalente della Croce Rossa) — centra pienamente questo obiettivo.
Il film racconta ciò che è realmente accaduto il 29 gennaio 2024, quando i volontari della Mezzaluna Rossa hanno ricevuto una chiamata d’emergenza da parte di Hind Rajab, una bambina di cinque anni intrappolata a Gaza in un'auto con gli zii e i cuginetti, mentre tentavano di fuggire durante un attacco dell'esercito israeliano. Hind implorava al telefono di essere salvata: nascosta sotto un sedile, era l’unica sopravvissuta.
I volontari cercarono disperatamente di mantenere il contatto con lei e di farle arrivare un’ambulanza, ma ogni tentativo si rivelò vano.
“Le immagini violente sono ovunque: sui nostri schermi, sulle nostre timeline, nei nostri telefoni – ha spiegato la regista –. Quello che volevo era concentrarmi sull'invisibile: l'attesa, la paura, il suono insopportabile del silenzio quando gli aiuti non arrivano. A volte ciò che non vedi è più devastante di ciò che vedi. Al centro di questo film c'è qualcosa di molto semplice e difficile da tollerare. Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e nessuno accorre. Quel dolore, quel fallimento, appartiene a tutti noi. Questa storia non riguarda solo Gaza. Parla di un dolore universale”.
Presenti in sala alla proiezione — accolta con una standing ovation e 24 minuti di applausi — anche due dei produttori esecutivi del film, gli attori Joaquin Phoenix e Rooney Mara.The Voice of Hind Rajab, distribuito in Italia da I Wonder Pictures, si prepara a scuotere pubblico e critica ed in molti già lo annoverano tra i favoriti alla vittoria.
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