Il ricordo

L’ultimo round del reverendo George Foreman: «Il pugilato è come il jazz»

Lex delinquente divenuto filantropo e uomo di chiesa, dopo aver vinto l’oro alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968, si è spento a Houston il 21 marzo scorso

Leonardo Pisani

23 Marzo 2025 - 11:33

Dopo il tonfo di Kinshasa entrò in depressione, credeva di essere stato drogato, che l’incontro non l’aveva perso. Muhammad Alì era ricorrente nei suoi pensieri e nei suoi incubi. Due anni lontano dal ring poi il ritorno. Cruento, terribile una battaglia contro un altro picchiatore: Ron Lyle, un ex galeotto dal pugno micidiale e che non aveva mai avuto paura di niente, neanche della morte quando lo accoltellarono nell’ora di aria in prigione. Più che un incontro fu uno scontro da antichi gladiatori o da finzione cinematografica.

“Il pugilato è una specie di jazz. Più è bello, meno gente lo apprezza” George Edward Foreman (Marshall, 10 gennaio 1949 – Houston, 21 marzo 2025)

Iconico, ironico, a tratti istrione ma terribilmente simpatico con i suoi fan, come lo fu terribile contro i suoi avversari: quando salivano sul ring contro quel colosso texano, erano tutti terrorizzati, lo stesso Muhammad Alì lo temeva e sapeva bene della terrificante potenza di Big George. Il 21 marzo 2025 ci lascia l’ultima leggenda vivente dei pesi massimi degli anni d’oro; a Houston vi è stato l’ultimo round di George Foreman; l’ex delinquente divenuto filantropo e uomo di chiesa, dopo aver vinto l’oro alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 , il mondiale dei massimi WBA e WBC nel 1973 a Kingston distruggendo e letteralmente alzando dal suolo con i suoi montanti quel carro armato che fu Joe Frazier e aver combattuto l’incontro che fece conoscere lo Zaire al mondo, prima era il Congo Belga, poi da appena tre anni si chiamava Zaire per volere di Mobutu Sese Seko e durata dal 27 ottobre 1971 al 17 maggio 1997. Ora si chiama Repubblica Democratica del Congo. Un paese della profonda Africa, che nessuno conosceva, Mobutu Sese Seko dal cappello leopardato, capo padrone di un paese uscito dal colonialismo, volle dare una risvolta mediatica: il primo titolo mondiale dei pesi massimi in Africa con due discendenti africani e campioni olimpionici: il colosso George Foreman dal Texas e il più grande dei grandi Muhammad Alì, che perse il titolo perché non volle andare in Vietnam. Il campione della “razza nera” che poi ammise di avere un antenato italiano di Venezia: Bartolomeo Tagliaferro. Era il 30 ottobre 1974 e non fu un incontro, fu una battaglia epica, e tra quei tamburi che suonavano e tra i cori che cantavano “Ali Bomaye Alì Bomaye” tutto il pubblico era per il Labbro di Louisville, ma gli esperti credevano che Foreman avrebbe vinto- Non fu un incontro, fu una battaglia epica, e tra quei tamburi che suonavano e tra i cori che cantavano “Ali Bomaye Alì Bomaye” – Era il 1975, un mio amico, all’epoca lui un ragazzino Meda Mudimbi, futuro pugile, fece 40 chilometri per andare dal suo villaggio a Kinshasa, vide Alì e mi racconta:”parlava parlava sempre con tutti, ci parlava”. Riesce a scavalcare i muri dello stadio e a vedere l’apoteosi. Dopo oltre 40 anni mi confidò:« Forse se Alì avesse affrontato Foreman in qualunque altro posto avrebbe perso». Del resto quasi tutti credevano che fosse impossibile per l’antico Re dei Massimi spodestar il nuovo sovrano, un colosso che vinceva sempre, e per ko. Aveva distrutto Frazier a Kingston, lo aveva letteralmente sollevato con i suoi montanti, Smokin’ Joe stava più al tappeto e in aria che in piedi. Distrutto il mandingo Ken Norton, altro colosso. Già forse il giovane Foreman vinceva troppo facilmente, questo Alì lo sapeva… Fu il miracolo di Alì e quell’incontro divenne leggenda ma poi anche Foreman fece un miracolo e divenne anche lui una leggenda vivente, quando ormai diventato un reverendo a Houston, aveva necessità di trovare dollari per salvare il suo centro di assistenza a giovani problematici che porta il suo nome, il "George Foreman Youth Center". Ripropongo un mio vecchio articolo

IL MIRACOLO DEL REVERENDO FOREMAN
Venti anni dopo, quasi alla Dumas dopo il tonfo di Kinshasa entrò in depressione, credeva di essere stato drogato, che l’incontro non l’aveva perso. Muhammad Alì era ricorrente nei suoi pensieri e nei suoi incubi. Due anni lontano dal ring poi il ritorno. Cruento, terribile una battaglia contro un altro picchiatore: Ron Lyle, un ex galeotto dal pugno micidiale e che non aveva mai avuto paura di niente, neanche della morte quando lo accoltellarono nell’ora di aria in prigione. Più che un incontro fu uno scontro da antichi gladiatori o da finzione cinematografica. Primo round il gigante Foreman barcolla, secondo e terzo di distruggono a vicenda. Quarto round, Lyle manda al tappeto Foreman, che si rialza e viene aggredito da furiose scariche, Sembra la fine del match ma Foreman centrò Lyle con un diretto destro mandandolo a terra. Lyle riesce rimettersi in piedi e a trovare le forze per un'altra serie di colpi violentissimi mandano Foreman al tappeto per la seconda volta. Il gigante texano a stento si alza, finisce il round e poi alla quinta ripresa una battaglia totale all’ultimo sangue finché Big Gorge mette ko il terribile Lyle. Ma Foreman non è più lo stesso, certo rimette ko Joe Frazier, poi alcuni comprimari come Ledoux e arriva la fine della carriera: il 17 marzo 1977 affronta il velocissimo tecnico Jimmy Young dal pugno non pesante, Foreman va anche al tappeto al 12 round e perde ai punti. Fine carriera pugilistica e inizia la carriera da uomo di fede dopo una esperienza di premorte, ordinato ministro di culto di una chiesa di Houston, in Texas, e apre un centro di assistenza a giovani problematici che porta il suo nome, il "George Foreman Youth Center". Per i successivi dieci anni si dedicò solo alla sua numerosa famiglia, ai suoi parrocchiani, allo studio del Vangelo e alla predicazione. Poi mancano i soldi per il centro di assistenza e il vecchio George nell’incredulità di tutti ritorna sul ring. La potenza c’è ancora, ma lui ormai è senza capelli e non è il muscoloso colosso di una volta. Inizia con avversari modesti, poi sempre più validi tra cui il nostro campione italiano Guido Trane che lo affronta con coraggio, prima di essere battuto alla quinta. Batte pugili sempre più validi e riesce a combattere nel contro Evander Holyfield per il mondiale WBA, WBC, IBF: perde ai punti, nel 1993 per il mondiale WBO contro l’emergente Tommy Morrison e perde ai punti con onore, ma arriva il miracolo: 5 novembre 1994 sul ring del Grand Garden Arena, Las Vegas per il titolo WBA e IBF dei massimi affronta l’imbattuto Michael Moorer di 27 anni che lo domina per tutto l’incontro ma al 10 round il destro divino del reverendo Foreman lo mette ko. Big George ha 45 anni e diventa il più anziano pugile a vincere il mondiale dei massimi a venti anni da Kinshasa. Il reverendo Foreman disputò il suo ultimo incontro il 22 novembre 1997 ad Atlantic City all'età di 48 anni e 10 mesi, in un match non valido per nessun titolo contro Shannon Briggs. Un colosso di 193 cm e 119 kg, dal pugno alla dinamite. In carriera 53 ko su sessanta vittorie e detiene il record mondiale per vittorie per ko alla prima ripresa: ben 37. Big George fu sconfitto ai punti per decisione non unanime: i giudici Larry Layton 117-113 | Calvin Claxton 116-112 per Briggs mentre Steve Weisfeld diede un pari con 114-114. Ci furono proteste sia del pubblico che degli esperti, perché avevano visto la vittoria dell’anziano campione. Foreman prese una borsa di 5 milioni di dollari, si ritirò e iniziò una da imprenditore, promuovendo un utensile da cucina: the George Foreman Grill. Inventato da Michael Boehm e Robert Johnson,. La griglia ha venduto oltre 100 milioni di unità in tutto il mondo dal 1995. Secondo l'accordo originale, Foreman aveva diritto a circa il 40% degli utili delle griglie. Al culmine del suo successo, ha ricevuto 4,5 milioni di dollari al mese in pagamenti. Nel 1999, Salton Inc., il produttore del grill, ha acquistato i diritti per usare il suo nome e vendere abilità in perpetuo per 127,5 milioni di dolari in contanti e $ 10 milioni in stock. Alcune curiosità: si parlò di un incontro contro Mike Tyson al quale l’esperto giornalista Dario Torromeo ha dedicato un libro: “Il Match Fantasma” . Sarebbe stato un incontro tra il più giovane pugile ad aver vinto il titolo dei massimi e quello più anziano, oltre che due miti viventi della boxe. Tutti e cinque i figli di Foreman sono chiamati George: George Jr., George III, George IV, George V e George VI. I suoi quattro figli minori si distinguono l'un l'altro dai soprannomi Monk, Big Wheel, Red e Little Joey. George Foreman III è anche un pugile professionista. Quando il conduttore televisivo Mickey Burns gli chiese il motivo, Big George rispose: Beh, ho preso colpi da Muhammad Ali, Joe Frazier, Ken Norton, Evander Holyfield, fatti colpire da loro e poi vedi quanti nomi riesci ancora a ricordare”.

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